Vedi CONIMBRIGA dell'anno: 1959 - 1994
CONIMBRIGA (anche Conimbrica)
Antica città del Portogallo corrispondente all'odierna Condeixa-a-Velha, frazione del Comune di Condeixa-a-Nova, nella provincia della Beira Litoral, distretto di Coimbra, a 15 km a S di questa città.
A C. si riferisce Plinio (Nat. hist., iv, 13) nell'enumerare le città della Lusitania, a cominciare dal Durius. Egli la menziona come oppidum, dopo Aeminium, che corrisponde a Coimbra. Nell'Itinerarium di Antonino è nuovamente menzionata C., come stazione di viaggio tra Sellium (Tomar ?) e Aeminium, sulla via da Olisipo a Bracara Augusta. I Romani non furono i fondatori di questo oppidum, posto in una piattaforma naturalmente difesa da due fondi valle, poiché ivi si sono ritrovati documenti archeologici che risalgono, per lo meno, all'Età del Bronzo. Nell'epoca imperiale la città toccò il suo massimo sviluppò e splendore, e fu probabilmente uno dei più importanti focolai della romanizzazione a N del Tejo. L'occupazione del luogo e la sottomissione della popolazione indigena ivi esistente devono datare dalla seconda metà del II sec. a. C., cioè dalle campagne di pacificazione della Lusitania da parte di Decimo Giunio Bruto (Bruto Callaico). Si sa che la città fu attaccata, presa e parzialmente distrutta dagli Svevi, nel 468, ma la vita continuò, come è provato da varî documenti archeologici posteriori. Con il trasferirsi della sede episcopale, alcuni secoli più tardi, ad Aeminium (l'attuale Coimbra), si verificò anche lo spostamento del nome della città. C. attirò, a partire dal sec. XVI, l'attenzione degli studiosi, ma solo alla fine del secolo scorso si fecero le prime ricerche, e solo a partire dal 1929 si possono considerare veramente iniziati gli scavi sistematici. I lavori proseguirono con alcune interruzioni, ma negli ultimi anni fu data particolare attenzione ai problemi di rafforzamento delle rovine scoperte, e specialmente della magnifica serie di mosaici.
C. è una delle rare città romane che conservano ancora tutta la cinta di mura, con una disposizione quasi triangolare, che abbraccia una superficie di quasi nove ettari. Il tratto N-S (la base del triangolo) deve datare alla seconda metà del III sec. d. C. e taglia la città in due parti per necessità difensive. In relazione alla superficie totale, appena una minima parte è stata scavata, sia nella zona entro le mura, sia in quella fuori le mura, i cui limiti non sono stati ancora ben definiti. Nella zona fuori le mura, si possono vedere i resti dell'acquedotto, la prima linea difensiva, la strada di accesso alla città, che entra in questa per una porta volta a E, le rovine di una imponente domus, con un grande peristilio centrale, con un impluvium e fontana, e con una serie di numerosi vani pavimentati a mosaico, a decorazione geometrica e figurata. A S della strada è un edificio alquanto complesso, in cui si sono trovate due vasche lavorate e un'altra magnifica serie di mosaici. Dentro le mura, si possono distinguere due nuclei: uno chiamato "palacio das termas" (a S); e un gruppo di rovine vicino alla parte terminale dell'acquedotto, composto di piccole tabernae e costruzioni di tipo utilitario, legate certamente alla vita commerciale e industriale. È già parzialmente sgombrata la rete delle fognature, che in qualche punto tocca i 7 m di profondità. Se C. offre svariatissimi motivi di interesse, si può dire che il principale sia costituito dal suo insieme di mosaici (che generalmente potremmo datare al III sec.) già sistemato o in via di sistemazione sul luogo di ritrovamento. I monumenti trovati a C. si trovano, nella grande maggioranza, nel Museo Machado de Castro, a Coimbra.
Bibl.: V. Correia, C. Noticia do oppidum e das escavações nele realizadas, Coimbra 1935 (varie edizioni successive); id., Las más recientes excavaciones romanas de interés en Portugal. La ciudad de C., in Archivo Español de Arqueología, 1941, p. 257 ss.; Boletim da Direçção Geral dos Edificios e Monumentos Nacionais, 52-53, Lisbona 1948 (interamente dedicato alle rovine di C.); J. M. Bairrão Oleiro, C. e alguns dos seus problemas, in Humanitas, IV, 1952 (con bibliografia aggiornata).