CONIGLIO (dal lat. cuniculus; lat. scient. Oryctolagus Lilljeborg 1873; fr. lapin; sp. conejo; ted. Kaninchen; ingl. rabbit)
Genere della famiglia delle Lepri. Confrontato col genere Lepre, il Coniglio appare più piccolo, raggiungendo in media appena 40 cm. di testa e tronco, e al massimo 5 cm. di coda. Gli arti, particolarmente i posteriori e il piede, sono più brevi; gli orecchi più corti, e gli occhi meno grandi. La colorazione è data da una brizzolatura più o meno fitta di nero e giallo, ora grigiastro, ora rosso-brunastro; le parti inferiori e la superficie ventrale della coda sono bianche o chiare; la nuca, la gola, l'inguine più o meno giallastri ruggine; non vi è una distinta macchia nera apicale sull'orecchio. Il processo postorbitale è sottile e non distintamente triangolare; le aperture nasali posteriori, o coane, sono strette. L'ulna è robusta quasi quanto il radio e gli è situata accanto anziché dietro. La carne è bianca. Il coniglio partorisce da 2 a 12 piccoli, ciechi e praticamente nudi, che abbandonano il nido all'età dì 3 settimane circa; tra 5 e 8 mesi sono atti alla riproduzione; a un anno finiscono di crescere. La gravidanza dura 30 giorni; i parti possono succedersi di 40 in 40 giorni con un totale di 4 a 8 parti all'anno, a seconda dell'età e del clima. Il coniglio è dotato di olfatto finissimo, udito ottimo, vista buona, grande capacità d'attenzione e vivacità di reazione a stimoli esterni. Generalmente parlando, esso è un abitatore gregario-coloniale, con abitudini serotine, del bosco con cespugli, su terreno accidentato, leggiero e asciutto, favorevole alle sue abitudini scavatrici di tane e cunicoli con parecchie uscite. Ma si adatta a vivere anche in terreni pesanti rocciosi, completamente aperti e perfino paludosi, ove sostituisce man mano l'esercizio dello scavamento con quello di modesti arrampicamenti, dell'appiattamento sul suolo, del nuoto. Per avvertimento o sorpresa batte ripetutamente con violenza i piedi posteriori a terra; per esprimere la gioia spicca un piccolo salto a quattro piedi pari, facendo una giravolta ad angolo retto per aria; per terrore o dolore mortale fischia acutamente. La femmina prepara un caldo nido per la prole col pelo strappato dal proprio ventre, e la nasconde in cunicoli, tappati all'esterno e dissimulati con le proprie feci. Anche il padre si occupa dell'educazione dei piccoli, che consiste nell'insegnar loro a trovare rapidissimamente un buon nascondiglio al menomo allarme. Il coniglio può essere dannoso per lo scortecciamento di alberi grossi, il denudamento delle radici, il taglio di pianticine, il dissotterramento di semi, il saccheggiamento dei campi di messi e legumi, la devastazione dei prati. Di fronte a questi danni fornisce una carne ottima e una pelliccia industrialmente utilissima. È cacciato quasi dovunque senza tregua, col fucile, in battute, di notte con i proiettori; nella tana col furetto e con appositi bassotti nani, con le trappole d'ogni genere, coi bocconi avvelenati più svariati, con gas pesanti asfissianti, con scariche elettriche. Suoi nemici naturali sono i cani e gatti selvatici e domestici, le mustele e le viverre, i grossi uccelli rapaci diurni e notturni, i corvi e le cornacchie. Suoi nemici interni sono parecchi vermi parassiti quali Oxyuris, Trichocephalus, Strongylus, tenie, cisticerchi e, fra i protozoi, il Coccidium che gli cagiona la nota malattia del fegato o coccidiosi. Freddo intenso e umidità eccessiva ne distruggono le cove invernali.
Il coniglio comune (Oryctolagus cuniculus L.) è indigeno dell'Africa settentrionale, Europa meridionale e centrale-meridionale; in Italia in Val d'Aosta, nelle isole dell'Arcipelago Toscano, in Sardegna e Sicilia. Se ne sono distinte parecchie forme locali, sia continentali sia insulari. Fu introdotto in numerose contrade calde o temperate e anche fredde dei due emisferi: quasi ovunque ha prosperato dimostrando un'adattabilità vastissima e una tale potenza di diffusione da divenire talvolta una vera calamità, come p. es. in Australia, ove fu introdotto nel Vittoria nel 1859, e dove non si riesce a diminuirne il numero, malgrado tutti i mezzi di distruzione e la fornitura media di 20 milioni di pelli l'anno al mercato mondiale. È il progenitore del coniglio domestico. L'incrocio fra coniglio selvatico e lepre è, in prigionia, estremamente difficile; in libertà si è verificato documentatamente una sola volta presso Amburgo (1912).
Una specie di vero coniglio (Oryctolagus Kreyenbergi Honigman), apparentemente indigeno, vive nella Cina meridionale. Conigli indigeni selvatici che appartengono a generi diversi dal comune sono i seguenti:
Nell'Africa del S. e dell'E. fino alla Colonia del Kenia, il Pronolago o Coniglio dalla coda grossa (Pronolagus Thomas e Schwann, 1905) abita località rocciose; ha 12 specie e sottospecie, forse non tutte certe.
In Asia: il Caprolago (Caprolagus Blyth 1843), che ha piedi piuttosto corti, orecchi brevi, pelo ispido; con due specie: C. hispidus Pearson, nell'Assam, Bengala, Nepal; e C. Furnessi Stone, nell'isola Giapponese Okinawa. Il Nesolago (Nesolagus Netscheri Schlegel) con orecchi brevissimi, rara specie dei monti Padang, Sumatra sud-ovest.
In America: il Silvilago (Silvilagus Gray 1867; ingl. Cottontail), suddivisibile in quattro sottogeneri, diffuso in 97 specie e sottospecie (1928), dal Canada al Paraguay. È ampiamente variabile per forma e abitudini: alcune specie dell'America Settentrionale meridionale (S. aquaticus Bachman e S. palustris Bachman) conducono vita addirittura anfibia. Il Brachilago (Brachylagus idahoensis Merriam) piccolo con orecchi brevi, coda rudimentale, cranio corto e largo, dell'Idaho meridionale, Oregon sud-est, California nord-est, Nevada centrale e settentrionale. Il Romerolago (Romerolagus Nelsoni Merriam), con orecchi e piedi come nei conigli europei, ma senza coda esterna e con clavicola completa nello scheletro. Vive sul vulcano messicano Popokatepetl. O.D.B.
Il coniglio domestico. - Caratteristiche anatomiche e fisiologiche. - Dal punto di vista anatomico e fisiologico il coniglio presenta alcune caratteristiche degne di rilievo. La dentatura dell'adulto consta di 28 denti, di cui 6 incisivi e 22 molari. Gl'incisivi si trovano in numero di 4 nella mascella superiore e 2 nella mascella inferiore; i molari si trovano in numero di 12 (6+ 6) superiormente e di 10 (5+ 5) inferiormente. La dentatura da latte consta di 16 denti di cui 6 incisivi, disposti come nell'adulto, e 10 molari, 6 superiori (3 + 3) e 4 inferiori (2 + 2). Di questi denti soltanto il paio centrale superiore e il paio inferiore sono definitivi; gli altri vengono poi sostituiti dai denti d'adulto, a partire dal 18° giorno di vita.
Nel tubo digerente - costituito dalla bocca, faringe, esofago, stomaco semplice, intestino tenue e intestino crasso - la particolarità più importante è data dal notevole sviluppo dell'intestino cieco. Il fegato è provvisto di cistifellea.
L'apparato genitale presenta alcune particolarità che lo differenziano da quello degli altri Mammiferi domestici: nel maschio le cavità scrotali rimangono in comunicazione con la cavità addominale mediante un'apertura abbastanza larga, attraverso la quale i testicoli possono risalire, il che rende spesso pericolosa la castrazione dei conigli; nella femmina l'utero è diviso longitudinalmente da un sepimento in due metà, in ciascuna delle quali sbocca l'ovidotto proveniente dalla rispettiva ovaia. A causa di questa particolarità anatomica, che non si riscontra negli altri Mammiferi domestici, può avvenire che in seguito a un primo accoppiamento possano rimanere fecondati soltanto gli ovuli di un'ovaia e che un eventuale accoppiamento a distanza dal primo, possa essere seguito dalla fecondazione degli ovuli dell'altra ovaia con la curiosa conseguenza di un duplice parto a distanza di qualche giorno. I calori si manifestano nelle coniglie a distanza di quattro, talora due o tre settimane, e durano circa tre giorni. Di solito sono accompagnati dall'irrequietezza dell'animale, ma il sintomo più sicuro è dato dal gonfiore e rossore della mucosa vaginale. Il sistema mammario è costituito da 8-10 mammelle provviste ognuna di un piccolo capezzolo attraversato da cinque canali galattofori. Il latte di coniglia è ricchissimo di proteina (15,54%), di grasso (10,45%) e di sostanze minerali (2,56%), mentre è povero di lattosio (1,95%).
La temperatura fisiologica rettale del coniglio oscilla fra 38°,5 e 39.7° C. Il corpo è rivestito da un pelame in cui si distinguono tre qualità di peli: la lanugine o sottopelo, che forma la parte più fine e fitta del pelame; i peli più lunghi e grossi (giarra) frammisti al sottopelo; infine i peli tattili che sono localizzati al labbro superiore e inferiore. Come gli altri Mammiferi, anche il coniglio presenta il fenomeno della rinnovazione del pelo, che normalmente avviene in primavera e in autunno. Il pelame invernale, naturalmente, è più fitto di quello estivo e difatti il peso della pelle di coniglio, riferito al peso totale dell'animale, è di circa il 13,5% nell'inverno e di circa l'11, 11,1% nell'estate.
Utilità e caratteristiche del coniglio. - Il coniglio disimpegna due funzioni economiche di notevole importanza: la produzione della carne, e la produzione del pelo e delle pellicce. L'entità e la qualità di queste produzioni possono essere molto diverse nelle singole razze. I metodi zootecnici hanno portato, anche in questa specie animale, all'esaltazione di una o dell'altra o di entrambe le funzioni economiche, creando così razze specializzate per la pelliccia, e razze da carne e pelliccia contemporaneamente.
Come animale da carne il coniglio offre il vantaggio d'una grande rapidità di moltiplicazione e di forte potenza di digestione e di assimilazione, che gli consente di trarre profitto, oltre che dai comuni foraggi e mangimi, da una grande quantità di residui e sottoprodotti. La carne è bianca, gradevole e facilmente digeribile. Per il suo valore nutritivo non è inferiore a quella fornita dagli altri animali domestici da carne, come risulta da questi dati:
Come produttore di pelo e di pelliccia il coniglio va acquistando importanza sempre maggiore in relazione sia al perfezionamento e alla creazione di razze particolarmente adatte a questo scopo, sia ai progressi della tecnica della lavorazione delle pellicce. Il più importante mercato europeo di pellicce di coniglio è quello di Lipsia sul quale le pellicce sono classificate in sette categorie con quotazioni molto variabili da categoria a categoria.
Principali razze di conigli domestici. - Numerose sono le razze, sottorazze e varietà di conigli oggi allevate. Una classificazione comunemente adottata è quella che le raggruppa in: razze da carne e da pelliccia, razze prevalentemente da carne, razze prevalentemente da pelliccia, razze cosiddette sportive.
L'insieme delle caratteristiche morfologiche e fisiologiche che definiscono la razza costituisce quello che in zootecnia si suole chiamare standard della razza o caratteri di standard. L'elaborazione e divisione degli standards viene fatta di solito dalle associazioni degli allevatori delle singole razze.
Nella categoria delle razze da carne e da pelliccia rientra il coniglio comune che si trova in tutte le campagne e borgate d'Italia, e rappresenta forse il 90% della popolazione cuniculina italiana. Piuttosto che di una razza ben definita, si tratta di una popolazione di individui aventi un'origine comune, ma che poi ha subito numerosi inquinamenti. Si ritiene che questo coniglio altro non sia se non la forma domestica del coniglio selvatico o di garenna. Presenta una grande varietà di mantelli; il grigio in tutte le sue gradazioni è prevalente, ma si hanno anche il nero, il fulvo, il blu, il bianco, il pezzato, ecc. Ha una statura media e raggiunge il peso di kg. 2,5-3; è abbastanza prolifico e le femmine in generale allevano bene i loro piccoli. Ha il pregio di una grande rusticità e frugalità, che gli consentono di prosperare anche in ambienti che spesso sono la negazione dell'igiene. La sua carne è buona specialmente se si ha cura, durante l'ingrassamento, di sottoporlo a un regime alimentare conveniente. La pelliccia ha un valore limitato. Può essere molto migliorato con la selezione. Esso si presta anche ad essere incrociato con razze più precoci per la produzione di meticci da carne: per es., la razza Gigante di Fiandra, o la razza Normanna.
Fra le razze prevalentemente da carne le più importanti sono: il Gigante di Fiandra, il Gigante Normanno, il Belga o Brabantino, i Papillons, ecc. Il coniglio Gigante di Fiandra è caratteristico anzitutto per le sue notevoli proporzioni e per il suo peso, che tocca e può superare i 6-7 kg. Il suo corpo è lungo, largo, massiccio; la lunghezza, misurata dalla punta delle orecchie all'estremità della coda, oscilla da cm. 90 a cm. 110. La testa è grossa, con occhi grandi, espressivi, scuri, con orecchie diritte, portate in avanti, aperte a V. Il garrese e il dorso sono larghi, la groppa ampia e rotonda, le zampe robuste, la coda lunga ben ripiegata sulla groppa. Il pelo è corto e liscio, di color lepre, oppure grigio con ventre biancastro. Le femmine sono prolifiche e buone madri. La carne fornita è abbondante, ma qualitativamente non fra le migliori. Un difetto della razza sta nella costituzione linfatica e quindi nella deficienza della rusticità. È raccomandabile come razza incrociante per ottenere aumento di mole e di precocità dei meticci.
Il coniglio Gigante di Normandia o Normanno è di media mole, rustico e nello stesso tempo precoce e prolifico. Non raggiunge grandi pesi ma sviluppa rapidamente, sicché a quattro mesi può essere macellato. Ecco i caratteri di standard: tronco relativamente corto e raccolto, con ossatura fine; temperamento piuttosto vivace e nervoso; testa corta, larga, con profilo leggermente montonino; occhi grandi e vivaci, brunoscuri; orecchie diritte, di media lunghezza (10-12 cm.), non troppo larghe; zampe corte e solide; coda larga e robusta, bene ripiegata sul corpo; pelo corto, fine e brillante, di colore grigio lepre, talvolta un po' rossastro, con ventre grigio biancastro; peso vivo di kg. 3 a 4,5.
Il coniglio Belga o Brabantino è di media mole, con forme che ricordano il Gigante di Fiandra, ma meno pesante di questo. Caratteri di standard: testa grande e forte; occhi grandi con iride nera o bruna scura; orecchie grandi a V, portate semiorizzontali; collo allungato, spalle forti e robuste, dorso lungo e arrotondato, zampe lunghe e robuste; coda relativamente fine; mantello formato di peli abbastanza lunghi, sericei, lustri, di colore nero brillante, fulvo con grigio ferro. Peso vivo di kg. 3,5 a 4,5. È robusto e prolifico, produttore di carne fine e abbondante.
Il coniglio Papillon francese ha i seguenti caratteri standard: statura superiore alla media; corpo lungo; ossatura relativamente leggiera; testa di grandezza media; occhi grandi di colore nero o bruno scuro; orecchie larghe, spesse, portate diritte; zampe posteriori molto grandi, simili a quelle della lepre; pelo brillante, lustro e sericeo, colore bianco e nero, o bianco e grigio secondo le varietà; peso vivo di circa 4 kg. È una razza rustica, prolifica, alquanto precoce. La sua carne è fine, delicata e saporosa.
Fra le razze prevalentemente da pelliccia e da pelo un gruppo importante è quello dei conigli bianchi. Le pellicce bianche sono adatte all'industria della pellicceria in quanto possono assumere le tinte più svariate. Il valore commerciale varia però moltissimo in relazione alle qualità del pelo (foltezza, lustro, uniformità, gradazione della tinta, ecc.). Vi sono diverse razze di conigli bianchi, ma non sempre la loro identificazione è facile anche perché in parecchi casi si tratta piuttosto di sottorazze o varietà. Ad ogni modo si riconoscono, in generale, le seguenti: coniglio bianco comune ad occhio rosa, la cui pelliccia è molto apprezzata nell'industria e che fornisce anche buona carne; coniglio bianco di Vienna ad occhio blu, derivato dal Blu di Vienna, la cui pelliccia, un po' inferiore a quella del precedente, si presta per imitazioni della lontra; coniglio bianco polacco, piccolissimo (peso massimo kg. 1,750), ma con una pelliccia molto apprezzata che si presta bene per l'imitazione dell'ermellino, produttore di carne finissima; coniglio russo, di mole superiore al precedente (kg. 2-2,5), con una pelliccia d'un bianco puro, lustra, a pelo fine e sericeo, pure indicata per fare belle imitazioni di ermellino, produttore di carne bianca e fine; coniglio rosa grande russo con caratteri analoghi al precedente, ma di mole alquanto superiore (peso vivo kg. 4-4,5); coniglio bianco Bouscat d'origine relativamente recente (1910), uno dei più grossi conigli bianchi, con una pelliccia di tinta bianco-argento apprezzata anche per la sua grandezza, produttore di molta e buona carne; coniglio bianco di Vandea, rustico, prolifico, con pelliccia adatta per l'imitazione della volpe e dell'ermellino e produttore di carne fine.
Una razza da pelliccia che ha incontrato molto favore (specialmente in Francia, in Inghilterra e in America) è quella del coniglio Chinchilla, che deve il suo successo al fatto che possiede un pelo che ricorda molto quello dell'omonimo ratto da pelliccia dell'Argentina, del Perù e del Chile (Opossum) È una razza di creazione abbastanza recente (1913), ma si è rapidamente diffusa. La pelliccia risulta di peli serrati, diritti, lunghi 2-3 cm., grigio-scuri alla base e nero-bianchi alla sommità.
Un altro gruppo di razze prevalentemente da pelliccia è quello dei conigli blu. Le pelli blu si possono adoperare tal quali in pellicceria, e se sono di colore uniforme si prestano bene anche alla tintura. Ecco le principali razze del gruppo: coniglio blu di Beveren, di grande mole a pelliccia azzurro-ardesia, apprezzata nell'industria, produttore di carne di mediocre qualità; coniglio blu di Vienna, con parecchi caratteri di somiglianza col precedente, ma con pelliccia meno apprezzata e produttore, invece, di carne più fine; coniglio di S. Nicola, di forme simili a quelle del Gigante di Fiandra, e con pelliccia azzurro-chiara uniforme molto apprezzata.
Una delle razze da pelliccia più antiche e conosciuta è quella del coniglio argentato di Champagne. Un tempo era il prototipo delle razze da pelliccia; oggi, pur essendo ancora molto apprezzato e diffuso trova concorrenti in parecchie delle razze più recenti. I suoi caratteri di standard sono i seguenti: forme eleganti e svelte con ossatura fine, testa un po' allungata; occhi bruno-neri, grandi e vivaci; orecchie di media lunghezza, larghe e spesse, inserite l'una vicina all'altra, portate diritte collo robusto e piuttosto corto; groppa ampia e ben arrotondata; zampe robuste, di media grandezza, del colore dell'argento vecchio, e con giarra uniforme su tutto il corpo; peso vivo da 4 a 5 kg. È abbastanza rustico e prolifico, la sua pelliccia di tinta grigio-perla chiaro, è molto apprezzata. È anche buon produttore di carne, che è fine e delicata.
Una razza di origine recente (1924) e di grande interesse è quella del coniglio Castorrex. Nel 1919 l'allevatore francese Caillon notò, in una nidiata di coniglioli di razza comune, un soggetto che conservò a lungo la pelle glabra e poi si ricopri di peli fini, corti, fitti, uniformi, con assenza dei peli grossolani e lunghi (giarra). Fu questo il punto di partenza della nuova razza, che venne denominata Castorrex a causa della grande rassomiglianza della sua pelliccia a quella del castoro. I caratteri di standard della nuova razza sono stati cosi definiti: corpo lungo e slanciato; testa fine, piuttosto allungata; orecchie lunghe, sproporzionate rispetto alla statura dell'animale, ricoperte d'una peluria bruna e orlate di nero in punta; occhi bruni; zampe anteriori corte, zampe posteriori lunghissime, robuste e diritte con unghie di color bruno; coda ripiegata sulla groppa e lateralmente; assenza completa nel mantello della cosiddetta giarra, mentre i peli sono uniformemente corti, fitti, uniformi e assai fini, sì da dare al tatto la sensazione d'un velluto morbido e delicatissimo; questi peli sono d'un bel colore azzurrognolo alla base e uniformemente bruni all'apice. Il peso vivo del Castorrex oscilla tra i 3,5-4,5 kg.
Una razza da pelo e pelliccia è quella del coniglio d'Angora (v. angora). Il suo pelo è adoperato per produrre speciali tessuti, mescolato alla lana o ad altre sostanze tessili; esso fa assumere ai tessuti un aspetto e una morbidezza caratteristici. Ecco lo standard della razza: aspetto d'un enorme batuffolo di pelo bianco, lungo e morbido; testa di media grandezza; orecchie diritte, corte, portate a V con la faccia superiore di pelo bianco, lungo e morbido e con la faccia inferiore liscia e rosea; occhio robusto ma nascosto dal pelo lungo; zampe lunghe, ben coperte di peli; coda larga e ben guarnita; pelo lungo il più possibile, sericeo, fine, abbondante, soffice, d'un colore bianco immacolato; peso vivo di circa kg. 4. I buoni soggetti di questa razza possono dare da 125 a 150 gr. di questo pelo ogni tre mesi, cioè circa gr. 500-600 all'anno. Anche le pellicce sono ricercate dall'industria; la carne è di qualità discreta.
Accanto al coniglio d'Angora tipico dal mantello bianco, esistono varietà a tinte colorate, come la varietà nera, quella color lepre, la grigia, la azzurra, la avana, ecc.; tutte di scarsa importanza.
La categoria delle cosiddette razze sportive è molto numerosa, e va continuamente arricchendosi di nuove forme. Le principali sono le seguenti: coniglio giapponese, coniglio olandese, coniglio lepre belga, bélier francese, bélier inglese, papillon inglese, coniglio di Turingia, coniglio Gouwenoar, ecc.
Coniglicoltura. - L'allevamento del coniglio può essere fatto in tre forme diverse: familiare, semindustriale, industriale. L'allevamento familiare o casalingo ha per scopo la produzione di carne per uso domestico: è la forma d'allevamento più diffusa e più raccomandabile perché basata sull'utilizzazione di residui della cucina, dell'orto, del giardino, residui che difficilmente potrebbero essere meglio utilizzati.
L'allevamento semindustriale è quello che si propone di produrre conigli per uso domestico e per la vendita: esso può avere, secondo i casi, uno sviluppo e un indirizzo diverso, orientandosi o verso la produzione di soggetti di razze pure da riproduzione, o verso la produzione di soggetti da vendere per la carne o per carne e pelliccia.
L'allevamento industriale è quello praticato con finalità prettamente commerciali e utilitarie. Questa forma d'allevamento può essere conveniente subordinatamente alle condizioni di poter disporre di mangimi a basso prezzo, di mano d'opera poco costosa, di una direzione tecnica competente e d'un mercato capace di assorbire la produzione. L'allevamento del coniglio può essere redditizio purché siano rispettati alcuni canoni fondamentali di cui i principali sono i seguenti: 1. minimo investimento di capitale; 2. inizio modesto e sviluppo graduale dell'allevamento; 3. mano d'opera poco costosa; 4. alimentazione a base di residui e foraggi di poco costo; 5. sicurezza di collocamento dei prodotti. Purtroppo raramente si verifica la concorrenza di queste diverse condizioni, donde i molti insuccessi cui ha dato luogo la coniglicoltura industriale in Italia.
Una delle condizioni essenziali per allevare con successo i conigli è quella di disporre di conigliere che siano nello stesso tempo razionali ed economiche. Una buona conigliera deve rispondere ai seguenti requisiti: 1. assicurare la perfetta rinnovazione dell'aria e la penetrazione della luce solare ed evitare ad un tempo le correnti d'aria; 2. assicurare lo scolo regolare delle urine sl da mantenere i conigli in ambiente costantemente asciutto; 3. rendere facile il servizio d'ispezione, alimentazione, pulizia e disinfezione; 4. risultare di celle che per numero e dimensioni corrispondano alle esigenze dei conigli di diverso sesso e di diversa destinazione e cioè: a) celle per maschi, della grandezza di circa m. o,90 × 0,70; b) per coniglie da riproduzione, della grandezza di circa m.1,10 × 0,90; c) per allievi, in ragione di circa cmq.30 per capo; 5. contenere gli accessorî indispensabili, cioè rastrelliera con mangiatoia e recipiente per l'acqua e, nelle celle delle coniglie da riproduzione, anche il nido; 6. essere fatta con materiale solido, poco assorbente, resistente; 7, essere di poco costo.
Le conigliere possono essere fisse o mobili. Sono in generale da preferire queste ultime, oltre che per essere meno costose, perché si possono spostare secondo l'andamento della stagione, la destinazione del terreno, ecc. Esse possono sorgere all'aperto, sotto tettoie, in locali semicoperti o in locali chiusi. È consigliabile di tenere le conigliere all'aperto o meglio sotto tettoie in guisa da far beneficiare i conigli dell'aria pura e della luce solare. Non sono molto da temere le conseguenze del freddo poiché i conigli, specialmente se allevati all'aperto fin dalla nascita, resistono molto bene alle basse temperature.
I conigli si possono adibire alla riproduzione all'età di 7-8 mesi e possono essere conservati per questo scopo fino all'età di 3-4 anni e anche oltre, quando si tratti d'individui razzatori. È buona norma quella di tenere separato il maschio dalle femmine e di esaminare giornalmente queste ultime per stabilire se siano in calore, nel qual caso si introduce nella cella della femmina il maschio per la monta. Ad accoppiamento avvenuto, il maschio viene tolto e rimesso nella sua cella. Se la coniglia non è in caldo, rifiuta il maschio e si rifugia in un angolo; è meglio allora ritirare il maschio e rimetterlo dopo un giorno o due, quando la coniglia presumibilmente è in pieno calore. Normalmente un maschio può essere sufficiente per 20-30 coniglie, ma è preferibile avere un maschio di scorta nell'eventualità di malattia o di morte del riproduttore. La durata della gestazione nella coniglia è di 30 giorni. Se si vogliono avere conigli di buono sviluppo bisogna prolungare l'allattamento per una cinquantina di giorni e darne poi una decina di riposo alla coniglia. Ne consegue che tra una gestazione e quella successiva si deve contare su un periodo di circa 90 giorni e cioè: 30 giorni per la gestazione, 50 per l'allevamento, 10 di riposo. In un anno, dunque, si può contare su quattro parti per coniglia. Voler ottenere un numero maggiore di parti significherebbe compromettere il buon allevamento dei coniglietti ed estenuare la coniglia. Le coniglie grandi è bene tenerle in celle individuali, asciutte, arieggiate, ben fornite di lettiera. Se, per mancanza di spazio, è necessario raggrupparle, si procederà alla loro separazione verso il ventesimo giorno della gestazione: si metteranno allora ognuna nella rispettiva cella e tre giorni prima del parto si rinnoverà abbondantemente la lettiera perché possano prepararsi un bel nido. Durante il parto nessun intervento è necessario, anzi bisogna lasciare la coniglia perfettamente tranquilla. Solo si sarà avuto cura, in precedenza, di mettere a sua disposizione dell'acqua limpida. L'intervento, invece, è opportuno subito dopo il parto allo scopo di rilevare il numero dei nati, di sostituirne o aggiungerne qualcuno preso da altra coniglia. La prolificità delle coniglie varia molto secondo le razze e gl'individui. Nessun dubbio che convenga, in generale, preferire le coniglie prolifiche a quelle che dànno un numero limitato di piccoli; tuttavia non è conveniente far allevare alle coniglie più di 8 coniglietti, se si tratta di femmine grosse e più di sei, se si tratta di femmine piccole. Se all'esame dei neonati si riscontrassero soggetti miseri e poco vitali conviene eliminarli senz'altro. Lo slattamento dovrà essere effettuato gradualmente evitando il passaggio brusco dal regime latteo a quello foraggiero; ciò avviene di solito senza difficoltà, poiché i coniglietti cominciano ben presto a mangiare con la madre. A slattamento avvenuto, i coniglietti si passano in apposite celle di allevamento, avendo cura di separare i maschi dalle femmine: fra i primi si farà una scelta accurata di quelli che si ritengono adatti a diventare riproduttori, mentre gli altri sarà opportuno sottoporre a castrazione, da praticarsi preferibilmente verso l'età di 3-4 mesi.
L'alimentazione è uno dei fattori essenziali del successo dell'allevamento del coniglio, tanto dal lato tecnico quanto da quello economico. Sotto questo ultimo punto di vista bisogna cercare di trarre profitto dalla proprietà che hanno i conigli di bene utilizzare anche i foraggi scadenti, fibrosi, malamente digeriti da altri mammiferi domestici. Nell'alimentazione del coniglio si possono adoperare foraggi propriamente detti, prodotti complementari dei foraggi, mangimi concentrati, residui diversissimi della cucina e dell'industria. Fra i foraggi propriamente detti sono da mettere al primo posto l'erba di prato naturale o artificiale, con preferenza a quella di piante leguminose. Bisogna evitare però di somministrarla bagnata o fermentata, ed è preferibile il regime misto (verde e secco) a quello esclusivamente verde. Tutti i fieni, anche quelli scadenti, possono essere usati nell'alimentazione dei conigli. Per i riproduttori e per le coniglie allattanti, sono raccomandabili specialmente i fieni di leguminose (medica, trifoglio, lupinella, veccia, ecc.). I foraggi conservati nei silos possono sostituire in parte sia l'erba sia il fieno. Le radici e i tuberi (barbabietole, rape, patate, topinambur) sono molto indicati per l'alimentazione dei conigli e specialmente delle femmine allattanti. Per realizzare un'alimentazione economica dei conigli è opportuno ricorrere all'uso di prodotti complementari dei foraggi, come paglie, loppe, foglie, eriche, ginestre, prodotti della potatura verde della vite e degli alberi, residui degli ortaggi, vinacce, sanse di ulive, ecc. Bisogna però tenere presente che questi prodotti in generale sono molto voluminosi, poco appetiti, deficienti di proteina, poco digeribili; epperò è necessario prepararli convenientemente, sia trinciandoli sia sfarinandoli, e integrarli con qualche mangime concentrato che ne aumenti il potere nutritivo e il contenuto in proteine. Fra i mangimi concentrati raccomandabili per l'alimentazione dei conigli i principali sono i seguenti: granaglie e loro derivati (crusche e farine), panelli di semi oleosi, polpe secche di barbabietole, melassa di barbabietole e di canna (la quale esplica una benefica influenza sul pelo), residui dell'estrazione dell'amido (semola glutinata di granoturco), residui di birrifici (trebbie secche di birra), residui delle distillerie (borlande secche), farina di carne, di pesce e di sangue, ecc. Il coniglio, poi, come già si è rilevato, è un ottimo utilizzatore dei residui di cucina. Quando l'alimentazione è esclusivamente verde, il coniglio in generale non beve; ha invece bisogno d'acqua quando l'alimentazione è secca o mista; questo bisogno è ancora maggiore per le coniglie allattanti. Bisogna, quindi, fornire ai conigli acqua pulita.
Malattie dei conigli. - Le più temibili sono, naturalmente, quelle infettive. Le principali sono: la coccidiosi, la corizza infettiva, la rogna, la setticemia emorragica, la strongilosi e la cisticercosi.
La coccidiosi è determinata da un parassita Coccidium oviforme o Coccidium perforans, che penetra nel tubo digerente, di solito per mezzo degli alimenti, dell'acqua, del terriccio. Basterà qui far osservare che essa colpisce di preferenza i coniglioli da 2 a 4 mesi, e che i sintomi sono dapprima poco appariscenti; diminuzione di vivacità, perdita della lucentezza del pelo, dimagramento progressivo, pallore delle mucose. Il sintomo più caratteristico è dato dall'ingrossamento del ventre che alla palpazione appare come pieno d'acqua (da ciò il nome di grosso ventre dato volgarmente alla malattia). La certezza della diagnosi non si può avere che all'autopsia, in cui si constata un fegato ingrossato e cosparso di numerose nodosità biancastre. Le norme per prevenire la malattia sono le seguenti:1. non immettere nella conigliera soggetti ammalati o sospetti; 2. allevamento di soggetti rustici in ottime condizioni igieniche; 3. evitare l'umidità associata al calore; 4. isolamento o macellazione dei soggetti ammalati o sospetti. Non esiste una cura specifica della malattia. Il Beach della Stazione agraria sperimentale di Berkeley in California ha dimostrato la grande efficacia che ha l'uso del latte scremato o del latticello di burro nella prevenzione della coccidiosi, a causa della trasformazione nell'intestino del lattosio in acido lattico.
La corizza infettiva si manifesta con frequenti starnuti da parte del coniglio colpito, con scolo nasale ed escoriamento delle mucose del naso. È molto contagiosa. La profilassi consiste nell'isolamento e nella disinfezione a fondo della conigliera e degli attrezzi. Come cura si consiglia di lavare due volte al giorno le narici con acqua tiepida e d'iniettarvi qualche goccia d'olio di eucalipto o d'olio al timolo.
La rogna è pure molto frequente nel coniglio. Si può manifestare in tutte le parti del corpo, ma di solito la si riscontra nell'interno delle orecchie, si che spesso sfugge all'osservazione superficiale. La rogna del corpo è dovuta al Sarcoptes scabiei, var. cuniculi; quella delle orecchie è dovuta al Psoroptes communis var. cuniculi. Conviene anzitutto isolare i soggetti colpiti, disinfettare la conigliera e gli utensili annessi e, come cura, lavare la parte ammalata con acqua e sapone e quindi applicarvi dell'olio al creosolo al 5% oppure una pomata solforata (i parte di fiori di zolfo e 3 parti di vaselina), o, meglio ancora, la pomata di Helmerich.
La setticemia emorragica, meno frequente delle precedenti, può presentarsi con manifestazioni intestinali oppure con manifestazioni polmonari: nel primo caso si ha spesso diarrea sanguinolenta, nel secondo tosse, scolo nasale, polmonite. Si raccomandano le solite norme profilattiche: isolamento e disinfezione. Non vi è finora nessuna cura specifica.
La strongilosi e la cisticercosi sono malattie parassitarie relativamente poco diffuse.
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Per il consiglio domestico v.: L. Brechemin, La basse-cour productive, Parigi 1919; Burkhardt, Die Kaninchenzucht, Berlino 1924; Organisation et conduite des élevages des lapins, numero speciale della Vie à la campgne, Parigi 1924; Charon, Lapins et lapereaux, Parigi 1926.