CONGO (A. T., 118-119)
Gran fiume dell'Africa occidentale, per vastità di bacino e sviluppo di corso fra i maggiori della Terra, e, per portata, inferiore solo al Rio delle Amazzoni. La lunghezza del suo percorso, a partire dalle origini dello Ciambesi, considerato come suo ramo sorgentifero principale, si ragguaglia a 4640 km., mentre la sua distanza in linea d'aria dalle origini alla foce è di circa 2300 km.; l'area del bacino scolante è valutata di 3.700.000 kmq., pari a circa 1/8 di quella di tutto il continente africano. Il bacino scolante non si limita al bacino orografico; ma per il fatto che il fiume accoglie anche il Lukuga, emissario del lago Tanganica, esso viene a comprendere anche vaste regioni che orograficamente farebbero parte dell'Africa orientale. L'abbondanza delle precipitazioni che cadono in tutto il vasto bacino, situato per notevole estensione nella zona delle piogge equatoriali, ed estendentesi a nord e a sud nelle zone subtropicali dei due emisferi, con periodi alternati di piogge corrispondenti alle rispettive estati, fa si che, pur presentando due periodi alternati di piena e di magra, la portata del fiume, si mantenga altissima in ogni stagione, ragguagliando in media dai 60 agli 80 milioni di mc. al secondo. Il bacino del Congo forma nella sua maggiore estensione una vasta conca, limitata da rilievi dai 1000 ai 1500 m., superando i 3000 m. nella regione a N. del lago Tanganica. Questa conformazione dà al profilo del fiume uno speciale andamento, per cui, mentre la sezione media si conserva pianeggiante, le sezioni estreme a monte e a valle presentano dislivelli assai pronunziati e dànno origine a rapide e salti che ne impediscono la navigabilità.
Lo Ciambesi, per il maggior sviluppo del suo corso, è, come si disse, considerato quale il ramo sorgentifero del Congo. Esso ha origine nella regione degli altipiani interposti fra i laghi Tanganica e Niassa, compresa nella Rhodesia Settentrionale, e svolge il suo corso con direzione da NE. a SO. sino a scaricarsi nella vasta distesa palustre del lago Bangueolo (v.): uscendone assume il nome di Luapula e formando una stretta curva con la convessità a sud, si rivolge poi direttamente a nord, interrotto dalle cascate di Johnston, sino a riversarsi nel lago Moero (913 m.). Ne riesce con il nome di Luvua e, dopo altri 200 km. di sviluppo, ad Ankoro, riceve da sinistra il Lualaba che, nonostante il minore sviluppo di corso, per la sua maggiore portata viene ritenuto il tronco principale del Congo, onde il nome di Lualaba è conservato al fiume anche dopo la sua unione con il Luvua. Il Lualaba nasce dalle pendici del M. Musofi (1550 m.) nell'altipiano del Catanga, di cui raccoglie le acque spioventi dal versante settentrionale, a circa 100 km. a O. di Elisabethville. Fiume montano nel suo tratto superiore per circa 400 km. di sviluppo, interrotto da frequenti ed elevate cascate, diviene, dopo la sua confluenza con il Lubudi, suo affluente di sinistra, nella regione di Bukama, a circa 600 m. s. m., un fiume di piano navigabile e soggetto a facili espandimenti che dànno origine a laghi più o meno persistenti. A valle di Ankoro il Luvua e il Lualaba riuniti, che conservano come si è detto il nome di Lualaba, proseguono in direzione di N. ricevendo da destra dopo circa 120 km. il Lukuga, emissario del lago Tanganica. Poi il fiume si restringe sino a 500 m., scorrendo entro le rocciose gole delle Portes d'Enfer, e ne resta interrotta la navigabilità. Ma a Kasongo (Maniema), dopo la confluenza del Luama, torna a rendersi navigabile scorrendo in alveo pianeggiante e raggiungendo in piena una larghezza di 2500 m. Bagnato l'antico e noto mercato arabo di Nyangwe e superate le rapide di Kibomno, il Lualaba attraversa la foresta equatoriale e il distretto di Kindu e finalmente, superate ancora le cascate omonime e disceso all'altitudine di 500 m., ritorna navigabile sino a Ponthierville (470 m.), per un tratto cioè di oltre 300 km. Numerosi affluenti riceve in questo tratto, specialmente da destra; fra i quali ricordiamo l'Elila, l'Ulindi e la Lowa, provenienti dalle regioni montane che chiudono a O. i bacini del Tanganica settentrionale, del lago Kivu e del lago Edoardo. Oltrepassata Ponthierville incominciano le Cascate di Stanley (Stanley Falls): un succedersi di rapide e di salti di limitata altezza (3 m.), che per circa 100 km. interrompono la navigabilità del fiume. Ma questa riprende libera e sicura oltre Stanleyville, quando il fiume, che ormai assume il nome di Congo, procede lento e ricco di acque, suddividendosi in numerose ramificazioni che racchiudono vastissime isole fluviali, popolate e coperte di folta vegetazione boschiva, così come di una folta foresta è ricoperta tutta la regione che il fiume attraversa. È in questa sezione che il fiume solca la vasta conca costituente un tempo un immenso bacino chiuso, cambiando direzione e formando quella caratteristica curva che raggiunge con la sua convessità settentrionale la latitudine N. di 2°15′, per piegare quindi, con andamento quasi costante, in direzione di SO. Numerosi e poderosi affluenti gli recano da ambo i lati ricco tributo di acque. Ricordiamo i principali: da destra il Lindi e l'Aruwimi, che con il nome di Ituri nasce dai monti che limitano a O. il bacino del Lago Alberto e dopo un percorso interrotto da cascate frequenti e ingrossato da parecchi subaffluenti divenuto via navigabile, entra nel Congo presso Basoko. D'importanza assai maggiore l'Ubanghi, fiume immenso, il maggiore degli affluenti del Congo, che nasce nella zona montana di spartiacque nilo-congolese, a circa 100 km. a O. di Wadelai, e preso quindi il nome di Uellé, ingrossato dal Bomokandi e da altri numerosi affluenti, spesso interrotto da rapide e cascate, riceve dopo Bondo il Bomu, che segna il confine tra l'Africa equatoriale francese e il Congo Belga, assumendo solo allora il nome di Ubanghi; dopo di che, formando un'ampia curva, va a confondere le sue acque con quelle del Congo a 50 km. a S. dell'Equatore. Per tutto il suo percorso l'Ubanghi forma linea di confine fra i possedimenti della Francia e quelli del Belgio e per quasi 600 km. a valle di Zongo offre una comoda via di comunicazione fluviale. Da destra il Congo riceve ancora il tributo di altri fiumi minori, sebbene sempre cospicui e ricchi di acqua e parzialmente navigabili, quali la Sanga, il Kouyou e l'Alima, che immettono nel fiume principale nel tratto a valle della confluenza dell'Ubanghi. Più numerosi e nel complesso di maggiore importanza gli affluenti di sinistra. Il primo che si incontra a valle di Stanleyville è il Lomami, che nasce nel Catanga meridionale e, scorrendo in direzione parallela a quella del Lualaba, a una distanza di 50-200 km., immette nel Congo a 130 km. a valle di Stanleyville, offrendo per notevole tratto del suo corso inferiore una comoda via navigabile. Parallelo al Congo, da cui non si discosta in media oltre 50 km., è il Lulonga, detto Lopori nel suo tronco superiore, che, ingrossato dalla Maringa a Basankusu, immette nel Congo a circa 100 km. a N. dell'Equatore. Proprio sotto l'Equatore, a Coquilhatville, vi si versa il Ruki-Busira, il quale, con i suoi numerosi affluenti che convogliano le acque di una vasta plaga della regione centrale, offre un'ampia rete di comunicazioni fluviali. Ma il più importante degli affluenti di sinistra è il Cassai, che ha le sue origini nell'Angola nell'altipiano di Bihé e sino alle cascate di Wissmann corre in una valle angusta; dopo di che, arricchito di un numero grandissimo di affluenti che gli recano cospicuo tributo di acque, diviene, a partire da Charlesville, navigabile per battelli di 22 tonn. Dei suoi numerosi affluenti il maggiore è il Sankuru, che gli si congiunge a destra presso Basongo, navigabile dalla sua confluenza sino a Pania-Mutombo anche per battelli di 150 tonn. Corsi d'acqua assai cospicui, affluenti del Cassai, sono altresì il Cango e il Giumo (Kwilu), che si riuniscono presso la loro confluenza nel Cassai a Bandundu e che con i loro subafluenti costituiscono una rete navigabile di oltre 1200 km., di cui 650 km. atti anche per battelli di oltre 22 tonn. Finalmente fra gli afluenti del Cassai ricordiamo il Fini, emissario del Lago Leopoldo, vasta distesa palustre di 2325 kmq., che occupa il fondo della conca congolese e che si può considerare, l'ultimo residuo del bacino interno che già la ricopriva; dalla sua uscita dal lago, il Fini, che immette nel Cassai a Mushie a 80 km. dal Congo, misura 180 km. navigabili per battelli di 22 tonnellate; il suo affluente Lukenie, che immette nel Fini presso la defluenza del Lago Leopoldo II, è navigabile sino a Dekese (450 km.) per battelli inferiori a 22 tonn. Il Congo medio ha termine nello Stanley Pool (Stagno di Stanley), lago fluviale di 1500 kmq., in notevole parte occupato dall'isola di Bamou all'altezza di 260 m. s. m. Uscendo da questo lago il fiume cambia gradatamente di natura e di aspetto e, quale un immenso torrente montano, si apre una via attraverso la barriera montana dei Monti di Cristallo che lo separano dalla costa marittima. L'angusta e tortuosa gola che ne forma l'alveo si restringe in qualche punto sino a 400 m., con profondità variabili dai 40 ai 90 m., dando origine a ben 32 cascate o rapide nelle quali copiose acque si precipitano con immenso fragore e velocità. Tali cascate ebbero il nome di Cascate di Livingstone, dal grande viaggiatore scozzese che per primo rivelò la regione sorgentifera del poderoso fiume. Il tratto medio di questa sezione, da Manianga a Isangila, per uno sviluppo di 140 km. si presenta tuttavia libero da cascate e quindi navigabile per modeste imbarcazioni. Ma la regolare navigabilità del fiume sino all'Oceano si ritrova poi a Matadi, dove in vicinanza dell'antico villaggio Vivì sorgono il nuovo scalo accessibile alla navigazione marittima e la stazione di partenza della linea ferroviaria che raggiunge direttamente lo Stanley Pool. A valle di Matadi comincia l'ampio e profondo estuario del fiume, che si addentra nel continente per 80 km., protendendosi nell'oceano per quasi altrettanto, come chiaramente appare dall'esame delle curve batimetriche marine. L'estuario, ampio dai 15 ai 17 km., si presenta cosparso di numerose isole, la maggiore delle quali è l'isola di Mateba abitata da allevatori di bestiame. Allo sbocco dell'estuario, sulla riva destra o settentrionale, in territorio belga, sorge il porto di Banana; su quella sinistra o meridionale, in territorio portoghese, quello di Santo Antonio.
Storia dell'esplorazione. - La ricognizione generale del corso del Congo, compiuta dalla memorabile spedizione di H. Stanley negli anni 1874-77, rappresenta una delle ultime grandi conquiste della geografia africana. L'esistenza di questo poderoso fiume era peraltro conosciuta già da quasi 4 secoli, sebbene i tentativi fatti ripetutamente per risalirne il corso fossero sempre falliti. La prima nozione sulla foce di questo fiume si deve a Diogo Cão (Diego Cam; v.), il quale vi giunse nel suo viaggio alle coste occidentali dell'Africa nel 1482-83. A commemorare l'avvenimento venne eretto, secondo il costume del tempo, un grande pilastro o "padrão": onde il fiume si disse Rio Padrão. Il cosmografo Martino Behaim, che erroneamente si credette aver fatto parte della spedizione, gli avrebbe dato il nome di Rio Poderoso, corrispondente alla sua reale potenza. Un secolo dopo (1578) vi pervenne il portoghese Duarte Lopez nel viaggio da lui compiuto alla costa d'Angola, e lo descrisse come un fiume immenso che gl'indigeni chiamavano "Zaire" nome che gli scrittori portoghesi gli hanno poi conservato anche perché, come osserva lo Stanley, esso venne consacrato dal Camoēs.
Il nome di Zaire - sempre secondo lo Stanley - non sarebbe un nome proprio, ma una corruzione della voce "Nzara-Nzavi" che nel linguaggio indigeno significherebbe acqua. Prevalse però nell'uso comune in Europa il nome di Congo, che era quello di un reame indigeno esistente sulla sinistra del fiume e presso il quale, fino dai primi tempi, furono stabilite missioni cattoliche che vi esercitarono una larga influenza. All'opera dei missionarî che vi furono addetti, specialmente italiani (G. F. Romano, Cavazzi, De Carli, Zucchelli ecc.), si debbono le prime diffuse notizie sui paesi attraversati dal fiume nella sua sezione inferiore. Ma i tentativi fatti, come si è detto, per risalirne il corso oltre il primo tratto di poche diecine di chilometri in cui si mantiene navigabile, non ebbero buon esito, tanto per le difficoltà della navigazione, quanto per l'insalubrità del clima e le ostilità degli abitanti. Né migliore successo era riserbato alla grande spedizione organizzata nel 1816 con molta larghezza dall'ammiragliato britannico per risolvere il problema della provenienza del fiume che alcuni pensavano potesse avere un qualche rapporto con il Niger, di cui non era stato ancora riconosciuto il delta. La spedizione inglese, posta sotto il comando del capitano Giacomo Tuckey, e della quale facevano parte numerosi specialisti nei varî rami delle scienze fisiche e naturali, prese imbarco sulla nave Congo e il 6 giugno perveniva alla foce del gran fiume. Essa non riuscì tuttavia che a risalirne il corso per 100 km., poiché la febbre che colpì la maggior parte dell'equipaggio e che costò la vita al comandante e a ben sedici membri della spedizione, obbligò a desistere dall'impresa. A essa dobbiamo tuttavia il primo regolare rilevamento topografico e idrografico del Congo inferiore.
Tentativi posteriori ebbero sempre sfavorevole risultato e la ricognizione totale del fiume doveva poi procedere partendo dalla sua regione sorgentifera. I primi viaggi in essa compiuti furono quelli del dott. David Livingstone (v.), il quale negli anni 1866-73, esplorando le regioni a ovest del Tanganica, riconosceva il corso dello Chambezi, scoprendo i laghi Moero e Bangueolo, presso le cui rive lasciò poi miseramente la vita il 1° maggio 1873. L'intrepido missionario aveva così rivelato le sorgenti del Congo, mentr'egli reputava di aver scoperto quelle del Nilo. L'anno dopo il capitano V. Lowett Cameron, inviato per rintracciare l'infaticabile esploratore e appresa in viaggio la notizia della sua fine, ne continuava l'opera compiendo la ricognizione delle rive del Tanganica e scoprendo il suo emissario Lukuga, di cui non poté seguire il corso ma che, per le informazioni ricevute, ritenne doversi scaricare nel Lualaba e piegare quindi verso ovest, contrariamente all'ipotesi che il Lualaba stesso appartenesse al bacino del Nilo. Sebbene il Cameron non potesse, come si proponeva, seguire dalla stazione di Nyangwe il corso del fiume sino alla foce, nel viaggio da lui compiuto attraverso la regione displuviale tra lo Zambesi e il Cassai sino a Bihé (Angola) riconobbe gran parte degli affluenti di sinistra del gran fiume. Spettava poi allo Stanley la fortuna e il merito di mandarne a effetto il disegno, riuscendo, attraverso difficoltà di ogni genere, a discendere il Congo da Nyangwe (27 ottobre 1876) sino a Boma (8 agosto 1877). Il corso del fiume potè così per la prima volta venir tracciato sulla carta dell'Africa. L'impresa di Stanley portò alla costituzione del "Comitato di studî per l'alto Congo" e alla formazione dello "Stato indipendente" che diverrà nel 1908 la grande colonia belga. Limitandoci qui ad accennare ai principali avvenimenti che fruttarono la ricognizione del fiume e del suo bacino, ricorderemo il viaggio che nel 1879, per incarico dell'anzidetto comitato, compi lo stesso Stanley risalendo il corso del fiume principale sino alle Cascate di Stanley e quello dei suoi affluenti Coango e Fini; viaggio che fruttò la scoperta del Lago Leopoldo II; l'impresa del ten. Wissmann che nella sua traversata del continente africano (1880-1882) da Loanda a Bagamoio estese la ricognizione degli affluenti di sinistra del Congo; il viaggio del dott. Wolf e di von François, che discesero il Lulua sino alla confluenza del Cassai e il Cassai stesso sino al Congo; le fruttifere esplorazioni di A. Del Commune nei bacini del Lukenie e del Sankuru (1888-89); il viaggio del Grenfell (1884-85), che risalì il corso dell'Ubanghi; il nuovo grande viaggio dello Stanley, per recar soccorso ad Emin Pascià, nel qual viaggio riconobbe il corso dell'Aruwimi e raggiunse il Lago Alberto, ecc.
Ma ormai con la fondazione dello "Stato indipendente" e con l'opera sempre maggiore che vi compirà il Belgio a fine di aprire alla civiltà questo immenso dominio, già noto come s'è visto, nelle sue linee generali, ne verrà intrapresa la metodica regolare esplorazione e si moltiplicheranno gl'itinerarî, le determinazioni astronomiche, i rilevamenti topografici, che concorreranno a darcene una rappresentazione cartografica sempre più completa, mentre progrediranno altresì le ricognizioni e gli studî riguardanti la geografia fisica e la geologia del territorio, la sua climatologia, l'etnografia, la vita vegetale e animale, ecc.