CONGELAZIONE (XI, p. 129)
Durante la seconda Guerra mondiale sono state descritte lesioni locali da freddo, anche in seguito ad immersione prolungata delle estremità inferiori in acqua a temperature di alcuni gradi sopra lo zero (piede da immersione). Oggi, però, si ritiene che, pur potendo variare notevolmente l'intensità della bassa temperatura causa della lesione, il meccanismo col quale quest'ultima si determina sia, almeno nella maggioranza dei casi, sostanzialmente lo stesso. Naturalmente quanto meno intensa è la forza lesiva della bassa temperatura, tanto maggiore importanza rivestono i fattori predisponenti individuali e ambientali.
Il processo si svolge attraverso diverse fasi, delle quali la prima, corrispondente al periodo di esposizione, passa quasi inavvertita (fase quiescente), perché l'azione del freddo sopprime la sensibilità della parte. In essa però i tessuti, e specialmente i vasi e i nervi, risultano gravemente alterati, sia direttamente (modificazioni chimico-fisiche da freddo), sia indirettamente, perché il prolungarsi della vaso-costrizione superficiale, con la quale l'organismo tenta di evitare una eccessiva perdita di calore, porta a disturbi del ricambio locale.
Nella seconda fase, quando l'azione del freddo è cessata, i vasi si dilatano, e il sangue torna a circolare (fase reattiva della iperemia e della trasudazione). Il ritorno circolatorio avviene però in maniera anormale, perché è turbata la vasomotilità in seguito alle alterazioni dell'innervazione vasale, perché i vasi sono in parte ostruiti in seguito alla formazione di trombi, e perché attraverso le pareti alterate dei vasi più piccoli il plasma sanguigno trasuda e dà luogo alla formazione dell'edema. Tutte queste condizioni rendono molto precaria la circolazione della parte, e quindi l'apporto di ossigeno e possono condurre a morte estese porzioni dei tessuti, già minorati per l'azione diretta del freddo (fase della gancrena).
La lesione da freddo presenta quindi caratteristiche evolutive definite e abbastanza costanti (anche se il decorso è più o meno rapido in rapporto all'entità del freddo che l'ha causata); cosicché alcuni parlano di una vera e propria "malattia" locale da freddo.
Al processo iniziale possono seguire, anche a distanza di decennî, postumi talora gravi. Spesso si manifesta un'aumentata sensibilità alle basse temperature (edema ricorrente e insorgenza di vivi dolori in inverno nelle parti colpite); si instaurano di frequente alterazioni del trofismo, sia a carico delle parti molli (pelle, muscoli), sia dello scheletro; vengono per lo più a determinarsi vizî di atteggiamento e di posizione. Sembra che sia agevolata l'insorgenza di malattie vascolari, talora gravissime (tromboangioiti obliteranti). Queste sofferenze a distanza si spiegano principalmente con il persistere di una condizione di malattia o di labilità circolatoria locale; con il permanere di alterazioni di nervi sensitivi; con la presenza di formazioni cicatriziali nei tessuti.
Dal punto di vista medico legale anche in materia di pensioni di guerra (nella quale rientrano la maggior parte delle lesioni locali da freddo), è ormai accettato (giurisprudenza della Corte dei conti) il principio che il minorato da freddo debba essere considerato alla stregua di un ferito in combattimento.
Fra i metodi di cura più recenti, il trattamento locale a bassa temperatura tende a limitare il consumo dell'ossigeno da parte dei tessuti, e quindi ad evitare la morte di essi per insufficiente ossigenazione. La marconiterapia, che consente di portare calore in profondità in modo uniforme, cerca di restituire i tessuti alle condizioni primitive e di ottenere un ripristino completo della circolazione. A quest'ultimo scopo mirano pure gli interventi sul simpatico. Con questi interventi (che possono consistere in iniezioni ripetute di anestetici come la novocaina, o in vere e proprie operazioni chirurgiche) si agisce sulle diverse sezioni del sistema simpatico, che presiede all'innervazione dei vasi, per favorire il ritorno di una circolazione equilibrata nella parte colpita. Gli interventi sul simpatico si sono dimostrati utili anche nella cura dei postumi a distanza, perché sopprimono la componente di origine nervosa riflessa (vasospasmo riflesso), che quasi sempre contribuisce a mantenere il disturbo tardivo di circolo, e quindi ottengono spesso condizioni migliori di vita e di funzione.
Bibl.: A. Cirenei, Le lesioni locali da freddo, ecc., Roma 1948; J. M. Crismon e F. A. Fuhrman, Studies on gangrene following frostbite, in J. Clin. Inv., 1947; R. Leriche, Maladies artérielles de la vasomotricité, Parigi 1945; C. C. Ungley e coll., The immersion foot syndrome, in Brit. J. Surg., 1945.