confessare [l'aggettivo verbale confesso è l'unica forma adoperata come part. pass.]
In tre casi è usato col significato penitenziale: una volta in If XXVII 83, al participio passato, col valore di " che ha fatto la confessione ", " che si è accostato al sacramento della confessione ": e pentuto e confesso mi rendei; una seconda volta in If XIX 49, in forma attiva e con riferimento al sacerdote, dove vale " ascoltare l'accusa " del peccatore nel sacramento della penitenza: Io stava come 'l frate che confessa / lo perfido assessin; infine con costruzione intransitiva pronominale, in If V 8 l'anima mal nata / ... tutta si confessa, dove ha il valore di " esporre le proprie colpe ". Similmente in Fiore CXXXVI 7, al passivo, beninteso in un contesto caricaturale.
Col valore di " ammettere ", " concedere come vero ", in Pg XXXI 38 Se tacessi o se negassi / ciò che confessi, non fora men nota / la colpa tua, e in Cv IV Le dolci rime 64 questo è da lor confesso. Lo stesso senso ha nei due soli luoghi prosastici del Convivio in cui compare: lo consentire è uno confessare (I II 11); per un altro modo puote l'uomo disdicere non offendendo a la veritade, quando quello che non è non si confessa, e questo è proprio ‛ negare ' (IV VIII 12).
Col valore di " asserire ", " dichiarare ", " affermare ", si trova in If XXIV 106 Così per li gran savi si confessa / che la fenice more e poi rinasce; in Pg III 94 Sanza vostra domanda io vi confesso / che questo è corpo uman che voi vedete; in Pd III 4, con complemento predicativo, per confessar corretto e certo / me stesso.
In Pd XVII 30 come volle / Beatrice, fu la mia voglia confessa, assume il senso di " palesare ".
In Pd XXIV 58 La Grazia che mi dà ch'io mi confessi / ... da l'alto primipilo, più propriamente corrisponde a " professare la propria fede "; spiega il Buti: " cioè manifesti me a San Pietro come sono informato de la fede ".