CONFERMAZIONE (lat. confirmatio)
Detta in italiano più comunemente cresima (dal gr. πρίσμα "unzione"), è nella Chiesa cattolica il sacramento (gr. βεβαίωσις) che impartisce lo Spirito Santo ai fedeli battezzati. Il catechismo romano trova nel nome stesso la spiegazione della sua efficacia, in quanto chi lo riceve viene perciò stesso fortificato di nuova virtù, per cui diventa soldato di Cristo. Il concilio di Trento (sess. VII, c.1) ha definito la confermazione "un vero e proprio sacramento", e il decreto Lamentabili di Pio X (n. 41), censurando la dottrina modernistica, dichiara che essa fu praticata dagli apostoli e si distingue formalmente dal battesimo. La sua istituzione divina non si trova affermata esplicitamente nella S. Scrittura, sebbene non manchino nel Nuovo Testamento allusioni manifeste a un rito inteso a comunicare lo Spirito Santo, ad es. Giovanni, XVI, 7-13; Efesi, I, 13-14; II Cortizî, I, 20-22, e soprattutto Atti, VIII, 14-17; XIX, 1-6.
La materia della confermazione è l'unzione col sacro crisma (v.), congiunta con l'imposizione delle mani. La forma consiste nelle parole che il vescovo pronuncia nell'atto di ungere la fronte del cresimando: "Io ti segno col segno della croce e ti confermo col crisma della salvezza nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo"). Nella chiesa greco-cattolica la forma è semplicemente: "Il suggello del dono dello Spirito Santo".
Ministro ordinario nella chiesa latina è il vescovo nella propria diocesi: solo in casi straordinarî il papa suole delegare un semplice sacerdote, specialmente in paesi di missioni.
Soggetto della confermazione è soltanto il fedele battezzato, nel quale si richiede lo stato di grazia per la liceità, non per la validità, del sacramento. Nella Chiesa antica si amministrava subito dopo il battesimo: quando però divenne d'uso generale il battesimo dei bambini, prevalse in Occidente l'uso di separare i due riti, rimandando la cresima all'età della discrezione, tranne in Spagna e nell'America latina, dove si suol seguire l'uso antico. Da tempo immemorabile invalse nella Chiesa la consuetudine di avere per la cresima, come per il battesimo, un mallevadore (lat. sponsor), che prende il nome di padrino o di madrina. Oltre i sette doni dello Spirito Santo, che costituiscono la grazia sacramentale della confermazione, esso imprime nell'anima il carattere, ossia un segno spirituale indelebile; perciò si può ricevere solo una volta.
Gli scrittori ecclesiastici e le antiche liturgie, mentre comprovano l'esistenza della confermazione fin da tempi assai remoti, testimoniano nello stesso tempo lo sviluppo progressivo della dottrina di questo sacramento. Presso i Padri, greci e latini, dei primi quattro secoli non si trova il termine latino confirmatio o il suo corrispondente greco βεβαίωσις, ma ricorrono spesso espressioni equivalenti, come impositio manuum, unctio chrismatis, ecc. E che questo rito nella comune credenza non fosse una pura invocazione o una semplice cerimonia, bensì quello d'un sacramento che impartisce lo Spirito Sunto, si rileva dalla dottrina tramandata da quei Padri: passi molto importanti a tale riguardo, anche astraendo da alcuni antichissimi ma meno espliciti (quali Clemente Romano I Corinzî, II, 2; Ireneo, Adv. Haer., I, XXI, 3-5; XXII,1; Teofilo d'Antiochia, Ad Autol., I, 12), si trovano già nel sec. III, e più frequentemente in seguito: ad es. Tertulliano, De bapt. VI; De resurr. carnis, 8; De praescript., XL; cfr. Adv. Marcionem I, 14; Cipriano, Epist., 70, 72,73,74; papa Cornelio, in Eusebio Hist. Eccl., VI, 43; Ilario di Poitiers, In Matth., IV, 14; Cirillo di Gerusalemme, Catech. Myst., III, Catech. XVII, e specialmente papa Innocenzo I, Epist. ad Decentium episc. Eugubinum. La tradizione rimane ininterrotta nei secoli successivi. Così il concilio di Toledo (633) menziona i tre riti da usarsi nell'ammettere in seno alla Chiesa i giudei convertiti, cioè quello del battesimo, dell'unzione cresimale e dell'Eucaristia, designandoli tutti e tre col nome di sacramenti divini; così pure nel sinodo tenuto a Roma nel 769 da Stefano III battesimo e cresima sono ricordati fra i sacramenti della Chiesa.
Quanto alle liturgie antiche, nella chiesa latina il cerimoniale della confermazione si riduceva da principio all'unzione col crisma e all'imposizione delle mani. Per i secoli successivi (dal VII al X) vi sono le disposizioni di più d'un Liber sacramentorum, dei pontificali e dei varî Ordines, ossia calendarî diocesani, che convengono nel riconoscere ai diversi riti della confermazione la dignità e il valore di sacramento, e nel distinguerla dal battesimo.
Non risultando l'istituzione divina della cresima dalla sola S. Scrittura, è naturale che i protestanti non l'ammettano, riducendola tutto al più a una semplice cerimonia. Tale è per la chiesa luterana, che la fa consistere in un esame del candidato e nella rinnovazione della professione di fede battesimale. Poco diversa è la pratica osservata nella chiesa anglicana, che all'esame del candidato fa seguire determinate preghiere. Teoria e prassi variano nelle varie sette in cui le due chiese si dividono.
Bibl.: S. Tommaso d'Aq., Summa theologica, III, q. 72; R. Bellarmino, Controversiae, II: De sacramento confirmationis, Ingolstadt 1621; M. Trivellato, De confirmatione, Padova 1755; H. Denzinger, Ritus orientalium in administratione sacramentorum, Würzburg 1863; A. Hahn, Die Lehre von den Sakramenten in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Breslavia 1886; F.X. Dölger, Das Sakrament der Firmung historisch-dogmatish dargestellt, Vienna 1906; Confirmation, in Dictionn. de théologie catholique: ampia trattazione ed estesa bibliografia.
Nel rito bizantino e in tutti gli altri riti orientali immuni da infiltrazioni eterogenee, la confermazione è conferita subito dopo il battesimo dal semplice sacerdote, col crisma benedetto però dal vescovo, e per delegazione introdotta dall'uso dopo la scomparsa del corepiscopato (v. corepiscopo). Questa delegazione tacita, vivamente contestata anche da Roma agli Orientali nel Medioevo e nel sec. XVI, è oggi pacificamente accettata e potrebbe venire ripristinata in quei riti che l'hanno perduta per il sopravvento di concetti di latinizzazione.