CONESTABILE DELLA STAFFA, Giovanni Carlo
-Nacque a Perugia in una famiglia di antica nobiltà, di salda fede cattolica e di incondizionata fedeltà al Papato il 2 genn. 1824, dal conte Francesco e da Vittoria dei principi Odescalchi.
Il padre Francesco (1796-1857) fu gonfaloniere di Perugia, membro del Consiglio provinciale, presidente della locale accademia del disegno, ciambellano alla corte di Lucca. Nella sua veste di amministratore locale promosse una vasta campagna di lavori pubblici e favorì lo sviluppo delle istituzioni culturali perugine.
Il C. esordì in campo letterario a Perugia nel 1845, con un"discorso" Sull'etica drammatica di Giulio Genoino, dove tentava di affrontare il problema del rapporto fra morale ed, arte. Si volse quindi alla storia della musica con le Notizie biografiche di B. Ferri musico celebratissimo, Perugia 1846, e con una Vita di N. Paganini da Genova, Perugia 1851. Si era intanto distaccato dall'atteggiamento conservatore della famiglia avvicinandosi alle idee liberali, e conciliandole con la sua profonda fede religiosa nell'ambito del neoguelfismo. Testimonianza di questa adesione sono le Memorie di A. Alfani illustre perugino vissuto tra il XV e il XVI secolo, Perugia 1848, in cui il C. tentava di rileggere la storia del progressivo assoggettamento della città natale allo Stato pontificio anche sulla base della sua nuova visione, politica. Di lì a poco l'insegnamento di G. B. Vermiglioli e l'incontro con A. Fabretti lo orientarono definitivamente verso l'archeologia. La prima pubblicazione specifica fu la memoria Sull'ipogeo della famiglia Vibia scoperto vicino a Perugia nel novembre del 1852, edita a Roma nel 1853 a conclusione di vaste ricerche che gli avevano già fruttato l'incarico della cattedra di archeologia all'università di Perugia. Nel 1855 pubblicò a Perugia i primi due volumi Dei monumenti di Perugia etrusca e romana, dedicati rispettivamente alla biografia del Vermiglioli e all'ipogeo dei Volunni; l'anno successivo il terzo, riguardante i monumenti etruschi e romani della necropoli del Palazzone.Grande risonanza ebbero le Iscrizioni etrusche e etrusco-latine in monumenti che si conservano nell'I. e R. Galleria degli Uffizi di Firenze, Firenze 1858.L'opera descriveva e commentava i reperti, collocati all'epoca nel corridoio fra la galleria e palazzo Pitti, provenienti dall'Etruria, dalla Magna Grecia e da varie aree di civiltà antico-italica. E già qui il C. avanzava l'ipotesi, che approfondirà nel prosieguo della sua attività, secondo la quale gli Etruschi, al loro arrivo in Italia, avrebbero trovato (e poi assimilato) una preesistente cultura antico-italica strettamente collegata alle grandi civiltà orientali. Di conseguenza ampliò il raggio della propria indagine, interessandosi di antichità assire, persiane, indiane, egiziane, giudaiche, fenicie, babilonesi. Tra il 1858 e il 1859 collaborò alla campagna di scavi promossa dalla Società Colombaria, guidata da un gruppo di letterati fiorentini raccolti intorno a G. Capponi e P.Capei. Insieme a C. Santi diresse le ricerche nell'Agro chiusino e ne diede comunicazione all'Archivio storico italiano con i primi tre numeri del Bull. degli scavi della società Colombaria.
Frattanto il progressivo logoramento dell'ipotesi neoguelfa aveva provocato un suo crescente disimpegno dalla politica. Anzi, nel giugno 1859, si schierò risolutamente contro il tentativo insurrezionale di Perugia. Ancora nel febbraio 1860, sulla scorta di uno scritto di A. F. Villemain, La Francia, l'Impero e il Papato, di cui curò la traduzione italiana, edita a Perugia in quellostesso anno, affermava l'intangibilità del potere temporale come premessa al libero esercizio del potere religioso. Ma dopo la unificazione dell'Umbria al Regno d'Italia, accettò lealmente la nuova realtà, limitandosi a sporadiche polemiche sulla libertà religiosa, come quella che si svolse nel 1869 sulle colonne del giornale fiorentino L'Opinione con J. Macé a proposito del rapporto tra istruzione popolare e insegnamento della religione. Tra il 1859 e il 1863 fu prevalentemente all'estero: a questi anni risale, in effetti, la sua definitiva consacrazione come studioso di fama europea. In Francia conobbe il Montalembert, il Renan, il Dupanloup e altri intellettuali; fu ammesso con tutti gli onori a far parte della Società archeologica di Orléans; pubblicò opere come lo Spicilègium de quelques monuments écrits ou anépigraphes des Etrusques, Paris 1861, il Second Spicilègium, ibid. 1863, Quelques mots à propos de la fiole en verre du Musée de Reims, ibid. 1862, Sur l'inscription d'une statuette étrusque, ibid. 1863. In questi e in numerosissimi altri scritti del periodo, pubblicati sia in Francia sia in Italia, il C., che nutriva ormai seri dubbi su tutte le interpretazioni correnti della lingua etrusca e sulla possibilità di giungere a breve termine ad una soluzione scientificamente accettabile, comincia a orientarsi piuttosto verso l'analisi degli aspetti artistico-formali dei reperti, secondo un metodo che prediligerà anche negli studi successivi. In Inghilterra conobbe sir Layard, lo scavatore di Ninive, svolse ampie ricerche al British Museum e fu ricevuto dalla regina Vittoria. Ancor più importanti i viaggi in Germania, dove il C. ebbe modo di conoscere direttamente i principali storici dell'antichità e archeologi, fra cui il Mommsen e l'egittologo Lepsius, riportando inoltre un'impressione assai favorevole sull'organizzazione degli studi di filologia classica, che additerà sempre ad esempio propugnando una più stretta collaborazione tra istituzioni culturali italiane e tedesche. Membro ormai apprezzato e acclamato di tutti i principali istituti di ricerca archeologica d'Europa, nel 1865 pubblicò a Firenze per incarico del ministero della Pubblica Istruzione una approfondita relazione sugli scavi condotti nella necropoli di Orvieto da D. Golini nel 1863, dal titolo Pitture murali a fresco e suppellettili etrusche... scoperte in una necropoli presso Orvieto. Del 1870 è invece la sua opera di maggior impegno, il quarto volume Dei monumenti di Perugia etrusca e romana, edito a Perugia, contenente la descrizione di tutti i monumenti etruschi trovati nel territorio di Perugia, sia conservati in musei italiani o esteri, sia facenti parte di collezioni private, con notizie su quelli che erano andati smarriti. Il C. pensava a un successivo volume sui monumenti perugini di epoca romana; ma il costo della pubblicazione lo fece desistere dall'impresa. Si dedicò attivamente anche allo studio della preistoria, tanto che nel 1871, insieme al Gozzadini, fu coordinatore del quinto congresso internazionale di antropologia e archeologia preistorica, svoltosi a Bologna, nel corso del quale pronunciò un intervento sulle antiche immigrazioni in Italia e uno sulla necropoli di Marzabotto e sulle scoperte avvenute presso la certosa di Bologna, e presidente del sesto congresso, svoltosi a Bruxelles l'anno successivo. Nel 1872 fu eletto socio dell'Accademia delle scienze di Torino, cui nel 1874 indirizzò la sua ultima opera di vasto respiro, Sovra due dischi di bronzo antico-italici del Museo di Perugia e sovra l'arte ornamentale primitiva in Italia e in altre parti d'Europa, pubblicata a Torino. In essa trovano definitiva sistemazione le teorie elaborate dal C. sull'esistenza di una civiltà pre-etrusca di origine orientale. Questa si sarebbe diffusa non solo in Italia e, in età micenea, nell'area dell'Egeo, ma il C. crede di rintracciarne manifestazioni in tutte le regioni d'Europa, dal bacino del Danubio alla Francia fino ai paesi scandinavi (in particolare la Svezia). All'opera, così chiaramente indicativa delle vaste competenze del C. ma anche dei limiti relativi, non mancarono le immediate critiche di chi rimproverò all'autore di aver preso in considerazione oggetti di epoche troppo diverse e, per alcune zone, troppo recenti.
Il C. morì il 21 luglio 1877 nella propria villa di Montemelino presso Perugia.
Francesco, figlio del C. e della moglie Maria Baron Terugia, 19 maggio 1850-20 genn. 1924), si segnalò nel campo dell'agronomia applicata, favorendo la bonifica dei territori intorno al lago Trasimeno e pubblicando, a Perugia nell'anno 1884, un trattato dal titolo La cultura miglioratrice. Si impegnò ben più profondamente del padre in campo politico: partecipò fra l'altro alla fondazione del partito popolare e vi ricoprì importanti incarichi fino alla morte.
Fonti e Bibl.: Di particolare importanza è il Fondo Conestabile della Staffa in Perugia, Biblioteca Augusta (corrispondente ai mss. 2367-2542); nella stessa biblioteca sono conservate lettere del C. a G. B. Vermiglioli, ms. 1513; ad A. Mezzanotte, mss. 1573-1575; a M. Guardabassi, mss. 2354-2359. Si veda B. Barbadoro, Inventario-regesto delle carte Conestabile Della Staffa, Perugia 1966. Cfr. inoltre Iliberali di Perugia e i conti Conestabili della Staffa perugini, s. l. 1874; L. Rotelli, Elogio funebre del conte G. C. d. S., Perugia 1877; G. B. Rossi Scotti, Alla memoria del conte G. C. d. S. Omaggio di amicizia, Perugia 1877; F. Sclopis, Notizie degli studi del conte G. C. d. S., Torino 1878; A. Fabretti, Elogio funebre del conte G. C., Perugia 1878; G. B. Rossi Scotti, Della vita e degli scritti del conte G. C., Perugia 1878; G. Rondoni, Uomini e cose del Risorgimento nazionale ital. nel carteggio di G. P. Vieusseux, in Archivio storico italiano, XXII (1898), pp. 242 ss.; G. Degli Azzi, C., G. C., in Dizionario del Risorgim. nazionale, II, Milano 1930, pp. 731 s.;G. L. Martelli, G. C. C. d. S., in Perusia, VI (1934), p. 53; G. Ermini, Storia dell'univ. di Perugia, Bologna 1947, pp. 695 s.; P. Treves, L'idea di Roma e la cultura ital. del sec. XIX, Milano-Napoli 1962, pp. 82 s.; L. C. Pickert, Relazioni fra archeologi ital. e tedeschi nell'Ottocento, in Rend. della Acc. naz. dei Lincei, s. 8, XVIII (1963), 5-6, pp. 373-408; F. Duranti, Simpatie. E. Ricci. G. C. L. Rossi, Perugia 1966, pp. 32 s. Sulpadre del C.cfr. F. Bartoli, Alla memoria ed alla virtù del conte F. Conestabile della Staffa, Perugia 1857. Sul figlio Francesco cfr.: A la memoria del conte Francesco Conestabile della Staffa, suppl. a Rinnovamento. Quindicinale dei giovani cattolici umbri, III (1924), pp. 1-4.