CONCORDIA
Divinità romana personificante l'unione politica, o anche l'affetto dei parenti e soprattutto dei coniugi; durante l'Impero, quando le lotte dei partiti furono sostituite dalle sanguinose competizioni dei generali che aspiravano al trono, simboleggiò la fedeltà di tutto l'esercito verso l'imperatore nonché, dalla riforma di Diocleziano in poi, l'accordo fra i due Augusti ed i due Cesari (C. Augustorum). Naturalmente s'insisteva pubblicamente sul culto della dea soprattutto quando la concordia era a fatica ristabilita. La più antica menzione della dea è fatta risalire dalle fonti al 387 a. C., allorché Camillo le dedicò un tempio nel Foro, ai piedi del Tabulario, ricostruito con maggior lusso dal console Opimio, nel 121 a. C., dopo l'uccisione di Gaio Gracco. Durante l'Impero, la C. Augusta simboleggiò la pace domestica della Casa Imperiale e quindi assommò i due caratteri, pubblico e privato, della divinità. Talora le imperatrici furono rappresentate sotto l'aspetto della dea.
Le monete ci fanno conoscere numerose rappresentazioni figurate della C., tutte variate nei particolari, ma che si riducono a due tipi principali: il tipo della dea seduta ed il tipo della dea stante. Dei due, il primo è assai più frequente del secondo. Le varianti ne sono secondarissime. In un caso la dea regge la cornucopia; in un altro ne regge due; in un terzo la cornucopia sta a terra, mentre la dea appoggia il braccio ad una statuetta, ritta su una base rotonda, rappresentante probabilmente la Fortuna; in un quarto appoggia il braccio ad una cornucopia che posa su un globo. Tutte queste varianti sono evidentemente dovute alla fantasia dell'artista monetario; ma che la statua di culto del tempio alle pendici del Campidoglio avesse un aspetto assai simile al tipo esemplificato dalle monete suddette (nelle quali la figura della C. occupa tutto il campo della moneta stessa) ce lo attesta una moneta di Tiberio, che ci mostra la dea sotto tale aspetto nell'interno del tempio.
L'altro tipo, stante, è adoperato spesso per la C. exercituum ed è caratterizzato dalle insegne legionarie. Questo secondo tipo è evidentemente indipendente dal primo e quindi anche dalla statua di culto urbana. La dea sta in piedi, perché ciò più si adatta ad un essere - sia pure divino - connesso con l'esercito. Sulle monete dei successori di Diocleziano, allorché l'Impero diviene quasi una "grande caserma", troviamo la C. militum che riceve una Vittoria dalle mani di Giove, oppure due Concordie che si stringono la mano. Forse la C. del secondo tipo ripete una statua di culto venerata negli accampamenti.
Bibl.: Dict. Ant., s. v.; Pauly-Wissowa, s. v.; R. Peter, in Roscher, I, 1886, cc. 914-22, s. v. La moneta di Tiberio è riprodotta in G. Lugli, Roma antica. Il centro monumentale, Roma 1946, p. 113, fig. 21.