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BENNETT, Compton

di Emanuela Martini - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Bennett, Compton (propr. Compton-Bennett, Robert)

Emanuela Martini

Regista inglese, nato a Tunbridge Wells (Kent) il 15 gennaio 1900 e morto a Londra il 13 agosto 1974. Fu un tipico cineasta del secondo dopoguerra inglese, quando le istanze realistiche prevalenti dagli anni Trenta alla metà degli anni Quaranta si scontrarono con la voglia di evasione del pubblico. Il successo internazionale di The seventh veil (1945; Il settimo velo), un melodramma a sfondo psicoanalitico che resta uno dei suoi film migliori, gli procurò un contratto a Hollywood, ma dopo tre produzioni B. tornò in Inghilterra, dove dagli anni Sessanta in avanti fu soprattutto regista televisivo. Dopo aver abbandonato la scuola a quindici anni e aver intrapreso numerosi mestieri, entrò nell'industria cinematografica nel 1932, come montatore per Alexander Korda e Sydney Box. Durante la Seconda guerra mondiale montò e diresse documentari e film di propaganda per l'esercito, per passare poi al lungometraggio di finzione dopo la fine del conflitto. Con The man in grey (1943; L'uomo in grigio) di Leslie Arliss era nato il filone dei grandi melodrammi prodotti dalla Gainsborough, e The seventh veil è esemplare delle ingenuità ma anche della forza emotiva di tale filone: in bianco e nero, intessuto di flashback, gioca sull'esplicito sadomasochismo del rapporto dei due protagonisti, la bionda e gelida Ann Todd e il torvo James Mason. Fu ancora Ann Todd al centro di Daybreak (1947; Il boia arriva all'alba), che conferma il senso dell'atmosfera di B.: squarcio rivelatore dei due volti dell'anima inglese, divisa tra tranquilla quotidianità e inquietudine, è un noir ambientato in dimessi ambienti familiari, e il cupo contrasto provocò l'intervento della censura che costrinse il regista a tagliare e rimontare il film. Ma la partenza per Hollywood mise un freno alle potenzialità del suo stile. Dopo il dramma romantico My own true love (1948), gli furono affidate due opere spettacolari in costume, That Forsyte woman (1949; La saga dei Forsyte) e King Solomon's mines (1950; Le miniere di Re Salomone, in collaborazione con Andrew Marton), che diresse con mestiere, ma contenendo i risvolti più foschi e interessanti del suo romanticismo. Ritornato in Inghilterra, nei film successivi affrontò temi diversi, dalla guerra di The gift horse (1953; Il cacciatorpediniere maledetto) allo spionaggio di Beyond the curtain (1960; Berlino est, passaporto falso); il suo risultato migliore fu il thriller melodrammatico Desperate moment (1953; I disperati). Girò nel 1965 l'ultimo film, How to undress in public without undue embarassment, quindi si dedicò alla televisione.

Vedi anche
Stewart Granger Nome d'arte dell'attore inglese James Lablache Stewart (Londra 1913 - Santa Monica 1993); attore di teatro, ha fatto parte dell'Old Vic (1934-38); nel cinema dal 1939, ha interpretato numerosi film, tra cui: Caesar and Cleopatra (1945); King Solomon's mines (1949); Scaramouche (1950); Prisoner of Zenda ... Donen, Stanley Donen ‹dóunën›, Stanley. - Regista cinematografico statunitense (n. Columbia, Carolina del Sud, 1924). Inizialmente ballerino e coreografo, ha diretto alcuni tra i più noti film musicali dagli anni Quaranta in poi come On the town, il suo esordio (Un giorno a New York, 1949, con le musiche di L. Bernstein) ... Milestone, Lewis Milestone ‹màilstoun›, Lewis. - Regista cinematografico, il cui cognome originario era Milstein (Kišinëv, oblast´ di Odessa, 1895 - Los Angeles 1980); laureatosi in ingegneria a Gand, entrò nel cinema come montatore. Passato alla regia, ha diretto: The garden of Eden (1928); The racket (1929); Betrayal ... Deborah Kerr Kerr ‹kàa›, Deborah. - Attrice cinematografica (n. Helensburgh, Scozia, 1921 - Botesdale, Suffolk, 2007); dopo un esordio come ballerina al Sadler's Wells Theatre, passò alla prosa partecipando a varî spettacoli e nel 1940 esordì nel cinema in Inghilterra (Major Barbara). Affermatasi con Black Narcissus ...
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