comportamento collettivo
comportaménto collettivo locuz. sost. m. – Comportamento autoorganizzato di un insieme di individui, che li porta ad agire come un'entità a sé stante, dotata di vita e intelligenza propria (da qui l'uso anche del sinonimo intelligenza collettiva per descrivere il fenomeno). In questo modo il gruppo diventa qualcosa di fondamentalmente diverso (e superiore) rispetto alla semplice somma delle sue parti. Il comportamento collettivo è il risultato di semplici regole, che sono allo stesso tempo strettamente individuali e locali. Per es., nel mondo animale, gli storni, raggruppati in enormi stormi che possono contare sino a centinaia di migliaia di individui, compiono al tramonto evoluzioni complicatissime, dando prova di una sorprendente coordinazione. Ogni uccello interagisce solo con gli individui a lui vicini nello spazio, senza avere nessuna cognizione della struttura globale del gruppo. Ciascuno cerca di allineare la propria direzione del moto a quella dei vicini e questa tendenza locale all’allineamento si propaga da uccello a uccello, generando la coordinazione collettiva che tanto stupisce l’osservatore. È più appropriato, dunque, parlare di comportamento collettivo, piuttosto che di intelligenza collettiva. Quello che di veramente intelligente troviamo in questi fenomeni sono le regole di comportamento dei singoli individui, capaci di generare una tale efficace coordinazione a livello di gruppo. Queste regole sono state plasmate dall’evoluzione e sono dunque ottimizzate per garantire le maggiori probabilità di sopravvivenza e la maggiore adattabilità. Un secondo aspetto rilevante è che spesso nell’evoluzione di uno stormo di uccelli non c’è alcun controllo centralizzato, quale potrebbe essere quello indotto da un leader. Tutte le decisioni del gruppo (come un cambio di direzione o l’atterraggio) vengono determinate collettivamente attraverso un meccanismo di amplificazione di una fluttuazione locale. Per es., se un certo numero di uccelli, superiore a una determinata massa critica, cambia direzione all’improvviso, attraverso le regole di comunicazione locale questa fluttuazione si diffonde all’interno dello stormo, dando luogo a un cambio di direzione globale. Questo fenomeno di coordinamento decentralizzato, basato sull’applicazione scrupolosa di regole di comportamento locali, è chiamato autoorganizzazione. Tale fenomeno non è certo limitato agli uccelli, ed è anzi molto diffuso nel regno animale. Notevole è il caso dei pesci che formano enormi banchi con caratteristiche di autoorganizzazione simili a quelle degli uccelli, anche se con proprietà morfologiche alquanto differenti. Sardine, aringhe e merluzzi sono tutti specie gregarie che possono formare gruppi coesi dal movimento molto coordinato. Uccelli e pesci danno luogo a evoluzioni straordinarie, soprattutto per la loro possibilità di muoversi liberamente in tre dimensioni. Tuttavia, si verificano numerosi casi di comportamento collettivo anche tra gli animali terrestri che si muovono in due dimensioni. È questo il caso di molti grandi mammiferi, come zebre e bufali. Questi animali hanno una dinamica autoorganizzata non troppo dissimile da quella descritta sopra: sotto l’influsso di uno stimolo esterno, tipicamente un predatore, il gruppo si muove in modo coordinato, massimizzando la probabilità di fuga dei suoi membri. Anche in tale caso, la coordinazione discende da regole di comportamento puramente locali seguite dagli individui. Il comportamento collettivo animale, inoltre, non è certo limitato ai Cordati. Esempi straordinari vengono anche dagli sciami di insetti, quali moscerini e locuste, e dalle dinamiche collettive degli insetti sociali, in particolare dalle api e dalle formiche. Ampliando la prospettiva, il comportamento collettivo autorganizzato è diffuso anche nel contesto dei fenomeni sociali ed economici, sebbene in questo caso non sempre la coordinazione raggiunta sia all’altezza di quella osservata negli animali. Esempi notevoli sono i fenomeni di affollamento, in cui imponenti masse di individui devono evacuare una regione confinata (per es., dopo un concerto o in grandi manifestazioni di piazza); il traffico pedonale e automobilistico; gli applausi alla fine di un concerto e la hola dei tifosi sportivi; ma anche fenomeni collettivi più squisitamente sociali, come la formazione di trend e flussi di opinione, gli effetti di herding (dall’ingl. herd «gregge») e la creazione di bolle speculative nei mercati finanziari. In molti di questi esempi, come nel caso dei gruppi animali, ogni individuo agisce sulla base di un’informazione puramente locale e molto limitata, senza avere alcuna nozione del comportamento del gruppo. Comportamento collettivo e autoorganizzazione sono dunque fenomeni diffusissimi in natura, presenti a vari livelli disciplinari, dalle scienze fisiche a quelle biologiche e sociali, e per questo il loro studio richiede un metodo fortemente interdisciplinare.