compenso
. Etimologicamente (cum e pensum, da pendo, " pesare ") " tutto ciò che serve a ristabilire un equilibrio, a bilanciare qualcosa ", " contrappeso ", " indennizzo ", " rimedio ". In D. il sostantivo compare in due luoghi della Commedia, sempre in rima. Più che in If XI 13, in Pd IX 19 " Deh, metti al mio voler tosto compenso, / beato spirto ", dissi, " e fammi prova / ch'i' possa in te refletter quel ch'io penso! ", il termine è usato in modo pregnante, e conserva il suo significato originario; bene se ne accorgono, fra i commentatori moderni (poiché agli antichi il valore del sostantivo sfugge) il Fallani, e soprattutto il Sapegno, che commenta: " Compenso qui sta... etimologicamente [per] ‛ contrappeso '; e significa una risposta, che corrisponda esattamente, che appaghi appieno il desiderio ".
In If XI 13 " Alcun compenso ", / dissi lui, " trova che 'l tempo non passi / perduto ", all'idea di un c. quasi da linguaggio giuridico, si sostituisce quella, più colloquiale, meno pregnante, di " qualcosa che compensi il tempo impiegato nella sosta, in modo che questo non passi perduto " (Grabher); e il Momigliano può soffermarsi ad annotare " la naturalezza dialogica " e il tono familiare, per cui c. non appare qui, in bocca a D., come voce dotta.