COMO (A. T., 20-21)
Una delle più belle e industri città della Lombardia, situata in pittoresca posizione, a 202 m. s. m., all'estremità meridionale del ramo del Lario, che tortuosamente si dirige verso SO., e che, al suo termine, non ha emissario. La città si stende in una piccola pianura alluvionale aperta a NO. verso il lago, e dominata a E. dai ripidi pendii del Monte di Brunate, a S. dai pendii dell'altipiano di Camerlata, con la collina del Baradello, su cui s'innalza la torre dell'antico maniero, che difendeva Como verso la pianura, e a O. dal M. Olimpino, che divide la conca di Como dalla pianura di Chiasso.
La città ricorda, nel suo aspetto generale, sebbene ampliata e abbellita in questi ultimi tempi, le vetuste sue origini. Con le sue vie strette, le sue costruzioni irregolarmente addossate le une alle altre, le sue varie e ricche bellezze artistiche, e la fervida e operosa attività, che dà vita e movimento alle sue vie, ci offre tutti i peculiari caratteri d'una città lombarda. Il nucleo dell'antica città presenta la forma di un rettangolo, avente una superficie di 400.000 mq.; sussistono ancora lunghi tratti delle antiche mura erette riel 1192 e ormai superate dalla città nel suo sviluppo; a mezzodì si elevano ancora tre delle torri innalzate lungo la cinta; di esse, quella di mezzo, quadrata, detta Torre di Porta Vittoria (o anche Porta Torre) è la più nota. Centro della vita cittadina è ora la bella e moderna Piazza Cavour, che si apre sul lago, in corrispondenza delle due passeggiate Lungo Lario di Levante e Lungo Lario di Ponente. Nelle immediate vicnanze della città sono degne di nota numerose ville.
La popolazione del comune di Como è andata notevolmente aumentando: nel 1861 saliva a 24.000 ab.; nel 1881 a 25.000; nel 1901 a 38.895; e, secondo il censimento del 1921, risultava di 48.066 abitanti, dei quali 37.537 appartengono al nucleo urbano. La superficie del territorio comunale è di 21,47 kmq.
L'importanza che ha attualmente Como fra le città d'Italia deriva specialmente dalle numerose industrie che prosperano nella città stessa e nei dintorni. In primo luogo si deve porre l'industria della filatura e della tessitura della seta. Nel Medioevo l'industria preferita dai Comaschi era stata quella dei pannilani, per i quali s'importava materia greggia dal Veneto e sino dall'Inghilterra, dalla Provenza e dalla Spagna. Si dice che nel Medioevo, più di quattordicimila persone del Comasco vivessero di questa industria, il cui valore si calcolava arrivasse a centottantamila ducati. Ma nel 1510 Pietro Boldoni di Bellano impiantò in Como il primo opificio per la filatura della seta: da allora la produzione dei pannilani andò attenuandosi, mentre si affermava ogni giorno di più la nuova industria serica, i cui prodotti acquistarono fama mondiale. Accanto a questa più importante, in Como fiorisce l'industria alberghiera, favorita dalla fitta rete di strade, autostrade, ferrovie e tramvie che irraggiano dalla città. Per il loro carattere turistico hanno importanza: la funicolare per Brunate; l'autostrada per Milano (40 km.); la ferrovia Nord-Milano, che riversa i numerosi villeggianti e turisti della metropoli lombarda, la ferrovia internazionale del Gottardo (Milano-Lugano), per cui discendono nel Comasco un gran numero di forestieri, la Società Lariana per la navigazione sul lago.
La vita e l'importanza della città di Como non può andare disgiunta da quella dei suoi immediati dintorni, che, sia dalla parte del lago, sia dalla parte del monte e della valle, contribuiscono al movimento di turisti, con le loro bellezze naturali, e al movimento di lavoro, con i molti opifici. Brunate, con la sua bella e ardita funicolare, che si sviluppa per più di 1000 m.; Cernobbio, San Fermo della Battaglia, sull'amena collina; Camerlata (compreso nel comune di Como); il Colle di Baradello e numerosi altri paesi e località hanno in Como il centro naturale.
Monumenti. - Como, dal cui territorio si diffusero sin dal secolo VIII i magistri comacini, nulla conserva di architettura medievale anteriore al sec. XI; ma da questo secolo in poi ha costruzioni di grande importanza, anche se mutilate e parzialmente trasformate. Gli avanzi dell'episcopio (1015) sono venuti in luce nel 1931; ben conservato è S. Abbondio (già consacrata nel 1095),, cui fu tolto nel Seicento uno dei campanili, rifatto negli ultimi anni del secolo scorso; l'interno ha cinque navate, con pilastri tondi e capitelli cubici, e nartece interna, mentre dell'esterna non restano che i pilastri addossati alla semplice facciata. La decorazione scultoria è limitata alle finestre del presbiterio e dell'abside (all'esterno). I campanili fiancheggianti il presbiterio fanno ricordare qualche chiesa tedesca; e ciò può provare l'influenza comacina in Germania, attestata anche dall'imitazione del S. Fedele in Santa Maria in Campidoglio a Colonia. L'abside è interamente dipinta con fatti della vita di Cristo, figure di Apostoli, ecc. (sec. XIV). S. Carpoforo, sulle prime balze del colle ove sorge la torre del Baradello, è specialmente notevole per le vòlte a botte sulle navatelle e per la cripta di maestose proporzioni e per il presbiterio a un livello assai più alto del piano della chiesa. S. Giacomo, di cui ora non rimangono che la parte terminale delle navate, il transetto, la cupola e le absidi, era uno degli organismi più completi e caratteristici del periodo romanico a Como, con l'abside a nicchie e logge nell'esterno. La chiesa di S. Fedele, stretta anch'essa tra meschine casupole, con una pianta originalissima, a navate che terminano in corpo concentrico trilobato, con matronei e cupola, presenta una fusione del sistema basilicale con quello centrale come l'antico S. Lorenzo di Milano. L'abside presbiteriale, adorna di logge all'interno e all'esterno, di perfetta struttura in pietra da taglio, è rimasta quasi sola a testimoniare dell'antica bellezza di S. Fedele, come la fastosa porta adiacente all'abside attesta che anche la decorazione scultoria doveva essere assai pregevole. Gaudenzio Ferrari dipinse quattro affreschi nella cappella della Vergine. Carlo e Diego Carloni nel sec. XVII furono gli autori della trasformazione interna.
Il Broletto, costruito nel 1215 con ottima struttura in massi regolari di pietra calcare, grigio scura, bianca e rosea, mostra che assai presto i Comacini adottarono le forme gotiche. Una parte ne fu abbattuta per far luogo alla costruzione della Cattedrale.
Assai bene conservata è la Porta Torre, a due aperture, secondo l'uso romano, verso l'esterno, e una sola ampia verso l'interno. Si eleva a poca distanza dalle importanti vestigia dell'antica porta romana nei sotterranei dell'Istituto tecnico, ed occupa il centro della diritta linea di mura tra le torri angolari pentagone di S. Vitale e di Porta Nuova, cioè di uno dei lati dell'antica Como quadrata
Negli ultimi anni del sec. XIV si decise il completo rifacimento dell'antica cattedrale: la grande opera si concluse con la cupola nel Settecento e perciò rappresenta la sintesi della vita artistica di Como dal periodo gotico trecentesco ai tempi moderni. Le tendenze gotiche vi furono presto sopraffatte dal Rinascimento, per opera specialmente dei fratelli Tommaso e Filippo Rodari da Maroggia. L'opera poté completarsi non senza armonia ed organicità; Lorenzo degli Spazzi, Florio da Bontà, Luchino Scarabota, Pietro da Breggia e i Rodari; poi Cristoforo Solari e più tardi il Biffi, il Castello, il Fontana e Filippo Juvara, si susseguirono con ordine, formando un organismo che alle tre navate del vecchio tipo tradizionale ha aggiunto tre absidi intorno al quadrato centrale che sorregge la cupola, secondo il concetto bramantesco.
Nell'interno del duomo vi è ricchezza di opere d'arte. Accenniamo ai dipinti del Luini: Madonna col Bambino e santi, Epifania, Adorazione dei pastori; ai dipinti di Gaudenzio Ferrari: Sposalizio e Fuga in Egitto; e infine agli affreschi del Morazzone, specialmente nella sagrestia dei Mansionarî, nonché allo stendardo della Confraternita di S. Abbondio, dipinto dallo stesso Morazzone.
Sono di grande pregio gli undici arazzi che ornano il tempio nelle solennità, lavorati a Ferrara, a Firenze e in Fiandra.
Il nucleo più antico di Como conserva case e palazzi medievali; si ricorda il palazzo Rusconi, medievale all'esterno e all'interno sontuosamente ricostruito nei secc. XVI e XVII ma ora squallido.
V. tavv. CLXXXI e CLXXXII.
Bibl.: Molti studî di argomento archeologico e storico-artistico riguardanti Como e territorio si trovano nella Rivista archeologica della provincia e antica diocesi di Como, Como 1872 segg.; v. anche, oltre le opere citate appresso, V. Barelli, Notizie storiche sulle chiese di Como, Como 1858; id., Il S. Carpoforo, in Rivista archeologica (1872); id., Restauri alla prepositurale di S. Fedele in Como, ibid. (1874); id., Monumenti comaschi, Como 1888; C. Boito, La chiesa di S. Abbondio e la basilica di Sotto, Milano 1868; id., Architettura del Medioevo in Italia, Milano 1881; F. De Dartein, Étude sur l'architecture lombarde, Parigi 1884 (con atlante); L. Beltrami, Relazioni annuali dell'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia (1ª, 2ª, 3ª), Milano 1893-1895; G. Moretti, Relazioni annuali c. s., 4ª, 5ª, 6ª, 7ª e 8ª, Milano 1896-1903; A. Venturi, Storia dell'arte ital., II e III, Milano 1902 e 1903; G. T. Rivoira, Le origini dell'architettura lombarda, 2ª ed., Milano 1908; G. Moretti, La conservazione dei monumenti della Lombardia (1900-06), Milano 1908; A. K. Porter, Medieval Architecture, I, New York 1909; P. Toesca, La pittura e la miniatura in Lombardia, Milano 1912; id., Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927.
Per la geografia (città e provincia), C. Amoretti, Viaggio ai tre laghi, Milano 1824; G. B. Giovio, Como e il Lario, Como 1795; C. Cantù, Como e il suo lago, Milano 1872; E. Brusoni, Guida alle Alpi Centrali italiane. Alpi comasche, II, Como 1885; id., Como, il suo lago e i suoi monti, Domodossola 1893; id., Guida completa illustr. della Valsassina, Lecco 1903; Notizie sulle condizioni industriali della prov. di Como, in Annali di statistica, 1896; Guida d'Italia del T. C. I.: I, Piemonte, Lombardia, Canton Ticino, 4ª ed., Milano 1925; C. Porro e S. Grande, La Lombardia e il Canton Ticino, Torino 1925.
Istituti di cultura. - La Biblioteca Comunale sorta sulla fine del sec. XVII per legato di Francesco Benzi al collegio dei giureconsulti, passò nel 1797 in proprietà del comune, e fu dopo qualche anno allogata all'ex-monastero di S. Cecilia, trasformato in Palazzo degli studî. Si accrebbe durante i secoli XVIII e XIX dei libri delle congregazioni soppresse e per donazioni di privati, sino all'attuale consistenza di circa 100.000 libri e opuscoli e di 600 manoscritti. Vi è unito dal 1898 l'Archivio storico civico.
Il Museo Civico d'archeologia e d'arte, istituito nel 1837 e accresciuto della raccolta del conte F. Giovio, nel cui palazzo ha sede, custodisce le memorie storiche della regione comense: una ricca collezione paletnologica di oggetti provenienti dalle stazioni palafitticole dei laghi (Varese, Monate, Pusiano, Como) e le collezioni di armi e monete raccolte dal can. V. Barelli che riorganizzò il museo nel 1871.
La commemorazione centenaria voltiana ha avuto, grazie alla munificenza di Francesco Somaini, durevole frutto nell'istituzione del Tempio voltiano inaugurato il 15 luglio 1928; il museo custodisce gli strumenti scientifici usciti dalle mani stesse del grande scienziato o fedelmente ricostruiti. una raccolta bibliografica, alcune lettere autografe di lui e altri ricordi.
Il movimento degli studî si raccoglie intorno a due istituzioni: la Società storica per la provincia e antica diocesi di Como, fondata nel 1878, che promuove lavori storici e li pubblica nel suo Periodico e in una Raccolta storica comense; e la Società archeologica comense, che, istituita nel 1902, cura la pubblicazione della Rivista archeologica della città e provincia di Como, iniziata sin dal 1871; e che estende la sua azione di studî e scavi al territorio dell'antica diocesi e quindi anche a terre ora della Valtellina e della Svizzera italiaria. Como è dotata delle scuole di primo e secondo grado di tutti i tipi: fra le quali è da ricordare l'Istituto nazionale di setificio, destinato a preparare i periti in quell'industria e operai specializzati, e dotato di laboratorî e opifici.
Arte tipografica. - L'antica tipografia comense è specialmente nota per la bellissima edizione dell'Architettura di Vitruvio, tradotta da Marco Bono, bergamasco, Benedetto Giovio e altri, con il commento di Cesare Cesariano, impressa da Gotardo da Ponte il 21 luglio 1521. Ma assai prima l'arte della stampa era apparsa nell'industre cittadina lombarda: Ambrogio De Orchi e Dionigi Paravicini (proveniente da Cremona) vi avevano pubblicato nell'agosto 1474 il Tractatus appellationum qui tractatus Congiarium nuncupatus est di G. A. di San Giorgio (esemplari nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e nella Biblioteca Bodleiana di Oxford). Un altro tipografo, Baldassarre di Fossato, stampò nel 1477 l'Opus statutorum di Alberico de Rosate (un esemplare al British Museum e nella Biblioteca Comunale di Como) e nel 1479 la Vita di s. Giovanni de Capistrano, di cui apparentemente si conoscono i tre soli esemplari della Biblioteca Comunale di Como, della Nazionale di Napoli e del British Museum.
Storia. - L'antica Comum fu cittb romana della XI regione augustea (Transpadana). La località, già abitata durante l'età del bronzo, fu sede d'una numerosa popolazione durante la successiva eta del ferro fino ai tempi romani. I Comenses si affacciano alla storia primamente l'anno 196 a. C., in cui su di essi, come sui finitimi Insubri, trionfò il console M. Claudio Marcello. Nell'89 a Como, malmenata dai finitimi Reti, venne concesso il diritto latino. Successivamente un Cornelio Scipione vi dedusse 3000 coloni. Con Giulio Cesare si ebbe un'altra deduzione di 5000 coloni e l'appellativo Novum Comum. Novum Comum, come colonia di diritto romano, venne iscritta alla tribù Ufentina. Gli avvenimenti posteriori sono poco noti: la citta in età imperiale ci appare abitualmente col semplice nome Comum, non più colonia, ma municipio, il cui territorio confinava con quello di Mediolanum e di Bergomum. Como nel tardo impero fu base di una flottiglia e sede del prefetto della medesima. Da nobilissima famiglia comense nacquero il naturalista Plinio il Vecchio e il letterato Plinio il Giovane.
Toccata dalle scorrerie di Attila, Como ebbe a soffrire nella guerra gotica, ma fu restaurata da Narsete, che della città fece un propugnacolo a quella linea fortificata pedemontana, che sbarrava verso il settentrione l'accesso in Italia ai barbari. Tale linea fortificata venne a proteggere le valli contro l'occupazione ascendente dal piano ed è probabile che la città abbia opposto una strenua resistenza ai Longobardi, poiché durante la loro dominazione ne troviamo incorporato il territorio nel ducato di Milano; non ultima causa, questa, delle cruente lotte medievali. Con i Franchi, Como diviene centro di un comitato e, per merito dei suoi vescovi, cresce a poco a poco d'importanza. Successive donazioni rendono il vescovo vero capo del nuovo ente politico, e dalla supremazia vescovile alla costituzione del comune il passo fu breve.
Costituitosi questo, verso lo scorcio del sec. XI, cominciano le lotte contro Milano, per la riconquista degli antichi confini del municipium romano. Il 27 agosto 1127 Como fu presa dai Milanesi. Seguendo le parti di Federico Barbarossa, i Comaschi non solo poterono riacquistare il loro territorio, ma prendere parte alla distruzione di Milano. Durante la 1ª lega lombarda, Como entrò a far parte della lega, che abbandonò subito all'approssimarsi di Federico, rientrando poi in grazia dei collegati lombardi con la pace di Costanza. Ai tempì di Federico II e della 2ª lega lombarda hanno inizio a Como le lotte fra i Vitani, guelfi, e i Rusca, ghibellini, lotte che si protrassero con alterne vicende fino al 1303, quando la fazione guelfa definitivamente s'impossessò della città. La discesa di Arrigo VII portò un rovesciamento di posizione: come a Milano ritornano i Visconti, così a Como i Rusca; ma venti anni dopo (1335) Como passò in dominio di Azzone Visconti, e nel dominio della famiglia rimase fino alla morte di Gian Galeazzo (1402). Lo sfacelo dello stato milanese riportò per poco tempo in auge la fazione Vitana, che cadde di fronte all'assalto dato alla città da Franchino ed Ottone Rusca. Questi, insignoritisi di Como, s'allearono con i nemici dei Visconti: donde una guerra terminata col saccheggio di Como e che ebbe per conseguenza un rincrudimento delle lotte fra Vitani e Rusca continuatesi fino al 1408 (17 ottobre), allorché Franchino Rusca venne gridato signore di Como. Da qui comincia un periodo di relativa tranquillità: nel pensiero di Filippo Maria Visconti entrò pure il disegno di riacquistare Como, e poiché Lugano gli s'era data, concluse col Rusca una permuta per cui il duca di Milano acquistava Como, e il Rusca Lugano e quasi tutto il suo lago, con sbocco sul Lago Maggiore. Pensarono i Rusca di rioccupare la città dopo la morte di Filippo Maria, ma i loro sforzi furono paralizzati da Comaschi e Milanesi: caduta la repubblica ambrosiana, anche Como fece omaggio al nuovo duca Francesco Sforza (4 marzo 1451), seguendo d'allora in poi le sorti della metropoli milanese.
Sfasciatosi il dominio sforzesco, Como venne successivamente occupata da Francesi e da Svizzeri. Nel 1521 fu assediata e occupata dagli Spagnoli del marchese di Pescara. Seguì poi le sorti della restante Lombardia, anche al tempo della Repubblica e del Regno d'Italia, in cui fu centro del dipartimento del Lario.
I moti del '21 vi ebbero poca risonanza: non così la rivoluzione del 1848. Anche Como, avuto sentore della rivoluzione di Milano, costrinse, con una lotta che costò parecchie vittime, le truppe austriache a darsi prigioniere. L'anno seguente Como, guidata dal marchese Raimondi, si tenne, per qualche giorno, sotto un governo provvisorio, che la disfatta di Novara fece dimettere. La riscossa del 1859 vide finalmente abbandonata il 27 maggio la città dagli Austriaci dinnanzi a Garibaldi. Como diede anche i natali al patriota Luigi Dottesio, giustiziato a Venezia nel 1851.
La provincia di Como.
Con decreto del gennaio 1927 fu tolto alla provincia di Como il circondario di Varese; secondo la circoscrizione amministrativa del 31 dicembre 1928, essa comprende 224 comuni, abbraccia una superficie di 2066,88 kmq. e conta 456.948 ab. Viene così ad essere la terz'ultima per estensione tra le provincie lombarde, la quinta per popolazione, la terza per densità.
La provincia di Como, cosi come ora è costituita, non ha una lunga tradizione storica, perché, come avvenne per tante altre regioni, le divisioni territoriali, derivate dai Romani, dai Longobardi e durante il feudalesimo, e consolidatesi nel periodo dei Comuni, furono spesso sconvolte nel periodo napoleonico e cosi conservate dalle successive dominazioni. L'antico Comasco si estendeva un tempo verso nord, rispetto alla città, alle cui porte, dal lato di mezzogiorno, giungeva la giurisdizione di Milano. I territorî di Mendrisio e di Lugano, prima di essere parte del Canton Ticino, e cosi pure la Valtellina, prima di formare la provincia di Sondrio, rientravano nel territorio di Como. L'attuale circoscrizione risale al dominio napoleonico, che fece di Como il capoluogo del dipartimento del Lario (1797), dal quale fu poi staccata la Valtellina (1805) col nome di dipartimento dell'Adda. Nel 1815 il dipartimento fu trasformato in provincia, nella quale, se erano esclusi i territorî a nord, rientravano quelli della Brianza e del Varesotto, su cui prima di Napoleone, si era esteso il dominio di Milano. Per le caratteristiche fisiche e lo sviluppo economico della provincia v. lombardia.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., V, p. 563 segg.; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, pp. 186, 188; A. Holder, Alt-celtischer Sprachschatz, Lipsia 1896, I, s. v. Comon; Giussani e Baserga, in Rivista archeologica della provincia di Como, fasc. 92-93; Patroni, in Notizie degli scavi di antichità, 1915, pp. 298, 301; G. Rovelli, St. di Como, Milano-Como 1789-1803, con appendice a tutto il 1802, Como 1808; M. Monti, Storia di Como, Como 1829-1832; C. Cantù, St. della città e della diocesi di Como, Como 1900; Poema de bello et excidio urbis comensis ab a. 1118 usque ad a. 1127, in Rer. It. Script. V; Campiche, Die Kommunalverbassung von Como im 12. und 13. Jahrh., Zurigo 1929; Maiocchi, Storia dei vescovi di Como, Pavia 1929; S. Monti, Storia ed arte nella prov. e antica diocesi di Como, Como 1906; id., pagine di storia comasca contemporanea, Como 1917.