commozione cerebrale
Alterazione funzionale temporanea delle funzioni cerebrali, causata da forza fisica (corpo contundente a vasta superficie d’impatto) che trasmette movimento al cervello entro la scatola cranica ferma (trauma accelerativo), oppure da una superficie rigida che arresta il capo in movimento (trauma decelerativo). Nella c. c. non esiste intervallo libero fra il trauma e i sintomi, la cui durata è variabile (da minuti, a ore, a giorni), ma che sono sempre reversibili. Durante il trauma il cervello, situato entro la scatola cranica rigida e ancorato alla base connessa con il rachide cervicale, subisce un movimento in senso lineare o, più spesso, rotatorio: le fibre nervose del tronco encefalico vengono sottoposte a stiramento, con danno assonale diffuso spec. a livello subtalamico e mesencefalico (ove è più fisso il cervello); la formazione reticolare, in partic., è quella chiamata in causa per le manifestazioni cardiocircolatorie e respiratorie. I segni clinici di un danno commotivo sono: l’immediata perdita di coscienza, l’areflessia, il momentaneo arresto della respirazione, la bradicardia temporanea e la caduta della pressione arteriosa. Nel giro di secondi o minuti solitamente i parametri vitali ritornano nella norma, mentre dura più a lungo la stato di incoscienza o di semincoscienza. Durante la c. c. si possono verificare, spec. per traumi facciali, estensioni toniche degli arti e movimenti clonici, detti convulsioni commotive. Dopo un intervallo di tempo variabile (anche alcuni giorni), il paziente, pur non essendo in grado di vedere, apre gli occhi, recede l’areflessia, e progressivamente si ripristina il contatto con l’ambiente. Tipicamente questa fase è oggetto di amnesia e la durata dell’amnesia è l’indice di gravità del danno commotivo; quando il paziente è in grado di creare tracce mnesiche del proprio vissuto e di collegarle fra loro, quando cioè scompaiono sia l’amnesia retrograda sia l’anterograda, si può parlare di pieno recupero dalla commozione cerebrale.