commenda
In ambito ecclesiastico, in età medievale e moderna, la c. (dal lat. commendare, «affidare») costituiva l’uso di affidare a un laico o a un titolare di beneficio un altro beneficio, da gestire non direttamente, ma per mezzo di un vicario. Il commendatario godeva solo dei frutti di quel bene senza alcun obbligo d’ufficio. L’uso di affidare a un vescovo il governo di un’altra diocesi, o di un monastero vacante, appare già sotto Gregorio Magno, e gli affidamenti in c. divennero numerosi dal periodo carolingio in poi, provocando la reazione delle correnti riformatrici. Ma l’abuso continuò e dilagò durante il periodo avignonese del papato e nei secc. 15° e 16° finché vi si oppose, con varie misure, il Concilio di Trento. Tuttavia la c., specie a profitto di cardinali, ma anche di altri ecclesiastici investiti delle c. su monasteri e conventi (onde il titolo di abate commendatario) continuò nei secoli seguenti e si può dire che l’abuso delle c. sia scomparso del tutto solamente negli ultimi decenni.