comfort-food
(comfort food), loc. s.le m. inv. Cibo familiare, economico, gratificante e semplice da preparare, che spesso induce il ricordo dell’infanzia.
• Il cioccolato; protagonista indiscusso di una serie di eventi Parigini in questo periodo, è il “comfort food” più consumato. Ottimo alleato contro la depressione, è presente al salone in tutte le sue forme: fuso, in tavolette, bianco, al latte, fondente, profumato, aromatizzato o sottoforma di rigogliose fontane. (Anna Grasso, Giornale d’Italia, 7 novembre 2013, p. 11, Cucina) • Ci sono cibi che nell’immaginario comune sono considerati elitari. O, quantomeno, poco appetibili. Le alghe, ad esempio. Solo a nominarle, alcuni storcono il naso: troppo salutiste. E dal «sapore insapore». Eppure, se invece si dice «zeppoline di mare», sarà immediata la reazione di apprezzamento. E riaffiorerà l’idea di trattoria, comfort food, cibo delle nonne... (Angela Frenda, Corriere della sera, 14 febbraio 2014, p. 40) • «Il brodo è il miglior comfort-food al mondo, ristora il fisico e l’anima»: con questo proclama, giocando sulla nostalgia e la ricerca ossessiva della tendenza, [Marco Canora] ha messo in carta tre brodi (pollo biologico, manzo con lo zenzero, speciale con tacchino, ossobuco e gallina) e due zuppe, ossia la Chickarina ‒ con pollo, polpette e scarola ‒ e la cara vecchia Ribollita. Tre le dimensioni (small, medium e large…), prezzi da 4 a 9 dollari e la possibilità di personalizzarlo con l’olio piccante calabrese come con i funghi shiitake. (Maurizio Bertera, Giornale, 4 aprile 2015, p. 21, Style week).
- Espressione inglese composta dai s. comfort ‘comodità, conforto’ e food ‘cibo’.
- Già attestato nella Repubblica del 19 marzo 2001, p. 25 (Licia Granello).