combusto
Evidente latinismo (participio di comburere, " bruciare "); è presente in due luoghi, ambedue riferentisi alla tradizione classica. Il primo di essi (If I 75 poi che 'l superbo Ilïón fu combusto) riecheggia Aen. III 2-3; il secondo - Pg XXIX 118 [il carro del Sole] svïando, fu combusto / per l'orazion de la Terra devota - riecheggia Ovidio, che tratta dell'episodio di Fetonte in Met. II 150-324. Al Momigliano l'allusione al carro di Fetonte combusto sembra un'intrusione in un testo che non la richiedeva, " un'appendice trascinata dalla rima " con Augusto. Ma quando si consideri che nei due luoghi le rime sono identiche (Augusto, giusto, combusto), verrà fatto di pensare che, semmai, il secondo passo sia un riecheggiamento del primo. Secondo il Ronconi (Per D. interprete dei poeti Latini, in " Studi d. " XLI [1964] 31) il vocabolo " evoca... le città bibliche, a cui più volte i testi sacri applicano il verbo comburo, sconosciuto a Virgilio ". Come sottolinea il Mazzoni (Saggio di un nuovo commento alla D.C., p. 120) " siamo dunque in presenza... di quella ostentata contaminazione fra elemento classico ed elemento biblico ch'è parte fondamentale della cultura dantesca "; egli rinvia anche ad A. Schiaffini, D., retorica, medioevo, in Atti del Congresso Internaz. di Studi dant., II, Firenze 1966, 185 n. 100.