COLTURA o coltivazione (dal lat. cultura; fr. culture; sp. coltivo; ted. Babauung; ingl. cultivation)
In agraria è quella parte della tecnica che riguarda l'arte di far crescere le piante per ottenerne i prodotti, o comunque l'utilità che possono dare. La parola coltivazione ha significato più ristretto di coltura o cultura, ma frequentemente le due espressioni si usano l'una per l'altra, con l'avvertenza di usare la prima solo quando il discorso si riferisca alle piante, mentre la seconda serve anche per significare l'allevamento di alcune specie di animali (es. bachicoltura, piscicoltura, suinicoltura, ecc.) o anche di microbî e batterî (v. batteriologia).
Per la coltivazione delle piante servono le seguenti operazioni:
a) preparazione del terreno sul quale le piante dovranno crescere, ossia la lavorazione del terreno e la concimazione; b) semina e piantagione; c) governo dello sviluppo delle piante; d) operazioni eseguite sul terreno durante lo sviluppo delle piante per favorire il regolare e rigoglioso accrescimento delle medesime; e) difesa delle piante dalle avversità, cui vanno soggette per sfavorevoli fenomeni meteorici e per malattie dovute ordinariamente ad attacchi parassitarî; f) raccolta e confezionamento dei prodotti.
Preparazione del terreno. - Per iniziare con buon successo una coltura fa d'uopo rimuovere lo strato arabile del terreno, in modo da renderlo soffice ed arieggiato, sminuzzato e netto dalle cattive erbe.
La meccanica agraria moderna offre macchine e attrezzi perfezionati per bene eseguire la lavorazione del terreno. Secondo la specie delle piante da coltivare i lavori saranno più o meno profondi. Le piante legnose (vite, alberi da frutto, gelso, ecc.) richiedono, all'impianto, un lavoro molto profondo, da cm. 80 a un metro e più, che si dice scasso o sterro. Anche alcune colture erbacee di piante a profonde radici (granoturco, canapa, patata, barbabietola, tabacco, erba medica, ecc.), sebbene in grado minore, esigono lavoro più profondo dell'ordinario, cioè da 35 a 60 centimetri, tale lavoro è detto rinnovo perché con esso si rinnova parzialmente lo strato arabile. Per altre colture erbacee come grano, avena, orzo, leguminose da granella, ecc., bastano lavori di media profondità, da 20 a 35 centimetri, con i quali viene rimosso soltanto lo strato arabile del terreno.
Successivi lavori di complemento (erpicature, estirpature) servono a perfezionare la preparazione meccanica del terreno; inoltre, nei climi più o meno umidi, conviene provvedere al facile scolo delle acque superflue di superficie o sotterranee, mediante opportuni solchi e fognature.
Ma la preparazione del terreno per una determinata coltura implica anche la concimazione, ossia l'apporto di materie fertilizzanti atte a fornire nutrimento alle piante mediante i sali nutritizî disciolti nell'acqua che, per mezzo delle radici, le piante stesse assorbono dal suolo.
Per l'azione combinata della lavorazione e della concimazione viene favorita l'attività d'innumerevoli microrganismi esistenti nel terreno i quali, in condizioni propizie, contribuiscono alla preparazione di sostanze nutritizie per le piante. Pertanto la buona preparazione accresce la fertilità del terreno, sia col migliorarne le condizioni fisiche, sia aumentandone la riserva di materiali nutritizî in istato di poter essere prontamente assorbiti dalle radici delle piante.
Semina o piantagione. - Altra operazione iniziale della coltivazione delle piante è la semina o la piantagione.
La maggior parte delle piante vengono riprodotte mediante semina. Le piante erbacee vengono generalmente seminate a dimora, cioè nel terreno dove dovranno crescere. Le piante legnose, invece, vengono generalmente poste in appositi semenzai e per successivi trapianti in vivai o piantonai, dove frequentemente sono anche sottoposte all'operazione dell'innesto; qui vengono allevate finché, grandicelle, siano idonee ad essere poste a dimora.
Non mancano casi in cui conviene formare semenzai anche di piante erbacee da trapiantarsi poi a dimora; ciò è frequente nella coltura ortense, piuttosto raro nella coltura campestre (tabacco, riso). Né mancano casi in cui piante legnose vengono seminate a dimora, come si pratica talora per il mandorlo, il pesco, il carrubo e, su scala più vasta, per numerose piante forestali.
Alcune piante non vengono ordinariamente riprodotte per seme, ma per mezzo di tuberi (patata, girasole tuberoso, ecc.) o per mezzo di rizomi (giaggiolo, canna, mughetto, ecc.) o di talea (vite, luppolo, fico, ecc.).
La riproduzione delle piante, sia per seme, sia per via agamica, implica più o meno importanti operazioni di selezione. Queste possono essere limitate alla opportuna scelta delle varietà e alla cernita meccanica del seme, oppure possono comprendere l'isolamento dei tipi più pregevoli facenti parte di comuni varietà, o anche la creazione di varietà nuove a mezzo d'incrocio artificiale.
Il compito del coltivatore generalmente si limita alla selezione meccanica e alla conservazione in purezza delle razze elette che gli vengono fornite da idonei istituti di genetica vegetale.
Governo dello sviluppo delle piante. - Per bene regolare lo sviluppo di alcune specie di piante, o per meglio disporle alla produzione, occorrono speciali operazioni da eseguirsi sulle piante stesse; esse sono principalmente la potatura e l'innesto. Con la potatura si sopprimono germogli o rami inutili, superflui o guasti, se ne cimano od accorciano altri in modo da dare una forma conveniente alla pianta e da ridurre il numero delle gemme a quante la pianta stessa è in grado di bene svilupparne. Operazioni accessorie della potatura sono talora l'applicazione di sostegni e la legatura dei rami, come pure la raschiatura della corteccia morta, la spennellatura del ceppo o del tronco con latte di calce o poltiglia ferro-calcica, ecc.
La potatura riguarda quasi esclusivamente le piante legnose e in special modo la vite, l'olivo, gli alberi da frutto, il gelso, ecc. Però anche alcune piante erbacee vengono assoggettate ad operazioni di potatura; si eseguisce infatti la scacchiatura e cimatura del tabacco, la scacchiatura del pomodoro, talora la cimatura del granturco, ecc.
L'innesto è altra operazione che si compie su piante legnose da frutto, da fiore o da foglia alimentare od ornamentale. Ha per iscopo il miglioramento della varietà o la difesa contro speciali malattie. Così si innestano gemme di piante da frutto di qualità ben nota e pregevole sopra soggetti o piantine selvatiche o parzialmente inselvatichite nella loro riproduzione da seme; oppure si innestano tralci di vite di scelta varietà europea sopra tralci o ceppi di viti americane resistenti ai danni della fillossera; o s'innesta una varietà più pregevole sopra altta di minor pregio per migliorarne o accrescerne la produzione.
Oltre alle operazioni di potatura e d'innesto, altre di minore importanza, o meno frequenti, vengono talora eseguite, come l'impollinazione artificiale per favorire la fecondazione dei fiori e conseguentemente la fruttificazione di alcune piante, ecc.
Operazioni eseguite sul terreno durante lo sviluppo delle piante. - Nel corso della vegetazione giovano assai alle piante le lavorazioni superficiali del terreno, cosiddette sarchiature o zappature, eseguite con zappe o sarchielli, o con adatti apparecchi a trazione. Con questi lavori, ripetuti anche due, tre o più volte, durante il periodo primaverile ed estivo, si distruggono le cattive erbe e si mantiene polverulenta la superficie del suolo, il che vale a ridurre al minimo la perdita di umidità per evaporazione diretta del terreno. L'efficacia delle sarchiature è maggiore nelle terre sabbiose che nelle argillose, perché quelle, avendo minore potere assorbente e di ritenzione per l'acqua, ne formano minore riserva e la lasciano più facilmente disperdere.
Dalla sarchiatura, che è semplice rimozione d'un sottile strato superficiale del terreno, differisce il lavoro chiamato rincalzatura, consistente nell'accumulare al piede delle piante una certa quantità di terra.
La coltura del granturco è quella che più comunemente richiede un'abbondante rincalzatura, la quale favorisce l'emissione di nuove radici dalla base dei fusti e facilita la formazione e l'assorbimento della rugiada con vantaggio della freschezza del terreno.
Nella coltivazione intensiva d'alcune specie di piante si somministrano materie fertilizzanti di pronto effetto (principalmente nitrati), durante il corso della vegetazione, in primavera e anche d'inverno. La pratica italiana della cosiddetta nitrazione del grano, ossia lo spargimento di nitrati, sui campi a coltura di frumento, in piccole dosi ripetute più volte a brevi intervalli di tempo, dall'autunno a primavera, permette di elevare considerevolmente la produzione dell'importante cereale.
Alle operazioni colturali estive si riferisce anche l'irrigazione, ossia l'artificiale somministrazione d'acqua al terreno durante i periodi di siccità. L'acqua ha grandissima importanza per la vegetazione, sia come solvente, sia come mezzo di trasporto, sia come costituente, sia come alimento; è pertanto interesse dell'agricoltore usufruire, sempre che sia possibile, del beneficio dell'irrigazione.
Dfesa delle piante nelle avversità. - Si può trattare di avversità meteoriche e di attacchi di parassiti vegetali e animali.
Contro le avversità meteoriche assai limitata è la possibilità di difesa delle piante da grande coltura, mentre varî provvedimenti di notevole efficacia si possono adottare in orto-frutticoltura e in giardinaggio. Così, contro i freddi intensi e le brinate valgono serre a vetri fredde o calde, cassoni, stuoie di paglia in vario modo collocate, nubi artificiali e persino riscaldamento artificiale all'aperto, come da recenti applicazioni in California. Contro i venti impetuosi apposite piantagioni o siepi frangivento.
Di somma importanza è la difesa delle piante dalle malattie cui vanno soggette specialmente ad opera di parassiti. Ogni pianta ha i suoi nemici e sono purtroppo numerosi, specialmente per le piante più estesamente coltivate, che sono anche le più importanti; i nemici poco nocivi vengono trascurati, ma dai più dannosi è necessario difendere le piante coltivate. E l'agricoltore deve porre molta attenzione a che l'intervento sia efficace, altrimenti ne può scapitare assai la produzione. Così il frumento viene difeso dalla malattia detta carie trattando la semente con adatta sostanza rameica (polvere Caffaro); la patata e il pomodoro vengono difesi dalla peronospora cui vanno soggetti, mediante irrorazioni di poltiglia rameica; la vite viene difesa dall'oidio mediante le insolfature e dalla peronospora viticola mediante trattamenti cuprici liquidi e polverulenti; le piante da frutto vengono difese da parassiti vegetali mediante irrorazioni rameiche e da parassiti animali mediante svariate applicazioni insetticide. Contro la fillossera della vite si provvede adottando viti americane resistenti come porta-innesti . della vite europea.
Raccolta e confezione dei prodotti. - Rappresentano l'ultima fase della coltivazione delle piante.
Le operazioni di raccolta variano secondo le colture. Per i cereali si ha la mietitura o raccolta, la trebbiatura e cernita, infine la reposizione in granai, silos, ecc. e la reposizione delle paglie e degli altri prodotti secondarî. Per le colture foraggere si ha la falciatura, la fienagione o l'insilamento (riposizione in silos) del foraggio. Per la barbabietola da zucchero si ha l'estirpazione delle piante, la scollettatura, il trasporto delle radici allo zuccherificio o alla prossima stazione ferroviaria, il ritiro delle polpe e l'insilamento delle medesime insieme ai residui della scollettatura. Per la vite si ha la vendemmia, la cernita dell'uva, l'ammostatura e la vinificazione. Per gli alberi da frutto, la raccolta e la cernita della frutta, gli opportuni assortimenti, imballaggio o reposizione in fruttaio. Per l'olivo la raccolta delle olive e l'estrazione dell'olio. Nella coltura ortense e floreale le operazioni di raccolta sono svariate e talora complesse per apprestare i diversi prodottí secondo le esigenze del mercato.
La raccolta del prodotto ordinariamente chiude il ciclo annuale della coltivazione delle piante.
L'ampiezza della coltura è stata definita in relazione alla diversa quantità di lavoro umano o animale richiesto. Così è chiamata piccola coltura quella che si compie esclusivamente col lavoro umano senza il sussidio del lavoro animale; grande coltura invece l'altra, in cui il lavoro umano è sussidiato da quello animale. Una definizione simile è quella che si dà del piccolo e del grande podere. Sennonché più che all'ampiezza della coltura e del podere, è all'ampiezza economica dell'azienda o impresa che dobbiamo guardare. E si definisce come grande azienda quella in cui tutta l'attività d'una persona è assorbita dal lavoro di direzione; media azienda quella in cui la direzione non assorbe completamente l'attività d'una persona e questa può dedicarsi ad alcuni lavori manuali nell'azienda stessa o a qualche occupazione fuori di essa; piccola azienda quella in cui l'imprenditore, con l'aiuto della propria famiglia, fa fronte non solo al lavoro di direzione, ma anche a quello manuale richiesto dall'azienda stessa.
Naturalmente ampiezza dell'azienda e ampiezza della proprietà non coincidono. Per l'esercizio dell'industria agraria una grande proprietà può essere divisa in diverse imprese. Ma ci si è valsi delle definizioni date, per concretare il concetto relativo all'ampiezza della proprietà. E si è chiamata grande quella proprietà che assorbirebbe tutta l'attività d'una persona nell'opera di direzione; media quella in cui la direzione non assorbirebbe completamente l'attività d'una persona; piccola quella che può essere diretta non solo, ma anche lavorata manualmente da una sola famiglia. Queste classificazioni, com'è naturale, hanno tutte un valore relativo. Relativo anzitutto alle doti del dirigente e poi al perfezionamento della tecnica che può rendere più o meno larga ed efficace l'attività del direttore.
Alla grande come alla piccola azienda corrispondono determinati vantaggi e svantaggi economici. In genere si può dire che a quello che costituisce un vantaggio della grande corrisponde uno svantaggio della piccola.
I vantaggi della grande azienda si possono così riepilogare: minori spese per unità di superficie e, a parità d'intensità colturale, per sistemazione del terreno, per governo delle acque, per viabilità e costruzioni rurali, e quindi anche minor terreno perduto per linee di confine e divisorie, strade e fossi di scolo; maggior facilità di compimento di migliorie fondiarie (di prosciugamento, d'irrigazione ecc.); possibilità di ricorrere a una direzione tecnica e amministrativa più illuminata e capace; minore costo delle forze motrici e del lavoro umano, in quanto può essere più facile il conveniente ricorso all'impiego delle macchine e più largo il campo d'applicazione che può avere l'organizzazione economica del lavoro umano (divisione, specializzazione); migliori e più vantaggiosi rapporti esterni per quanto riguarda l'acquisto di certi mezzi produttivi e la vendita dei prodotti, come pure per quanto concerne il credito. La grande azienda, infine, ha maggiore possibilità d'organizzare ed esercitare convenientemente industrie trasformatrici dei prodotti dell'azienda.
Nella piccola azienda i vantaggi maggiori si possono riassumere nella grande copia di lavoro che il piccolo produttore è portato a dare alla azienda stessa, perché direttamente interessato al buon andamento dell'impresa; nella sorveglianza più agevole e pronta; nell'assenza o quasi di dualismo fra la personalità economica dell'imprenditore e quella del lavoratore manuale, per cui impossibili o meno gravi sono i conflitti fra impresa e mano d'opera. Indubbiamente il piccolo coltivatore, legato alla terra, sia esso piccolo proprietario, piccolo affittuario o colono mezzadro, occupa, nella scala sociale, un gradino ben più elevato del lavoratore salariato non legato alla terra, ha qualità morali superiori e costituisce un elemento di stabilità nell'organismo sociale.
A diminuire gli svantaggi inerenti alla piccola azienda, molto può contribuire lo sviluppo della cooperazione. In genere possiamo dire che l'ambiente più adatto, il luogo economico, della piccola azienda è quello in cui, per le colture che si praticano, hanno importanza decisiva, nei risultati dell'impresa, l'assiduità e la diligenza del lavoro umano, o quello in cui l'ordinamento della produzione risponde a un'economia domestica o di consumo piuttosto che a un'economia di scambio (per es., montagna). Dove invece altri fattori produttivi acquistino decisiva importanza, la grande azienda trova le condizioni adatte per il suo sviluppo. Due svantaggi che si collegano quasi sempre alla piccola azienda sono il polverizzamento e la frammentazione.
L'insieme delle colture che si praticano in un'azienda e la loro successione nel tempo (avvicendamento) costituiscono l'ordinamento o combinazione colturale. Lo determinano diverse condizioni.
Anzitutto l'ordinamento colturale è in dipendenza del clima e del terreno. Ciascuna pianta ha una propria area fisica di coltivazione entro la quale si hanno diverse zone economiche; zone, cioè, in cui ad eguaglianza di produzione unitaria sono diversi i costi. La combinazione colturale è poi in dipendenza del mercato del lavoro e di quello dei capitali. Vi sono colture più o meno attive, che richiedono cioè maggiore o minore mano d'opera, come vi sono colture più o meno intensive, che richiedono cioè maggiori o minori capitali, mobiliari o stabilmente investiti nel fondo. A seconda dell'altezza dei salarî e del maggiore o minor prezzo d'uso del risparmio, verranno favorite combinazioni colturali più o meno attive o intensive. La combinazione colturale è poi in dipendenza della destinazione dei prodotti e del mercato di questi. Vi sono prodotti destinati al consumo nell'interno dell'azienda, altri trasformati da industrie annesse all'azienda agraria (industria zootecnica, enologica, caseificio, oleificio), altri venduti sul mercato come tali o dopo aver subito trasformazioni. I prezzi che quota il mercato per questi prodotti, diminuiti delle spese di vendita e trasporto dall'azienda al luogo di smercio, i prezzi all'azienda cioè, influenzano la scelta della combinazione colturale più conveniente. Tutta l'organizzazione commerciale, in quanto si ripercuote su quei prezzi che realizza il produttore influisce sulla scelta delle colture. Per quei prodotti poi che non hanno solo un mercato interno, ma sono destinati all'esportazione, come per quegli altri che devono sostenere la concorrenza dei prodotti importati, tutto il regime doganale dei paesi d'importazione o nazionale ha un'influenza spiccatissima, talora decisiva sulla scelta della combinazione più conveniente.
Dal diverso concorso dei fattori della produzione - terra, capitale e lavoro - si originano varie combinazioni produttive chiamate sistemi di coltura e distinte in sistemi: estensivi, attivi e intensivi. Estensivi sono quei sistemi in cui la produzione è dovuta prevalentemente al fattore terra; attivi quelli in cui è dovuta prevalentemente al lavoro; intensivi gli altri in cui ha prevalente importanza il fattore capitale. Difficile, specie nell'agricoltura moderna, è la distinzione dei sistemi attivi e intensivi, per cui più aderente alla realtà ci sembra distinguere i sistemi in due grandi categorie, estensivi e intensivi, a seconda che predominino, nella combinazione produttiva, i fattori naturali o quelli di capitale e lavoro.
In ordine storico abbiamo poi diverse classificazioni dei sistemi agrarî, fra le quali la piú diffusa è quella che distingue i sistemi in tre grandi gruppi: fisici, andro-fisici e androttici. Fisici sono quei sistemi nei quali la produzione è dovuta alle forze spontanee della natura, per cui l'attività dell'uomo si limita alla raccolta diretta dei prodotti e all'utilizzazione di questi per mezzo degli animali. Appartengono a questi il sistema forestale e quello pastorale. Andro-fisici sono quelli in cui l'uomo interviene nella produzione con lavoro e sementi, per ottenere certi prodotti, ma traendo profitto dalla ricchezza naturale del suolo e reintegrando la fertilità col riposo. Sono questi i sistemi a coltura alternante, di aratorio e pascolo, a maggese, il sistema celtico, il sistema degli stagni. Androttici sono poi quei sistemi in cui l'uomo interviene nella produzione in maniera più vasta, reintegrando la fertilità in modo che il terreno possa fornire costantemente e non alternatamente i prodotti. E la reintegrazione della fertilità può avvenire, sia traendo i mezzi di fertilizzazione dal fondo (sistema autositico), sia importandoli dal di fuori (sistema eterositico).
Dal sistema di coltura differisce il sistema di conduzione, costituito dai rapporti che si stringono fra le persone cooperanti alla produzione agricola.
Per la coltura in significato astratto v. civiltà; cultura.