colpo
In senso proprio c. compare in Cv IV IV 12 sono li colpi del martello cagione del coltello. Ma generalmente il termine indica per metonimia la causa per l'effetto, cioè la " ferita " rispetto all'urto, alla percossa che l'ha determinata: cosa in Cv IV V 13 il c. che Muzio Scevola aveva pensato d'infliggere a Porsenna per liberare Roma; in If XXXII 62 il c. di spada con cui Artù ruppe il petto e l'ombra del traditore Mordrec; in XII 23 il c. mortale inflitto al toro; in Pg III 108 il c. che l'un de' cigli [di Manfredi]... avea diviso, e in XXII 3 il colpo raso, cioè una delle sette P, incise precedentemente sulla fronte di D., che ora veniva cancellata. Ugualmente il termine è usato in If XXVIII 13 per indicare che i Bizantini e gli altri dominatori locali sentirono di colpi doglie, " il dolore delle ferite ", quando vollero opporsi all'esercito di Roberto il Guiscardo che conquistava la Puglia.
Controverso è il valore da attribuire a c. in Pd XIX 120, laddove si afferma che Filippo il Bello morrà di colpo di cotenna: G. Villani (IX 66; così il Venturi) narra che " uno porco salvatico gli s'attraversò tra le gambe del cavallo in su che era, e fecelne cadere, e poco appresso morì ": in questo caso il termine avrebbe il valore proprio di " urto ", " percossa ". Ma l'espressione ‛ c. di cotenna ' sembra indicare piuttosto la morte del re per una ferita infertagli dal cinghiale stesso, e così lascia intendere la chiosa di Benvenuto: " Philippus praedictus fuit interfectus ab apro in venatione; ideo dicit: di colpo di cotenna, idest, dente apri ".
Nel Fiore si riscontrano quattro occorrenze (CCVII 13, CCVIII 2 e 5, CCXI 3): si tratta di c. di lancia, di bastone, di spada che feriscono Franchezza e Vergogna o fanno a pezzi lo scudo. Il termine è in relazione con ‛ ferire ', che ha il valore traslato di " colpire leggermente ", e ha senso ugualmente molto attenuato, in Pg XXVIII 9 Un'aura dolce... mi feria per la fronte / non di più colpo che soave vento. Immaginando i raggi del sole come dardi appuntiti, D. parla dei colpi de li caldi rai (Pd II 106), per effetto dei quali de la neve riman nudo il suggetto.
Con il valore di " ferita che colpisce l'animo ", " dolore ", " delusione ", sempre nella metafora dello strale (cfr. i versi 55-56) che, scoccato, fa colpo, in Pg XXXI 59 Non ti dovea gravar le penne in giuso, / ad aspettar più colpo, o pargoletta / o altra novità con si breve uso, e in Pd XVII 107 sprona / lo tempo verso me, per colpo darmi / tal ch'è più grave a chi più s'abbandona. Così in If XIII 78 la memoria mia... giace / ancor del colpo che 'nvidia le diede. In XXIV 120 Oh potenza di Dio, quant'è severa, / che cotai colpi per vendetta croscia! il termine potenza è in relazione con colpi, che richiama l'idea di una folgore che incenerisce (Mattalia), e allude specificamente alle pene dei ladri che D. ha sotto gli occhi, e in generale alle pene tutte dell'Inferno; così in Pg I 12 le Piche misere sentiro / lo colpo tal, che disperar perdono, si allude alla conseguenza della vendetta di Calliope sfidata nel canto.
In tutte le occorrenze delle Rime, il c. è usato metaforicamente per la ferita causata dallo strale d'Amore, la quale produce i tormenti dell'innamorato: Rime LXVIII 7 'l colpo suo c'ho portato nascoso, / omai si scopre per soverchia pena; XCIII 8, CI 20, CII 15, CIII 10 e 52, CXVI 72, e Rime Dubbie XV 2, XXVII 6.
Richiamano una simile immagine e hanno il senso di " avversità " le locuzioni colpi di ventura (Pd XVII 24) e colpo di fortuna (Cv I IV 10).
In If XXII 124 c. è variante, non accettata dal Petrocchi, di colpa (cfr. ad l., e Introduzione 140).