COLOSSO
Gigantesca statua di bronzo dorato elevata in Rodi, forse all'ingresso del porto, per celebrare la vittoria su Demetrio Poliorcete nel 304 a. C. Le somme necessarie, secondo la tradizione, furono ricavate dal ricco materiale bellico abbandonato dal vinto nella ritirata. Alta 70 cubiti, o 105 piedi (circa 32 m.), essa raffigurava il dio Elio, protettore della città. Autore ne era stato Carete Lindio (v.). È probabile che la statua servisse di notte da faro per i naviganti.
Incerta resta la sua ubicazione precisa, poiché si deve scartare l'ipotesi che essa cavalcasse l'imboccatura del porto, ipotesi derivata da una ricostruzione fantastica del Rottiers. Non si conosce con precisione la data dell'inizio dei lavori, ma sappiamo che il colosso era già finito nel 281 a. C. e che la costruzione sembra aver durato 12 anni. Circa l'anno 224 un terremoto causò la rovina della statua, che si ruppe ai ginocchi. I Rodî non si accinsero più a rialzarla, sebbene non mancassero di mezzi pecuniarî offerti da Tolomeo Evergete, per un certo terrore superstizioso che ne li distolse.
Sulle vicende successive della statua, che sembra esser caduta in terraferma, null'altro sappiamo, se non che essa fu molte volte scambiata, nelle interpretazioni moderne di testi antichi, con colossali statue imperiali romane. Nell'anno 653 d. C. Mu‛āwiyah conquistò Rodi e trasportò i resti del colosso in Siria, ove essi furono fusi e venduti a un mercante di Edessa. La tradizione però conservò tenacemente il ricordo della statua, donde derivò ai Rodî anche l'epiteto medievale di Colossenses.
Bibl.: O. Benndorf, in Athen. Mitteil., 1875, p. 45 segg.