coloranti
L'arcobaleno in una formula chimica
Divisi in tinture e pigmenti, i coloranti sono utilizzati nella produzione di cibi, di vestiti, ma anche per modificare il colore degli oggetti di produzione industriale. I coloranti sono composti naturali o artificiali che vengono aggiunti a una determinata sostanza per modificarne la tonalità
L'abitudine di colorare, associata a quella di dipingere, è una caratteristica tipicamente umana. I primi coloranti utilizzati nell'antichità erano tutti di provenienza animale o vegetale; per esempio, da una conchiglia molto comune nel Mediterraneo ‒ Murex brandaris ‒ si ricavava la porpora di Tiro, un colore rosso estremamente prezioso.
Le popolazioni dell'antico Messico, invece, ricavavano il rosso polverizzando le femmine della cocciniglia (chiocciole e cipree), un piccolo insetto molto diffuso, ancora oggi utilizzato per ottenere colori per rossetti e cosmetici naturali.
Anche i vegetali possono fornire coloranti. Per esempio, dalle piante del genere Indigofera, leguminose di origine africana, si ricava l'indaco, un colore tra l'azzurro e il violetto; da altre leguminose si può invece estrarre il colore legno rosso, o il legno azzurro. Un altro colorante estremamente diffuso, utilizzato ancora oggi per cucinare, è lo zafferano, che fornisce una tinta gialla dai toni caldi.
Il primo colorante artificiale fu scoperto quasi per caso nel 1856 dall'inglese William Henry Perkin. A soli 18 anni, Perkin, durante le vacanze pasquali del Collegio reale di Chimica, cercava di produrre artificialmente la chinina, sostanza utilizzata per combattere la malaria. Invece, si accorse che la sua reazione aveva prodotto un precipitato nero dal quale si poteva estrarre per mezzo di alcool un colore malva, capace di fissarsi ai tessuti e tingerli. Perkin intuì le possibilità commerciali della sua scoperta e fondò un'azienda per la produzione industriale dei coloranti sintetici. Il suo colorante, chiamato mauveina, fu così il primo di una lunga serie di composti chimici cromatici, ossia colorati, che hanno la proprietà di impregnare in modo irreversibile le sostanze con cui entrano in contatto, tingendole. Molti coloranti chimici sono estratti dal catrame di carbone fossile attraverso molteplici procedimenti.
La differenza tra colori naturali e colori sintetici è legata soltanto al fatto che nel secondo caso la materia prima, che è comunque naturale, è chimicamente trasformata. Dal punto di vista chimico, tuttavia, si possono ottenere coloranti sintetici le cui molecole sono assolutamente identiche a quelle dei corrispondenti coloranti naturali.
La differenza tra pigmenti e coloranti veri e propri ‒ questi ultimi sono indicati anche con il nome di tinture ‒ è invece più sostanziale. Le tinture sono fondamentalmente molecole e sostanze attive che si legano al substrato con cui entrano in contatto, fissandosi e tingendole. Invece, il pigmento è una sostanza che ha una sua propria tonalità cromatica ed è generalmente polverizzato e mescolato in modo tale da colorare il materiale nel quale è immerso. Così, quando si mette polvere di cacao in una tazza di latte si sta aggiungendo un pigmento marroncino.
Una delle tecniche per ricavare i pigmenti è quella di triturare i metalli. Per esempio, dalla ruggine, che è poi ossido idrato di ferro, si può ricavare un pigmento rosso, ma anche una tintura gialla facendo variare leggermente la composizione chimica. I pigmenti possono anche essere bianchi, per esempio utilizzando ossido di titanio o di zinco.
Anche i cibi possono essere colorati, con coloranti sia artificiali sia naturali. Alcuni anni fa ci si accorse che alcune tinte utilizzate potevano essere pericolose e da allora la legislazione stabilisce i coloranti che possono essere utilizzati e quelli che sono invece vietati. Ogni colorante è indicato nell'etichetta degli ingredienti con una lettera E seguita da un numero, compreso tra 100 e 199. Tra i coloranti naturali si utilizza per esempio la curcumina (E 100), che produce un colore giallo limone, e il carminio cocciniglia (E 120), con il suo colore rosso porpora. Tra i coloranti artificiali l'E 155 fornisce la tinta del cioccolato, l'E 110 l'arancio (quello usato per le bibite), l'E 133 l'azzurro. La legge proibisce, invece, l'uso dei coloranti in alcuni prodotti alimentari, come il latte o il vino.