COLONNATO
Una fila di colonne che hanno lo stesso comportamento nel senso della statica e che sono quindi fra loro equivalenti; l'uso del termine è però non del tutto preciso, non essendo ben distinto il c. dal portico a colonne; anche la distribuzione fondata sull'essere l'uno riservato a composizioni a ritmo aperto e l'altro a quelle a ritmo chiuso non è del tutto confermata dall'uso.
C. ebbero largo impiego nell'architettura egizia, alla quale conferirono un particolare carattere nelle sale ipostile dove, nella successione degli elementi e nella ripetizione delle file che ne risultano, si percepisce il senso dispersivo della disposizione e quindi il ritmo aperto dell'insieme architettonico. Lo stesso termine può essere applicato anche ai portici dei templi egizî per l'indefinito moltiplicarsi degli elementi analoghi, senza che gli estremi creino un preciso senso di limiti. Il termine vale naturalmente anche per le sale ipostile persiane.
Anche se posseggono la medesima funzione non si può applicare il termine di c. alle quattro colonne del mègaron che presentano un ritmo chiuso, mentre c. può dirsi la fila di colonne che divide quasi in due navate taluni mègara del VI strato di Troia. Nel tempio greco il termine c. è usato per le file di colonne che dividono la cella (Corfù, tempio della Garitza; Paestum, basilica e tempio di Posidone, particolarmente notevole per il doppio ordine; Olimpia, tempio di Zeus, ecc.). Veri c. si hanno anche nel caso dei templi dipteri (Artemision di Efeso; Didymaion di Mileto, ecc.) oppure nel caso dei Propilei dell'acropoli di Atene. In quelli peripteri la limitazione opposta dal muro delle celle richiama piuttosto al concetto di portico che di c., essendo implicito in quest'ultimo il predominio della colonna nell'impressione estetica sull'osservatore.
C. sono pure taluni pronai italici, in cui l'allentarsi del senso greco della proporzione tende a spostare l'interesse sul complesso delle colonne e sulla vastità dello spazio fra esse e la cella, per cui scompare ogni limitazione nel ritmo, come nel tempio della Triade Capitolina a Roma, in quello di Ercole a Cori, in quello di Giunone presso Falerii. Si preferisce considerare portici quelli che circondano i Fori imperiali per il ritmo chiuso del loro insieme affine a quello di un peristilio, ma il termine di c. è valido quando si consideri l'insieme delle colonne, piuttosto che il loro rapporto con lo spazio. La grandiosità ricercata nelle costruzioni d'età imperiale sviluppa quel gusto per il c. che ha manifestazioni cospicue nell'interno della basilica Ulpia (Foro di Traiano) o nel complesso che circonda la doppia cella del tempio di Venere e di Roma. Veri c. sono quelli che corrono lungo la via principale di città orientali, come Palmira, con un ritmo insistente e continuo e, come a Gerasa, intorno al Foro che in questa città ha pianta ovale.
Di fondamentale interesse sono i c. sia arcuati che trabeati della basilica cristiana, cui è affidata, oltre la divisione in navate, anche la funzione di indirizzare l'attenzione dell'osservatore verso l'abside (Roma: S. Sabina, S. Maria Maggiore, S. Pietro in Vincoli; Salonicco: S. Demetrio; Betlemme: Natività; Shabak: Basilica, ecc.).
Bibl.: v. colonna.