COLONIE CELLULARI
. Le colonie cellulari dette anche cenobî (dal gr. κοινός, comune e βίος, vita) sono associazioni temporanee o permanenti di cellule provenienti tutte da un'unica cellula primitiva, il germe. Il carattere facoltativo di tali unioni è l'unico carattere che le differenzî dai tessuti in cui l'associazione tra le singole cellule è permanente e obbligata. Realmente però il limite tra colonie e tessuti non è ben delimitato, e attraverso i diversi tipi di colonie si passa gradualmente ai tessuti. Presentano esempî di colonie le Schizoficee, i Batterî, le Cloroficee, le Diatomee, le Peridinee, ecc. La colonia deriva da una cellula che, per scissione, produce due cellule figlie le quali rimangono unite a formare una colonia dimera, i cui componenti possono ripetere, ciascuno, il processo di divisione. Le colonie sono regolari o irregolari; la loro forma, diversa nei diversi casi, dipende dalle direzioni in cui avvengono le successive segmentazioni, e precisamente si hanno colonie lineari, laminari, massicce. Quando le divisioni non si seguono regolarmente, si hanno colonie irregolari di forma varia. Esempî di colonie lineari si hanno nel genere Streptococcus (v. fig.: n. 1) tra i Batterî; di colonie laminari nel genere Gonium tra le Cloroficee (n. 2); di colonie massicce nel gen. Sarcina (n. 3) tra i Batterî; di colonie irregolari nei lieviti (n. 4).
In pochissimi casi i cenobî sono omomorfi, cioè costituiti da cellule perfettamente simili per forma e per funzione; molto più spesso sono eteromorfi, poiché tra i singoli componenti si stabilisce una divisione di lavoro che porta con sé una differenziazione morfologica. Così, per es., nel Nostoc Linckii (n. 5) mentre alcune cellule (a) permangono allo stato vegetativo, altre (b) si trasformano in cellule limiti o eterocisti (cellule morte in corrispondenza delle quali la colonia si frammenta) e altre ancora (c) in conidî cellule che servono alla produzione di nuovi individui.
Le colonie possono essere libere completamente o fisse, per una estremità, al substrato. In questo caso si differenzia un'estremità distale e una base costituita ordinariamente di cellule di dimensioni diverse (Rivularia, n. 6).
Spesso le singole cellule d'ogni colonia sono unite tra loro da sottili filamenti protoplasmatici, o plasmodesmi (n. 8) in modo da formare un tutto unico simile quasi a un tessuto; questi plasmodesmi sono, in modo particolare, evidenti nelle colonie dei Volvox (n. 7) tra le Cloroficee.