COLONIA (ted. Köln o Cöln; fr. Cologne; A. T., 53-54-55)
È la terza città della Germania per numero d'abitanti (dopo Berlino e Amburgo; soltanto settima nel 1900) e il centro culturale e commerciale della Renania. È posta a 38 m. s. m., a 50°56′ N. e 6°57′ E., in un punto del Reno dove le due rive non sono troppo distanti (300-500 m.) e su una grande strada diretta nel senso dei meridiani, dove convergono numerose vie dalle valli laterali. La zona dove la città è sorta fa parte della Kölner Bucht, fertile pianura aperta verso N. e NO., che continua il bassopiano della Germania settentrionale e giunge fino a Bonn e ai monti Scistosi renani. Sorta come centro amministrativo e industriale, sede di un arcivescovado tra i più importanti, l'ottima posizione commerciale ha prevalso su questi fattori e ha influito sul recente rapido sviluppo.
Il clima della città sente in modo notevole l'influenza dell'Atlantico con inverni non troppo rigidi, estati relativamente non troppo calde, nubi e umidità abbastanza notevoli. La pressione media è di 756,8 mm.; la temperatura media di 10°1; la media delle precipitazioni di 637,9 mm., distribuita in 158,5 giorni, di cui 25,2 nevosi. L'andamento mensile delle temperature si rileva dalle seguenti medie: gennaio 2,0; febbraio 3; marzo 5,2; aprile 9,6; maggio 13,5; giugno 17,0; luglio 18,5; agosto 18; settembre 15,2; ottobre 10,5; novembre 5,6; dicembre 2,6. Le maggiori precipitazioni si hanno in luglio (77,2), giugno (69,4), agosto (64,7), le minori in febbraio, marzo, aprile. Venti prevalenti sono quelli di SE., SO. e NO. Il Reno risulta ghiacciato in media per 21 giorni.
Lo sviluppo topografico della città presenta notevole interesse. Il castrum romano (v. sotto), di schema regolare, non toccava il Reno, ma, situato sulla sinistra del fiume, si estendeva a NO. fino al Duomo, a O. fino alld Hohe Strasse, a SO. fino alla chiesa di S. Giorgio, a S. fino alla Blaubachstrasse e al Rothgerberbach, a O. fin presso alle chiese di S. Maurizio e dei dodici Apostoli, infine a N. fino alle strade Zeughaus e Komödien. Durante l'epoca franca è probabile che fosse abitata solo la parte orientale del rettangolo, come mostra l'esistenza d'una maglia più stretta di strade. Soltanto verso il sec. X la città si è allargata verso il Reno negli Heumarkt e Alte Markt, in modo che l'attuale Hohe strasse (detta localmente per lo più Hochstrasse) diventò la via principale; nel sec. XII si allarga in modo concentrico (salvo a oriente dove un'espansione oltre il fiume sí avrà solo molto più tardi), verso N. fino all'odierna stazione ferroviaria, verso O. fino all'Alte Wallgasse, verso S. fino ai Katharinen- e Perlengraben. Le mura, che dal 1180 hanno racchiuso questa città di forma semicircolare, furono rinforzate nei decennî successivi; la mancanza. di larghe strade (la Hohe Strasse è stata allargata solo 30 anni fa) si spiega col fatto che si tratta di una città fortificata.
Il risveglio comincia col passaggio alla Prussia (1815) e soprattutto dopo l'abbattimento delle mura, venuto nel 1881-82, in seguito al quale la superficie del comune è passata da 397 ha. a 1006; al posto delle mura (di cui si conservarono resti cospicui) è stata creata una grande strada circolare di circa 8 km. (Ubier, Karolinger, Sachsen, Hohenstaufet, Hohenpollern, Kaiser Wilhelm, Hansa, Deutscher Ring). Di là da questa si è sviluppata la nuova città, di aspetto completamente moderno, con giardini e vie larghe, opifici, fabbriche e magazzini.
Nel 1881 sono stati aggregati i comuni di Bayenthal, Lindenthal, Ehrenfeld e Nippes sulla sinistra del Reno (87,95 kmq.) e di Deutz e Poll sulla destra (13,10 kmq.), in modo che la superficie della città è aumentaia a 111,11 kmq. Successivamente sono stati aggregati sulla sinistra i comuni di Sülz, Melaten, Bickendorf, Merheim, Worringen, e sulla destra quelli di Kalk, Vingst, Mühlheim, e la superficie è ancora aumentata a 251 kmq. (di cui solo 28,4 occupati da costruzioni; 99 sulla destra e 152 sulla sinistra del Reno), poco meno cioè della superficie dello stato di Brema. La densità attuale è di 2790 abitanti per kmq. Nella zona dei forti esterni, abbattuti nel dopoguerra, è stata disposta uua serie di giardini, la cosiddetta "Cintura Verde", che, cingendo ad arco la città, divide, con possibilità illimitate di sviluppi, i quartieri industriali da quelli signorili ad uso di abitazione. Caratteristico il contrasto tra le vie strette e tortuose della parte interna e gli spaziosi quartieri esterni al Ring.
L'aumento degli abitanti ha seguito di pari passo lo sviluppo topografico. Nel 1815 Colonia contava appena 50.000 ab., saliti a 95.500 nel 1850 e a 129.000 nel 1871. Nel 1885 erano già aumentati a 161.000, nel 1900 a 373.000 e 10 anni dopo a 517.000; nel giugno 1925 erano 698.064 (18,6% evangelici, 2,4% ebrei, il resto cattolici). Di essi 285 mila risiedevano a Colonia, 413 nei dintorni.
Il porto di Colonia consiste in 4 bacini situati in luoghi diversi. Quello posto nella parte meridionale della riva sinistra (Rheinau-Hafen) è stato costruito tra il 1891 e il 1898; quasi di fronte, sulla destra, tra il 1905 e il 1908 è stato creato il porto industriale; un altro bacino è presso Mülheim, mentre un più grandioso porto (in parte già in uso) è in costruzione nella zona più settentrionale della città, presso Niehl. Nel 1925 il traffico è stato di 983.300 tonn. all'importazione e 441.400 all'esportazione. A Colonia fanno capo 16 linee ferroviarie e molte linee aeree (un grandioso aeroporto è stato sistemato 6 km. a SO. della città, tra Bickendorf e Longerich).
Centro del distretto industriale del Basso Reno, secondo l'ultimo censimento Colonia aveva 313 grandi imprese con 65.067 operai (35.471 occupati nella lavorazione dei metalli; 4930 nell'industria del vestiario; 4218 nelle imprese di generi alimentari; 3911 in quelle chimiche; 3510 in quelle della carta e 3097 della gomma). Più di 20 mila persone si occupano dell'estrazione del carbone. Rinomate le fabbriche di cioccolata (Stollwerck) e d'acqua di Colonia (Farina; v. acqua di colonia). Il commercio (70 mila persone occupate) riguarda soprattutto vino, cereali, pelli, carbone, metalli. Dal 1924, sulla riva destra del Reno, sono stati creati i locali per una Fiera campionaria che ha attirato molti compratori. Recente è anche la sistemazione di un grandioso stadio.
Quattro ponti sul Reno congiungono le due rive. Il ponte Hohenzollern, sul luogo d'un ponte costruito già sotto Costantino, ma distrutto nel sec. IX, riunisce Colonia con Deutz (Divitia dei Romani); rifatto nel 1855-59, è stato il primo ponte ferroviario sul Reno (traffico attuale 500 treni il giorno); nel 1911 è stato rinnovato completamente (le 3 arcate sono lunghe 119, 168 e 123 m.); mezzo chilometro più a S. è il ponte sospeso (Hängebrücke, 1913-1915) e ancora più a S. il ponte meridionale (Südbrücke); un quarto, di barconi, è di fronte a Mülheim.
Così com'è ora, tramite tra il nord e il sud dell'Europa, assurta a grande città con vertiginoso incremento, Colonia conserva ancora molto della sua tradizione, che le dava rinomanza di città gentile e gioviale (celebre il suo carnevale, richiamato a nuova vita nel 1823) e in pari tempo l'aspetto di centro cattolico ("reinisches Rom"), dovuto alle molte chiese (158 cattoliche, 14 evangeliche) e a note reliquie (dei Re Magi, di S. Orsola, di S. Gereone). Dal 1919 al 1926 Colonia ha subito l'occupazione inglese.
Il distretto di Colonia, uno dei 5 della Renania, conta ora 1.430.330 ab. su 3978 kmq. (360 per kmq), mentre nel sec. XVIII Colonia era capoluogo d'una regione avente 6600 kmq. e 230.000 ab.
Bibl.: Beyerle, Die Entstehung der Stadtegemeinde Köln, in Zeitschrift der Savigny Stiftung, Stoccarda 1910, XXXI; I. Hausen, Köln, Stadtverweiterungen, Stadtbefestigung, Stadtfreiheit in Mittelalter, in Mitt. d. rhein. Vereins für Denk. und Heimatschutz, Düsseldorf 1911; B. Kuske, Die wirtschaftliche Eigenart der stadt Köln, Colonia 1921; W. Tuckermann, Die geogr. Lage der Stadt Köln, Lubecca 1923; Köln, Werden, Wesn, Wollen einer deutschen stadt (a cura di più collaboratori), Colonia 1928; B. Kuske, Die Grossstadt Köln als wirtschaflticher und sozialer Körper, Colonia 1928.
Monumenti. - All'importanza politica ed economica di Colonia corrispose sempre l'importanza artistica. La città possiede più chiese romaniche d'ogni altra città d'Europa; dal sec. XIV al XVI ebbe una propria scuola di pittura assai fiorente. Fra i più importanti monumenti è prima la cattedrale di S. Pietro, cominciata nel 1248, il cui coro fu compiuto e consacrato nel 1322. Architetti di quel primo periodo furono Gerardus lapicida rector fabrice (1297), magister Arnoldus (1280) e suo figlio Johannes (1308). Al corpo principale e all'ala orientale della chiesa fu dato principio solamente nel 1350, mentre la facciata con le torri venne costruita a poco a poco fino al 1560. Ma ínterrotta poi completamente mancando una parte delle navate, la chiesa fino al sec. XIX ebbe l'aspetto d'una costruzione in rovina. L'interesse ridestato dal romanticismo tedesco per l'architettura gotica fece sì che i lavori venissero ripresi fino a compimento dell'edificio (1880). La chiesa, a cinque navate e con transetto a tre, sebbene modellata sulla cattedrale d'Amiens, ne differisce talmente nelle proporzioni, da risultarne un'impressione spaziale del tutto diversa; i metodi gotici vi sono portati all'estremo. Le grandi statue ai 14 pilastri del coro, eseguite verso il 1320, rappresentano la massima forza espressiva raggiunta dalla plastica gotica; una serie di vetrate va dal principio del sec. XIV al XVI. Il quadro più pregevole è una pala dipinta circa il 1430 da Stefano Lochner, il maggiore della scuola di Colonia di quel tempo. Nel tesoro del duomo è il reliquiario dei Re Magi (fine del sec. XII) di Nicola da Verdun, uno dei più pregiati capolavori d'oreficeria.
Le chiese romaniche più importanti sono: S. Maria in Campidoglio (metà del sec. XI), che presenta la forma, rara nel Medioevo, d'un corpo concentrico orientale a pianta centrale innestato ad una navata basilicale; S. Gereone (sec. XII e XIII), a pianta concentrica; S. Pantaleone (sec. XI), basilica di stile romanico primitivo con doppia navata trasversale; S. Martino Grande (fine del sec. XII, inizî sec. XIII), in cui fu ripresa la stessa pianta di S. Maria in Campidoglio, che troviamo anche nella chiesa dei Ss. Apostoli, edificata poco dopo. Notevoli sono pure le chiese romaniche di S. Andrea, S. Cuniberto e S. Severino. Esse formano un gruppo ben distinto nella storia dell'architettura, che ha esercitato una grande influenza in tutto il territorio renano. Ne sono caratteristici la pianta centrale e l'uso di arcature e di loggette, che ha riscontro nell'architettura lombarda, come la pianta di S. Maria in Campidoglio ha riscontro in quella di S. Fedele a Como. Il senso quasi plastico dello spazio e l'armonia dei singoli membri producono un'impressione di perfezione quasi classica, rara nel Medioevo.
Le chiese gotiche, eccettuato il duomo, hanno assai minore importanza: la piú notevole è quella dei Minori (fine secolo XIII), senza transetto. Tutte le chiese anzidette e molte altre racchiudono tesori d'arte: le sculture, le pitture della scuola di Colonia, le vetrate e soprattutto i celebri reliquiarî romanici e gli altri lavori d'oreficeria vi rivelano la singolare attività artistica della città attraverso i secoli. Tra i lavori più notevoli sono il calice di Eriberto (principio del sec. XIII) nei Ss. Apostoli; le pitture parietali (fine dello stesso secolo) a S. Cecilia; le vetrate romaniche a S. Colomba, tra le più interessanti creazioni in questo genere d'arte nei paesi renani; le imposte di porta con rilievi del Nuovo Testamento a S. Maria in Campidoglio; il reliquiario di S. Maurino (circa 1180) in S. Maria nella Schurgasse; la Crocifissione di s. Pietro di Rubens nella chiesa parrocchiale di S. Pietro; il reliquiario di S. Severino nella chiesa del santo; il tesoro di S. Orsola. Numerosi sono anche gli edifici monumentali profani: primi il palazzo municipale (Rathaus), del sec. XIV-XVI (il famoso porticato di Guglielmo Vernuiken fu costruito nel 1569-73), e il "Gürzenich", eretto da Giovanni von Büren nel 1441-47 in forme gotiche.
Le case antiche rimaste, non dànno un'idea dell'importanza della città nel sec. XVI. In questi ultimi tempi Colonia può vantare una scuola moderna di pittura e soprattutto una nuova architettura assai notevole. Numerosi i musei: il museo civico Wallraf-Richartz con collezioni di grande interesse (scuola di Colonia, Rubens, la più ricca raccolta di lavori del Leibl esistente in Germania); il museo storico cittadino; il museo civico industriale col museo Schnüthgen (ricca collezione di sculture, soprattutto di plastica renana); il museo per l'arte dell'estremo Oriente, uno dei più importanti del mondo; il museo diocesano arcivescovile (suppellettili sacre medievali) e il museo storico di musica Wilhelm Heyer.
V. tavv. CLVII-CLX.
Bibl.: H. Keussen, Historische Topographie der Stadt Köln im Mittelalter, Bonn 1900; C. Aldenhofen, Geschichte der Kölner Malerschule, Lubecca 1902; Fetschrift zur Begrüssung des 14. deutschen Geographentages in Köln, Colonia 1903; P. Clemen e altri, Die Kunstdenkmäler der Stadt Köln, Colonia 1906 segg.; E. Renard, Köln, in Berühmte Kunstätten, XXXVIII, Lipsia 1907; Mela Escherich, Die Schule von Köln, Strasburgo 1907; E. Delpy, Köln, in Stätten der Kultur, II, Lipsia 1908; F. Lübbecke, Die gotische kölner Plastik, Strasburgo 1910; H. Keussen, Köln im Mittelalter: Topographie und Verfassung, Bonn 1918; A. Wrede, Geschichte der alten kölner Universität, Colonia 1922; W. Tuckermann, Die geographische Lage der Stadt Köln, Lubecca 1923; Schumacher e Arntz, Entwicklungsfragen einer Grossstadt, Colonia 1924; H. Brockmann, Die Spätzeit der kölner Malerschule, Bonn 1924; E. Lüthgen, Köln als Kunstadt, Colonia 1925; J. Klersch, Von der Reichsstadt zur grossstadt. Stadtbild und Wirtschaft in Köln 1794-1860, Colonia 1925; K. Rademacher, Vorund Frühgeschichte des Stadtgebiets von Köln, Colonia 1926; F. Bender e Adenauer, Köln, in Deutschlands Städtebau, Berlino-Halensee 1927; O. H. Förster, Die Meisterwerke der alten kölner Malerschule, Colonia 1927; Mitteilungen aus dem Stadtarchiv von Köln, 1882-1926, fasc. 28; G. Dehio, Handb. d. deutschen Kunstdenkm., V, Berlino 1928, pp. 249-92.
Vita culturale. - Favorita dal diretto contatto fra mondo germanico e mondo latino e dalla frequenza e intensità degli scambî, la città sviluppò assai presto entro di sé una fiorente vita culturale. Già nel sec. IX vi sorse, rapidamente crescendo a rinomanza, una "Domschule", con annessa biblioteca, di cui ancora oggi è conservato il primo catalogo dell'833. In seguito vi fondarono u̇n convento e vi istituirono uno "studio" anche i francescani; e nel sec. XIII a grande importanza, per tutta la Germania, assurse il nuovo "studio" dei domenicani, aperto nel 1248 sotto la direzione di Alberto Magno. Sotto Alberto vi studiò per due anni Tommaso d'Aquino; Duns Scoto vi professò più tardi teologia; Eckart vi insegnò dal 1314 fino alla morte, e Enrico Suso e Giovanni Taulero furono suoi discepoli: per una parte la polemica fra realisti e nominalisti vi ebbe uno dei suoi massimi centri, e per l'altra parte la mistica tedesca vi giunse alla sua più pura e più alta espressione. Nel 1388, ottenuta l'approvazione con bolla di Urbano VI in data 21 maggio, veniva decisa la creazione dell'università, la quale fu organizzata in quattro facoltà, sull'esempio di quella di Parigi, e si aperse l'anno seguente. Da tutta la regione del Reno inferiore, dai Paesi Bassi, persino dalla lontana Scozia e dalla Scandinavia vi affluirono in gran numero gli studenti; e nell'epoca dell'Umanesimo, se Martin Cochläus nel 1507 vi insegnò musica e a insegnarvi diritto fu chiamato da Wittenberg Pietro di Ravenna e un rinnovamento di materie e di metodi non vi mancò in conformità dei nuovi tempi, la filosofia scolastica vi trovò la più strenua delle difese. Da Colonia partì con gli scritti dell'ebreo convertito Pfefferkorn la prima scintilla dell'agitazione contro i Judenbücher; da Colonia condusse il domenicano Jacob von Hoogstraten, inquisitore, la sua lotta contro il Reuchlin; e contr0 il Hoogstraten e contro Ortwin Gratius e i varî "Gänselinus, Dollenköpfius, Mistladerius", loro supposti "commilitoni", sono principalmente dirette le Epistolae obscurorum virorum. Il trionfare però del protestantesimo nella Germania del Nord ebbe come conseguenza un isolamento dell'università, la quale - anche per ragioni finanziarie - venne interamente affidata ai gesuiti. S. Pietro Canisio subito cercò di ravvivarne le sorti specialmente nella facoltà filosofica, e anche più tardi l'università poté vantare ancora uomini come il gesuita poeta Friedrich Spee e il fisico Georg Simon Ohm; essa persino sotto l'occupazione di Gustavo Adolfo riusci a mostrare ancora la sua capacità di resistenza. Tuttavia venne sempre più decadendo, finché le autorità francesi nel 1798 la soppressero. Il culto per la vecchia Colonia professato dai romantici e la conversione al cattolicesimo di Federico Schlegel, avvenuta a Colonia nel 1808, segnarono nei primi decennî del sec. XIX una vivace ripresa di vita letteraria; ma, al cadere della dominazione francese, la Prussia volle la sua università renana in un'altra città, nella vicina Bonn. Soltanto nel 1901 Colonia ebbe nuovamente una Scuola superiore, con la Handelshochschule. Ma rapidamente seguirono: nel 1904 una Akademie für praktische Medizin; nel 1912 una Hochschule fur kommunale und soziale Verwaltung; nel 1918 un Forschungsinstitut für Sozialwissenschaften; e su questa base l'attuale (1930) primo borgomastro Konrad Adenauer poté organizzare nel 1919 una completa università nuova rispondente alle esigenze e tradizioni cittadine. La Stadts-und Universitätsbibliothek, con una dotazione annua di circa 1 milione di lire, possiede già oltre 500 mila volumi. L'intenso ritmo della vita commerciale e industriale della regione si riflette, oltre che nel conservato Forschungsinstitut für Sozialwissenschaften, nel Wirtschaftsarchiv già esistente dal 1907 e nel Museum für Handel und Industrie, fondato nel 1909, anche in un nuovo e riccamente attrezzatti Institut für Verkehrswissenschaft. La fiorente vita teatrale, che dalle medievali rappresentazioni sacre ai fasti del dramma gesuitico, dall'arrivo dei commedianti inglesi e dei comici dell'aite italiani nel '600 al sorgere del teatro dell'opera italiana alla fine del '700, e dal primo costituirsi del teatro stabile di prosa fino ai nostri giorni (fra gli odierni teatri, i principali sono il Schauspielhaus e l'Opernhaus), ha avuto momenti di notevole splendore, si rispecchia nel Forschungsinstitut für Theaterwissenschaft, che, appoggiandosi alla Rheinische Gesellschaft für Theaterkultur, è diventato uno dei più cospicui in tutta la Germania. La vita musicale, che ha in Colonia una secolare storia gloriosa specialmente nel campo della musica sacra (il coro di S. Maria in Campidoglio e il Collegium musicum dei gesuiti hanno importanza storica; e celebri sono anche oggi il Männergesangverein e il Volkschor) e dalla fine del Settecento anche nel campo della musica orchestrale e teatrale (una lunga e importante tradizione hanno le esecuzioni di Beethoven, di Schumann, di Brahms e di Bruckner organizzate dalla Kölner Konzertgesellschaft nella sala del Gürzenich), è rappresentata nell'università dal porschungsinstitut fur Mutsikgeschichte il quale viene in certo modo a integrare con le sue ricerehe storiche gli studî tecnici musicali che si svolgono nella Hochschule für Musik, sorta nel 1925 dall'antico conservatorio fondato da Ferdinand Hiller in successione alla settecentesca Akademie, nella cui sala il piccolo Beethoven diede nel 1778 il suo primo concerto. L'interesse per le arti figurative, che anche dopo lo spostamento del centro artistico renano da Colonia a Düsseldorf non s'è attenuato e, in mancanza dell'accademia, ha dato vita alle Kölner Werkschulen per le arti applicate, nelle cui 20 Verkstätten sono in certo modo richiamate in vita le antiche "botteghe d'arte", ha raggiunto una sua fattiva realtà nel Forschunginstitut für Kunstgeschichte. Con il materiale raccolto nell'Esposizione internazionale della stampa del 1928, nella città che conta due dei giornali più influenti della Germania, la populista Kölnische Zeitung e la cattolica Kolnische Volkszeitung, è stato fondato il Forschungsinstitut fur internationales Pressewesen. E speciali Forschungsinstitute sono dedicati pure alle relazioni culturali con i paesi vicini. Sulla base della simpatia e dell'interesse che le popolazioni renane, per tradizione ormai secolare, nutrono per l'Italia, è sorto ultimamente il Deutsch-italienisches Institut, di recente inaugurato, il quale con la sua biblioteca, con la sua rivista, con le sue pubblicazioni, lezioni e conferenze viene a costituire in Germania un centro di organici e sistematici studî per tutto ciò che riguarda. l'Italia e la sua civiltà.
Bibl.: K. Löffler, Kölnische Bibliothekgeschichte, Colonia 1923; A. Wrede, Geschichte der alten kölner Universität, Colonia 1922; J. Theele e A. Wrede, Köln als Stätte der Bildung, Colonia 1922; A. Keussen, Die Matrikel der köler Universität, voll. 2, Colonia 1892-1919; B. Duhr, Geschichte der Jesuiten in den Ländern deutscher Zunge, Regensburg 1928; E. Wehsener, Das kölnische städtisches Orchester, Colonia 1913; H. Nelsbach, Die Musik in der Hardenrathkapelle in S. Maria im Kapitol, Colonia 1928, e articoli varî nell'Archives für Musikwissenschaft, 1918, 1921, ecc.; H. Becker, Gesammelte Schriften, Colonia 1922 segg.; C. Niessen, Dramatische Darstellungen in Köln, Colonia 1917.
Storia. - La città antica. - Il primo nucleo della città fu il piccolo centro abitato e fortificato che in questo punto ebbero gli Ubî, dopo che essi, nel 38 a. C., furono da Agrippa trasportati dalla destra sulla sinistra del Reno. Presso questo oppidum Ubiorum, che non sappiamo se avesse una sua propria denominazione, qualche anno dopo, forse da Druso tra il 12 e il 9 a. C., fu stabilita l'ara Ubiorum, che, come quella di Lione per le Gallie, doveva essere il centro di raccolta dei Germani sottomessi a Roma. La località comandava il punto in cui la più facile e frequentata via di comunicazione fra la Germania e la Gallia passava il Reno: onde si comprende come fin dal tempo di Augusto o di Tiberio fossero state ivi stanziate due legioni, più tardi trasportate altrove. Ma a presidio del luogo, più che a soddisfazione dell'ambizione di Agrippina ivi nata (Tac., Ann., XII, 27), Claudio nel 50 d. C. dedusse una colonia di veterani nella città. Questa da allora si disse Colonia Claudia Ara Agrippinensis, o Colonia Agrippinensium; più tardi, dal sec. V in poi, Colonia. La città era iscritta alla tribù Claudia, e godeva del privilegio del ius italicum.
Ragioni militari e commerciali contribuirono del pari alla sua rapida ascensione: essa divenne il maggior centro, forse, del Reno. In essa aveva stanza il legato comandante l'esercito della Germania inferiore; Vitellio vi fu acclamato imperatore, Traiano vi ricevette la notizia della sua assunzione al trono. Postumo, nel 259, la prese per assedio, aggregandola all'impero gallico; nel 270 vi fu ucciso vittorino. Divisa da Diocleziano la provincia, Colonia fu la sede del governatore (consularis) della Germania secunda e di varî corpi militari. Circa la metà del sec. IV fu presa e distrutta dagli Alamanni, ma fu ricostruita poi da Giuliano. Collegi di artigiaui e di negozianti d'ogni genere, oltre a numerose iscriziorìi di singoli individui dati alle arti e alle professioni più diverse, testimoniano il fervore industriale e commerciale della città.
Se relativamente scarsi sono i resti di monumenti antichi (possono ricordarsi alcuni elementi delle mura, in parte forse ancora quelle del sec. I, in parte quelle restaurate da Gallieno sulla fine del sec. III), numerosissime sono le testimonianze dell'intensa vita della città: epigrafi votive, militari e sepolcrali, tracce di templi, specie presso la cattedrale, dove pare esistesse un'area sacra (vedi F. Fremersdorf, in Bonn. Jahrbüch., 133, p. 213 segg.), e presso la chiesa di S. Maria in Campidoglio, mosaici, ecc. Un ponte, che Costantino costruì, o ricostruì, in muratura, congiungeva Colonia alla riva destra del Reno, dove un campo fortificato ne guardava l'accesso; infine a 3 km. circa a valle di essa, presso l'attuale Alteburg, era la stazione della flotta del Reno (classis germanica).
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XIII, ii, p. 505 segg.; Bonner Jahrbücher, nn. 8, 103, p. 32 segg.; 104, p. 28 segg.; J. Klinkenberg, Das römische Köln, in Kunstdenkmäler der Rheinrpovinz, VI, ii (1906), pp. 131-375; A. Grenier, Quatre villes rom. de Rhénanie, Parigi 1925, p. 123 segg.; J. Colin, Les antiquités romaines de la Rhénanie, Parigi 1927, p. 79 segg.
Medioevo ed età moderna. - Alla metà del sec. V Colonia divenne la residenza del re dei Franchi Ripuarî, pur continuandovi a rimanere una gran parte degli abitanti romani, sicché la continuità della vita cittadina non fu mai interrotta. La zecca continuò ad esistere. Clodoveo sottomise i Ripuarî al regno dei Salî.
Il cristianesimo fa la sua apparizione in Colonia a partire circa dal 200; ma il primo vescovo accertato è Materno (313 e 314, nei modi di Roma e Arles). Nulla sappiamo dei vescovi per il periodo 400-550; e con Ebregisel, verso il 600, cominciano i nomi tedeschi. Tra i vescovi è da nominare Cumberto (625-639). Bonifazio volle prendere stanza in Colonia, come arcivescovo della Germania. L'importanza della città si riafferma nuovamente con i Carolingi. Carlo Magno eresse la città a sede arcivescovile nel 733: il primo arcivescovo fu il suo arcicappellano Ildebaldo.
I Normanni incendiarono Colonia nell'881, ma le mura romane resistettero sino a che, dopo alcuni più piccoli allargamenti (1106), fu costruita l'imponente cerchia medievale.
Colonia divenne un mercato importante; la colonia di mercanti di Frisia, che vi si stabilì, vive ancora nel nome della "Friesenstrasse". Più tardi ai Frisoni si sostituirono gli ebrei.
La città era amministrata in nome del re di Germania da un conte regio che esercitava la giurisdizione sulla comunità libera della "Città vecchia" (Altstadt). Sennonché gli arcivescovi conseguirono, dal tempo di Brunone in poi, la signoria della città, ottenendo ancora il diritto di consacrare il re tedesco in Aquisgrana, e, dal 1037, la dignità di arcicancellieri per l'Italia. Un primo movimento per l'autonomia cittadina si ebbe già nel 1074, quando la cittadinanza si sollevò contro l'arcivescovo Annone; proseguì durante la lotta delle investiture, poiché negli ultimi tempi di Enrico IV i cittadini stettero dalla parte di lui e cacciarono l'arcivescovo Federico I (1100-1131), che invece parteggiava per Enrico V. Da allora comincia in Colonia l'epoca comunale. A capo del comune stanno impiegati arcivescovili: il burgravio e il podestà. Accanto ai vassalli liberi e ai ministeriali c'era anche una borghesia libera di mercanti e operai. Nel 1112 i cittadini conchiusero una coniuratio pro libertate, costituendo un comune sul tipo lombardo; e nel periodo seguente poterono liberarsi dalla signoria arcivescovile, approfittando che i grandi arcivescovi dell'epoca sveva, e specialmente Rinaldo di Dassel (1159-1167), Filippo (1167-1191) ed Engelberto il Santo (1216-1221), prendono parte alla grande politica, amici o nemici all'imperatore. Sotto Engelberto si ebbero conflitti, che il successore fece cessare con la sua arrendevolezza. Privilegi regi e arcivescovili (specialmente di Guglielmo d'Olanda, 1247) formarono il fondamento della costituzione di Colonia, che già conchiudeva trattati con principi e città. Sotto l'arcivescovo Corrado di Hochstaden (1238-1261) il contrasto con la città raggiunse il suo culmine: nel 1252 la città fu assediata dall'arcivescovo, e nel 1258 un nuovo conflitto fu appianato con un arbitrato. Nel 1257 Riccardo di Cornovaglia concesse un altro privilegio. Un nuovo colpo contro il reggimento cittadino degli scabini e dei patrizì (Richerzeche) cercò di vibrare Corrado di Svevia, sostituendo loro un governo democratico; ma dopo i conflitti che si protrassero sotto l'arcivescovo Engelberto I i patrizî ripresero il sopravvento. Nella lotta per il Limburgo l'arcivescovo Sigfrido di Eppenstein (1274-97) combatté contro la sua città nella battaglia di Worringen (1288) e fu fatto prigioniero dal conte Adolfo di Berg. Solo nel 1297 ebbe luogo la conciliazione. Dopo d' allora Colonia fu una città libera dell'impero.
La città ebbe a soffrire molto nella lotta dell'arcivescovo Dietrich II di Mörs (1414-63) per Soest, e nella guerra di Borgogna sotto il successore Ruprecht (1463-90). Durante la Riforma fallirono i tentativi degli arcivescovi Ermanno di Wied (1515-46) e Gebardo Truchlsey di Waldburg (1577-84) di far passare la città al protestantesimo: tutti e due furono deposti, ma specialmente contro il secondo dovettero i cattolici difendersi in scontri sanguinosi e con l'aiuto della Baviera. Dal 1583 al 1761 gli arcivescovi provengono tutti dalla casa di Baviera, i Wittelsbach. Nel 1801 l'arcivescovado fu secolarizzato con la pace di Lunéville, e passò alla Francia, donde, con il trattato di Parigi del 1814, pervenne alla Prussia. Nel 1821 l'arcivescovado fu di nuovo rimesso e nel 1824 nominato il primo nuovo arcivescovo. Nel 1837 l'arcivescovo von Droste si mise in conflitto con il governo prussiano nel cosiddetto "conflitto ecclesiastico di Colonia".
Bibl.: Ennen und Eckertz, Quellen zur Geschichte der Stadt Köln, voll. 6, 1860-79; C. Hegel, Die Croniken der deutschen Städte, voll. 12-14 (1875 a 1877); Ennen, Geschichte der Stadt Köln, voll. 7, 1863-80; Keussen, Die Entwicklung der älteren köln. Verfassung und ihre topographische Grundlage, in Westdeutsche Zeitschrift, 1909, p. 465 segg.; Heussen, Topographie der Stadt Köln in Mittelalter, voll. 2, e Atlante, 1910; Ihm, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, 1894, coll. 900-901; R. Köbner, Die Anfänge des Gemeinwesen der Stadt Köln, 1922; A. Dopsch, Grundlagen der europäischen Kulturentwickelung, I, 2ª ed., 1923, pp. 153-157; K. Schumacher, Siedelungs-und Kulturgeschichte der Rheinlande, III, 1925, pp. 156-165.
Le opere fortificate di Colonia. - La storia della piazza di Colonia è strettamente legata a quella di Coblenza, e in generale a quella delle piazze teste di ponte sul Reno. Il campo trincerato di Colonia consisteva nel 1870 in una cinta continua sulla riva sinistra e nella testa di ponte di Deutz sulla riva destra. Comprendeva inoltre 11 opere staccate sulla riva sinistra e 4 sulla riva destra, come pure diverse opere annesse, tutte molto vicine alla cinta. La Commissione di difesa nominata dopo la guerra del 1870-71 nel quadro generale della sistemazione difensiva dello stato proponeva per Colonia quanto segue: radiazione della vecchia cinta e costruzione di una nuova cinta più ampia: costruzione di 12 forti molto avanzati, dei quali 3 grandi e 9 piccoli, con 14 batterie intermedie, 7 grandi e 7 piccole. La legge del 3 maggio 1873 stanziava per i lavori di Colonia una somma pari a 32.725.000 franchi.
I lavori vennero iniziati nel 1875 e terminati verso il 1884. I forti costruiti erano del tipo a ramparo semplice con le artiglierie in barbetta, con largo impiego di calcestruzzo e scarso impiego di corazze. Contemporaneamente ai lavori delle nuove costruzioni venne radiata la cinta.
Colonia ha esercitato durante la guerra mondiale, e precisamente nel periodo di radunata e durante il periodo della traversata del Belgio, la funzione di centro di sbarco delle truppe e dei servizî e di base per la successiva avanzata. Nel raggio della piazza si formò gran parte della 2ª armata tedesca: dalla piazza partirono alcuni dei corpi destinati al colpo di mano su Liegi. Nel seguito della guerra Colonia costituì un importante centro ferroviario per i movimenti da e per l'esercito di campagna. Colonia non fu coinvolta nelle operazioni militari terrestri, ma fu oggetto di bombardamenti aerei, che però non produssero danni militari degni di considerazione. Al termine della guerra, quando le armate tedesche ripiegarono verso il Reno, era intenzione del comando supremo di sfruttare largamente per la difesa la linea del Reno con le sue piazze, e in special modo appoggiare a Colonia una difesa attiva manovrata, specialmente per la protezione del distretto industriale della Ruhr. Il precipitare degli eventi impedì che si attuasse questo piano.
All'armistizio Colonia fu presidiata dal contingente inglese di occupazione. Il trattato di Versailles con la clausola prescrivente la demolizione di tutte le opere a ovest d'una linea a 50 km. ad est del Reno comprendeva nel provvedimento anche la piazza di Colonia. Valendosi poi di una sottoclausola del trattato stesso, gli alleati, mentre richiedevano la demolizione immediata di tutte le opere di riva sinistra del Reno, mantennero le opere di riva destra, differendone la data di demolizione all'epoca dello sgombero della zona. I lavori di demolizione, iniziati nel gennaio del 1920, si protrassero fino al 1925. Assai importante per il risultato di impedire un'eventuale ricostruzione della linea di cintura, sia pure con lavori campali, fu la prescrizione dell'abolizione delle servitù militari: data, infatti, la tendenza della città a svilupparsi rapidamente, è da prevedere che la zona della vecchia cintura venga presto coperta da fabbricati che toglierebbero ogni visuale per il tiro.