Vedi COLONIA dell'anno: 1959 - 1994
COLONIA (v. vol. II, p. 748)
Pur trovandosi quasi interamente sotto gli edifici della città attuale, i resti di C. antica sono ora meglio noti grazie a una serie di ricerche, alcune delle quali ancora in corso.
All'esterno della città si sono identificate tracce di centuriazioni, non sempre particolarmente evidenti. Per quanto riguarda, invece, il sistema difensivo, possiamo dire di conoscere pressoché interamente il tracciato, che è di forma piuttosto irregolare (specialmente per quanto riguarda il fronte S); restano inoltre avanzi di una porta e di alcune torri. La porta è quella N: non lontana dall'attuale duomo, era a tre fornici, con loggiati, inquadrata da torrioni semicircolari all'esterno e piatti all'interno; è stato ricostruito il fornice centrale, recante al culmine della ghiera l'iscrizione CCAA, abbreviazione del nome della città (Colonia Claudia Ara Agrippinensium); Una ricostruzione parziale che utilizza pezzi originali è stata attuata nel Römisch- Germanisches Zentralmuseum. L'elemento meglio conservato della cinta muraria è però la torre posta all'estremità NO: è di pianta circolare, in laterizio, con mattoni di varí colori che creano motivi decorativi; sembra pertinente a un rifacimento del III sec. d.C. («Römerturm»).
All'estremità opposta delle mura, e più precisamente all'angolo SE, è inglobato l'unico resto rilevante che si possa far risalire alla preesistente fase dell’oppidum degli Ubii: il c.d. Ubiermonument è un grosso piedistallo di m 9 x 9, che forse fu parte di un sistema di fortificazione del porto, forse base di un faro: e in tal caso sarebbe il più antico esempio conosciuto (a Ν delle Alpi) di strutture del genere.
Connesso con la funzione di capitale della Germania Inferior è un grande edificio individuato sotto l'attuale Municipio, non lontano dal porto antico (qui il Reno era, allora, più largo di oggi, e la riva sinistra era difesa da un'isola). Questa struttura ha avuto varie fasi. In un primo momento, quando l'insediamento era ancora un Castrum e vi risiedevano due legioni, erano qui i principia: sembra che il quartier generale fosse articolato in due parti, una gravitante verso il centro della città, con due cortili circondati da vari ambienti, e una gravitante sul fiume con un'altra serie di ambienti, due dei quali absidati. In un secondo momento, l'edificio divenne sede del legatus Augusti pro praetore (cioè del governatore della provincia): fu aggiunto un nuovo nucleo a S, comprendente una grande aula con abside («Aula Regia») e furono apportate notevoli modifiche. Nel IV sec. d.C. fu aggiunto un nuovo corpo, di forma allungata, prospiciente il Reno: in facciata, una grande galleria si affacciava sul fiume, mentre al centro era un ambiente a pianta ottagonale all'esterno e circolare all'interno.
Quanto agli altri monumenti, resti del Capitolium sono stati identificati sotto la chiesa di S. Maria detta appunto im Kapitol: il tempio, ottastilo, era al centro di un ampio spazio rettangolare delimitato da un muro. Restano alcune parti dell'architrave; nella zona è stato rinvenuto, inoltre, un rilievo con raffigurazione di Attis. Più incerti i resti di altri edifici di culto: si possono ricordare quelli del Tempio di Giove, nella parte O della città. Del teatro, dell'anfiteatro e del circo si conosce l'ipotetica ubicazione: il teatro si trovava forse in corrispondenza della Schildergasse attuale: alcuni edifici di quest'area poggiano infatti su una grande fondazione semicircolare. Il circo era forse a S, poco lontano dalle mura. L'anfiteatro è stato identificato invece, con qualche dubbio, a N, al di fuori della porta a tre fornici di cui si è già detto, in corrispondenza dell'attuale Zeughausstrasse, dove si è creduto di individuarne delle tracce, peraltro a notevole profondità. Il foro, sempre ipoteticamente, si colloca presso il teatro, costituendone anzi (se la ricostruzione che è stata proposta è giusta) una specie di porticus post scaenam. A SE di quest'area restano alcuni avanzi di un edificio termale. Sotto la chiesa del Gross S. Martin sono stati individuati (sovrapposti a loro volta ai resti di una palestra del I sec. d.C.) avanzi di grandi horrea del II sec.: tre corpi di fabbrica a tre navate erano disposti a U attorno a un cortile centrale. Sotto la Piazza Neumarkt, sono state identificate due insulae: vi era un centro di culto giudaico, comprendente un bagno rituale.
Ma l'area dove a più riprese sono affiorati resti assai interessanti e vari (a partire dalle opere di ricostruzione seguite all'ultima guerra mondiale, fino ai giganteschi lavori edilizi susseguitisi - per la realizzazione di musei, sale di concerto e altri grandi edifici - fino ad anni molto recenti lungo il pendio verso il Reno) è quella sotto il duomo e i suoi immediati dintorni. In corrispondenza con l'angolo NE delle mura di cinta era una ricca dimora con peristilio, detta «Casa di Dioniso» a causa del mosaico che vi è stato recuperato, e che ora si trova nel Römisch-Germanisches Zentralmuseum. Inquadrate fra vari motivi decorativi (predomina la treccia) vi sono scene di danza e orgiastiche, con protagonisti appunto Dioniso, Satiri e Menadi: è uno dei mosaici più noti della Germania e si data al III sec. d.C. Non lontano sono i resti di un tempio, che - a quanto si deduce da un'iscrizione frammentaria che vi è stata rinvenuta - era dedicato a Mercurio Augusto; si sono individuati parte del podio, della porta di accesso alla cella (con decorazioni in bronzo dorato) e di un mosaico pavimentale con motivi a croce uncinata. Di altri edifici di culto si conservano resti più scarsi: si trattava di un mitreo e di sacelli dedicati alle Matres. Alcune domus, invece, hanno restituito importanti affreschi: uno, con candelabri e uccelli, figure di thìasos marino e maschere teatrali, sembra riprendere in età adrianea-antonina temi del III e IV stile pompeiano; un altro presenta scene di venatio. Si sono rinvenuti anche frammenti di pavimentazione musiva: uno dei meglio conservati, con tessere molto grandi, è databile al IV sec. d.C. e presenta figure del thìasos dionisiaco.
Di notevole interesse anche i «precedenti» del duomo stesso: sotto la chiesa attuale sono i resti di un edificio di culto risalente ai Merovingi, di un altro di età carolingia, e così via, in una stratificazione che abbraccia un arco cronologico assai ampio. Per l'età carolingia, è da segnalare anche una serie di strutture attribuibili a un «palazzo», le cui dimensioni sembrano addirittura maggiori di quelle dell'analogo edificio costruito da Carlo Magno ad Aquisgrana.
È possibile, infine, compiere qualche osservazione sull'urbanistica di C. nel suo complesso. Il tracciato viario antico (a quanto si può dedurre da vecchi e nuovi sondaggi) è ricalcato più o meno fedelmente dall'attuale: la Hohestrasse, in particolare, si trova esattamente sopra il cardo maximus. I cardini sono orientati in direzione esattamente N-S; i decumani ovviamente in direzione E-O, ma con una lieve deviazione verso NE, tanto che gli incroci delle strade - a quanto si può ricostruire - non erano rigorosamente ad angolo retto. Si è tentato di interpretare questo fatto come un accorgimento astronomico-rituale: i decumani dovevano essere allineati verso il punto in cui nasceva il sole nel giorno del compleanno di Augusto, il 21 settembre.
Nei dintorni, provenienti da sorgenti sulle alture dell'Eifel, sono stati rinvenuti notevoli tratti dell'acquedotto che riforniva la città. Mentre non si conoscono esattamente i limiti del primitivo Castrum nell'ambito di quella che poi divenne la colonia, è nota invece l'ubicazione di un altro Castrum, quello della Classis Germanica Pia Fidelis, che è stato identificato a S della città nel sito oggi detto Alteburg. La cinta ha una pianta pentagonale irregolare: all'interno sono stati individuati allineamenti di caserme, all'esterno resti di canabae. Un'altra importante struttura militare, sia pure più tarda, ê il castello di Divitia (Deutz), che Costantino fece costruire al di là del Reno, all'estremità di un lungo ponte (quest'ultimo probabilmente eretto sul sito di un ponte precedente), presso lo sbocco dell'attuale Köln-Deutzer Brücke, dove si trova l'antica chiesa (da non confondersi con la «nuova», poco distante) di S. Eriberto. Del castello si è scavata una parte, corrispondente alla porta orientale.
Fuori dalla città, si sono rinvenuti anche cospicui monumenti funerari. Il mausoleo di Quintus Poblicius, veterano della Legio V Alauda, era a S, sulla strada per Bonna (Bonn): è stato ricostruito nel Zentralmuseum. Su un corpo di base cubico si impianta una sorta di prònaos templare (facciata posta davanti a una cella, la quale ultima peraltro è eseguita in scala molto ridotta), a sua volta sormontato da ; una cuspide squamata molto alta. Negli intercolumni del prònaos sono le statue-ritratto dello stesso veterano e dei suoi familiari; il prònaos stesso reca un fregio d'armi; le estremità inferiori della cuspide sono ornate da grossi acroteri (tritoni?), oggi frammentari. Il corpo di base presenta l'iscrizione sulla fronte principale, bassorilievi con figure di satiri sui lati. Un altro esempio di sepolcro interessante, anche se diverso per tipologia e datazione, è l'ipogeo di Weiden, a O di C., a 9 km c.a sulla strada per Iuliacum (Jülich): in corrispondenza, probabilmente, sorgeva sopra terra un tempietto funerario. L'ipogeo è concepito come un triclinio, con tre klìnai rivestite di marmo in altrettante nicchie, e con due sedie di pietra: klìnai e sedie imitano mobili veri. Lungo le pareti sono poi ricavate 29 nicchiette, del tipo di quelle impiegate nei colombari per contenere urne cinerarie. Sono stati rinvenuti nell'ipogeo due busti-ritratto maschili in marmo lunense, databili attorno alla metà del II sec. d.C. o poco prima, e un busto-ritratto femminile più tardo, come più tardo è un bel sarcofago con scene che alludono all'immortalità e all'aldilà. Tali pezzi sono certamente opera di ateliers urbani: il fatto che siano di datazione diversificata testimonia che il sepolcro è stato a lungo in uso, come è confermato dal ritrovamento di una moneta di Costantino, risalente al 337.
Römisch-Germanisches Zentralmuseum. - L'edificio, inaugurato nel 1973, sorge sopra il mosaico di Dioniso di cui si è detto (il quale pertanto è «musealizzato» in situ), e contiene abbondantissimo materiale, efficace contributo per la comprensione della storia di Colonia. Oltre al mosaico e al già ricordato monumento di Poblicius, sono da ricordare, per quanto riguarda la scultura, alcuni ritratti, fra cui uno di Agrippa, il fondatore dell'ara Ubiorum: numerose sono però soprattutto le stele funerarie di soldati e veterani (particolarmente per la prima metà del I sec. d.C.) e anche di civili; frequenti sono le scene di banchetto funebre. È stata identificata una «bottega di C.»: le stele presentano un apparato architettonico alquanto organico, con la nicchia contenente i personaggi e con un frontone completo (non invaso cioè, come accade altrove, dalla sommità della nicchia stessa). Il museo documenta anche la fiorente, prolungata produzione della ceramica e del vetro: caratteristici, in particolare, i vasi con decorazione dipinta, e soprattutto quelli che recano sul collo (secondo un uso introdotto, sembra, nella vicina Treviri) iscrizioni come Bibe, Vivas e altre, anche più complesse. I vetri, che talvolta recano scritte analoghe, sono raffinatissimi e gareggiano anch'essi con la produzione di Treviri fino all'età tardoimperiale: possono essere intagliati, dipinti, decorati con filamenti serpeggianti, diatreti e così via (v. vetro).
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