COLOMBINO (Columbino, Columbinus) Veronese
Nacque presumibilmente intorno al 1440 a Verona, ove compì gli studi letterari e si cimentò in giovanili esperimenti poetici. Dal 1476 la sua presenza è documentata con continuità a Mantova in qualità di maestro pubblico, precettore di corte e incaricato di missioni diplomatiche per conto dei Gonzaga.
A Mantova già aveva collaborato all'edizione della Commedia colà stamp. nel 1472da Giorgio e Paolo di Butzbach (Indice gen. degli incunaboli delle Bibl. d'Italia, n. 353): se il colophon di tale edizione genericamente segnala che i due prototipografi l'avevano eseguita "adiuvante Columbino veronensi", una più articolata testimonianza del contributo di C. è in un Capitulo in terza rima che egli compose e fece allegare all'opera, ultimatane la stampa, indirizzandolo al letterato e poeta Filippo Nuvoloni (1441-1478).Dei diciassette esemplari conosciuti della Commedia mantovana, solo alcuni recano in carticino preliminare il capitolo in lode del Nuvoloni, il quale, dopo esservi definito epigono di Virgilio ed emulo di Apollo, padrone de "l'una e l'altra lingua", viene esortato a leggere di frequente e meditare il poema divino di cui aveva promosso l'edizione; scrive in particolare C. rivolgendosi al Nuvoloni: "l'alma mi sinchina / haver fatto improntar questo poeta / che orna eillustra la patria fiorentina", rammaricandosi più avanti "se la impronta non è chome tu merti / ... / se non sono si ben gli ordini inserti / le diction, la littera exquisita / chome è il debito mio di compiacerti". Un ruolo dunque di correzione e revisione tecnica in cui óccasionalmente risultano impegnati, nella prima età della stampa, letterati e umanisti grandi e minori.
Non sappiamo in quale anno C. abbia cominciato a esercitare l'ufficio di insegnante in Mantova; di certo vi tenne pubblico insegnamento nel 1476: in ottobre il marchese Ludovico Gonzaga raccomanda "Columbino professore di grammatica in questa nostra citade" al Podestà di Verona affinché lo agevoli, dovendosi egli recare nella città natale a riscuotere "una bona summa di dinari", permettendogli di sbrigare la faccenda per mezzo di un messo (Schizzerotto, p. 29).
Un dispaccio inviato da Salisburgo il 20 maggio 1479 al marchese Federico Gonzaga ci informa che "maestro Columbino, quale era usato essere maestro da scola a Mantua" era colà giunto per incarico del marchese stesso (succeduto al padre Ludovico nel giugno del '78), probabilmente per sollecitare il diploma imperiale di investitura (Perpolli, 1918, pp. 74 s.).
C. si era già incontrato a Graz con Ludovico Agnelli, nativo di Mantova e nunzio del papa presso l'imperatore; l'Agnelli si servì in tale occasione del maestro veronese assurto ad incarichi di fiducia presso la corte mantovana, affidandogli questa missiva per Margherita di Baviera moglie del marchese Federico: "Ill.ma et Ex.ma domina ... Per certe mie occurrentie mando al Rev.mo M.r nostro [il cardinal Francesco Gonzaga, fratello del marchese] misser Columbino de le presente littere exhibitore, al qual ho commisso in fra le altre commissione debia la Ill.ma S. V. per parte mia visitare et a quella certe cose narrare, al quale prego quella si degni per respecto mio dare grata audientia, et in quelle cose le quali narrerà dare piena et indubitata fide" (Ibid., p. 76).
In una successiva missione in Germania egli fu incaricato di altre riservate ambascerie tra l'Agnelli e la marchesa, ma non poté condurle a termine per la morte di quest'ultima avvenuta il 14 ott. 1479. Con il volgere di quell'anno risultano comunque interrompersi i suoi viaggi ed uffici di inviato diplomatico, e nell'anno successivo C. iniziò a ricoprire il delicato ufficio di precettore di corte.
Dal 1478 si era fermato in Mantova l'umanista Giovan Mario Filelfò, primogenito del più noto Francesco e di Teodora Crisolora, con il compito di insegnare "le littere" ai giovani figli del marchese; la sua improvvisa morte pose nel giugno 1480 il problema della successione nel delicato incarico di precettore di corte. Conosciamo la risoluzione data a tale problema da due successive lettere che Spinello milanese, uomo di fiducia del marchese, indirizzò al suo signore, la prima il 10 luglio 1480, e la seconda il 18 luglio, ove informa che "Heri lo ill. meser Francescho comenzò a vegnir a stare a Porto el dì, e cossì m.ro Colombino, e hozi sono ritornati com intentione de perseverare. El ditto m.ro Colombino comenzò heri a lezer la Eneida de Vergilio per cosa più conveniente et utile, e dà certe regule e fa certe examinatione asai bone et utile, el qual modo non solamente a mi ma a chadauno che intende pare che debia esser de grande frutto, e maxime considerando che li ill. figlioli ... se contentano et hanno apiasir de questo suo bon modo de porzere e insignare, e se lodano asai de haver tale preceptore e ge portano gran timore reverenciale" (Luzio-Rénier, IFilelfo, p. 211). C. fu dunque scelto per succedere al Filelfo, ed iniziò l'ufficio di precettore nella residenza di Porto; in questo suo incarico ebbe modo di affezionarsi ai figli del marchese, in particolar modo a Elisabetta, la futura duchessa di Urbino. Dall'agosto del 1482 alcune sue lettere danno notizia di una grave malattia di Elisabetta, dei progressi del male e dei miglioramenti; in esse C. mostra di preoccuparsi con sincero affetto della salute della fanciulla.
Nel frattempo risulta aver anche disimpegnato saltuariamente l'ufficio di segretario:nel copialettere dell'Archivio Gonzaga che va dal 10 maggio al 22 dic. 1482 e dal, 12 febbraio all'ultimo di agosto '83, appare a sbalzi, fino al novembre 1482, la scrittura di Colombino.
Alla fine del novembre 1482 troviamo C. a Bologna, in viaggio verso Roma per una delicata missione di grande importanza: recava al cardinal Francesco Gonzaga "la resposta et le offerte" del marchese Federico a Girolamo Riario, nell'ambito del tentativo di persuadere il nipote del papa a dissociarsi dai Veneziani nella guerra contro Ferrara, che da alcuni mesi aveva diviso in due campi gli Stati d'Italia.
Le sorti della guerra, che con la caduta di Ficarolo avevano posto in possesso dei Veneziani i centri e le terre del Polesine, cominciarono a far temere al papa Sisto IV una loro troppo potente e pericolosa signoria; rafforzavano in lui questo timore gli ambasciatori degli Stati nemici di Venezia, i quali, promettendo grandi cose al nipote Girolamo, indussero quest'ultimo a usare della sua grande influenza per persuadere il papa ad abbandonare i Veneziani e a soccorrere il duca di Ferrara.
Il 1° dic. 1482 C. giunse a Roma e si abboccò subito con il cardinale Francesco Gonzaga che già vi si trovava; con esaurienti informative del 4 e 5 dicembre ragguagliò quindi il suo signore circa lo stato delle trattative, i contatti e i partiti presi dai vari ambasciatori con i personaggi di Curia, le favorevoli condizioni avanzate dai Veneziani per impedire l'accordo e conservare l'alleanza del papa. Con lettere del 7 e 9 egli poté annunciare finalmente la conclusione delle trattative e la pubblicazione in concistoro della pace; non appena avuti i capitoli dell'avvenuta intesa tra il papa, il duca di Ferrara e i suoi alleati, egli scrive il 12 dicembre che all'alba del 14 si sarebbe senz'altro messo sulla via del ritorno.
In una lettera del cardinale Francesco al marchese suo fratello, spedita da Roma il 13 dicembre, "la venuta qua de Columbino secretario de la Ex.tia Vostra" è definita "gratissima, potissimum per intendere li prudenti motivi e ricordi" che stavano a, cuore al marchese nelle trattative per la pace; da Bologna, ove era appena arrivato col suo seguito, il cardinale scrive ancora al fratello il 30 dicembre: "ne ben dispiaciuto assai el caso occorso de Columbino secretario de Vostra Signoria, manchato fra via, si per rispecto suo si etiam per le scripture de le cose accadute in questo tractato e conclusione de la pace, de le quali lui era ad plenum informatissimo" (Perpolli, 1918, pp. 88 s.). Cosa gli fosse capitato non ci è dato sapere; certo è che sulla via del ritorno, tra il 14 e il 30 dic. 1482, C. era morto.
Del buon ricordo da lui lasciato alla corte mantovana testimonia una lettera che il 1° novembre del 1485 Francesco, succeduto al padre Federico nel luglio del 1484, indirizzò allo zio Ludovico vescovo eletto di Mantova, chiedendogli di liberare don Nicolò rettore di S. Maria della Carità incarcerato per lite dal vicario del vescovo, "havendo io in memoria la fede et servitù de Colombino, mio preceptore et secretario defuncto, al quale esso don Nicolò era fratello" (Schizzerotto, p. 30).
Fonti e Bibl.: S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, col. 123; S. Davari, Notizie stor. intorno allo Studio pubblico ed ai maestri del sec. XV e XVI che tennero scuola in Mantova, Mantova 1876, pp. 10 s.; T. Landoni, Descrizione bibl. e critica di due edizioni principi della Divina Commedia, in Il Bibliofilo, VIII (1887), pp. 1 ss.; A. Luzio-R. Rénier, I Filelfo e l'umanesimo alla corte dei Gonzaga, in Giorn. stor. della letter. ital., XVI (1890), pp. 209 s.; R. Rénier, Il primo tipografo mantovano, Torino 1890; A. Luzio-R. Rénier, Mantova e Urbino. Isabella d'Este ed Elisabetta Gonzaga nelle relazioni famigliari e nelle vicende politiche, Torino-Roma 1893, pp. 6 s.; G. Zonta, Di F. Nuvolone e di un suo "Dialogo d'amore", Modena 1905, pp. 40 ss.; C. Perpolli, L'"Actio Panthea" e l'umanesimo veronese, in Atti e mem. dell'Acc. di agric., scienze e lett. di Verona, s. 4, XVI (1915), pp. 61, 67, 68; Id., Maestro C. veronese alla corte dei Gonzaga nel sec. XV, ibid., s. 4, XIX (1918), pp. 71 ss.; A. Luzio, L'Archivio Gonzaga, II, Mantova 1922, p. 99; G. Billanovich, Tra don Teofilo Folengo e Merlin Cecaio, Napoli 1948, pp. 5-7; D. E. Rhodes, F. Nuvolone of Mantua; a supplement to the work of G. Zonta, in Rinascimento, V (1954), pp. 294 ss.; Id., A bibliography of Mantua, I, 1472-1498, in La Bibliofilia, LVII (1955), p. 177; Mantova, Le lettere, a cura di L. Faccioli, II, Mantova 1962, ad Ind.; C. Dionisotti, Dante nel Quattrocento in Atti del Congresso intern. di studi danteschi, I, Firenze 1965, p. 367; L. Pescasio, L'arte della stampa a Mantova nei secc. XV, XVI, XVII, Mantova 1971, pp. 31-43; G. Schizzerotto, Libri stampati a Mantova nel Quattrocento..., Mantova 1972, pp. 28-32; L. Pescasio, Rarità bibliogr. mantovane, Mantova 1973, pp. 9-22; Catal. of books Printed in the XVth century, now in the British Museum, London 1963, pp. XIV, 928.