COLLETTO (fr. col, collet; sp. cuello, collar; ted. Kragen; ingl. collar)
Indumento che sta intorno al collo, completando la camicia o la veste, o facendo parte di esse. Il vocabolo si riferisce, propriamente, all'abbigliamento moderno, per cui anche si adopera, meno bene, la parola collo. Il colletto ampio medievale si chiama, con maggior esattezza, collare. Sino all'ultimo Trecento il colletto non era conosciuto; esso si limitò dapprima a una breve striscia di panno ripiegato, dal quale usciva talvolta una stretta increspatura di tela. Alla fine del sec. XV si usava in Francia un colletto alto sino alle orecchie, che diminuì poi e scomparve sotto Luigi XII, mentre si affermava il collare di pelliccia, complemento del pastrano o della casacca. Nel Cinquecento compaiono i primi collari di trina, rovesciati sull'abito, spesso preziosi, adorni di gemme, trapunti di fili d'oro e d'argento; talora quadrati, talora frastagliati in punte o festoni. Maria Stuarda ebbe per prima l'idea di far reggere il collare di trina da fili di metallo nascosti, in modo che esso restasse sollevato intorno al collo come il calice di un fiore: questa foggia, legata nei secoli al suo nome, ebbe un grande successo e venne adottata in tutta Europa. Del 1578 è la moda dei collari detti "tondi di S. Giovanni", fatti di tela a cannoncini e disposti come un piatto, dal quale la testa emergeva come il capo tagliato del profeta sul piatto di Salomè; moda che durò per interi secoli, e che i quadri dei più celebri pittori, specialmente fiamminghi, hanno consacrata. Non si abbandona peraltro il collare di trina rovesciato; esso viene adottato anche dalle donne, le quali a volta a volta avevano adoperato le guimpes o avevano tenuto il collo scoperto. Lo sviluppo dell'arte della trina rende sempre più raffinato il lusso dei collari, e a questi, vaporosi e leggieri, fanno contrapposto i grevi collari di pelliccia dei roboni dei grandi personaggi. Nel Settecento, tra i vestiti scollati delle finte pastorelle, vediamo apparire i larghi collari degli Arlecchini e dei Pierrots, dipinti dal Watteau e dal Tiepolo. Sotto Luigi XIV, peraltro, i collari diventano più piccoli e ben presto la cravatta li ricopre interamente. Al principio dell'Ottocento comincia, nella moda maschile, l'uso del colletto inamidato, che assume varie forme e dura sino ai giorni nostri, accanto al colletto floscio e a quelli detti "alla Robespierre" specialmente comodi negli esercizî sportivi. Quanto al collare ampio di pizzo, esso nei tempi moderni appare e scompare nell'abbigliamento femminile, secondo l'alternarsi delle mode, e assume le più varie fogge, formato ora da molti giri increspati di minute valenciennes, ora da una sola larga trina ad ago di Aemilia Ars o di punto Venezia. Quest'ultimo genere di trina, risorto verso la fine dell'Ottocento, fornisce ancora a tutto il mondo i collari più eleganti e preziosi. È assai garbato l'uso, per i bambini, dei larghi collari di trina sui vestitini di velluto scuro, o dei colletti detti "alla marinara". (V. tavv. CXLVII-CL).
Industria. - La lavorazione (taglio, confezione, amidatura, stiratura) dei moderni colletti da uomo non è sostanzialmente diversa da quella delle camicie (v. biancheria); è necessaria però l'arrotolatura (nel gergo di fabbrica "giratura"), che si fa a mano da operaie specializzate, avendo dato le macchine risultati insoddisfacenti.
Per i colletti ricamati, v. ricamo.