COLLASSO (dal lat. collapsus, da collabor "cado, rovino")
È un grave stato di rapido indebolimento generale dell'energia nervosa e muscolare che si accompagna a profonda depressione della forza cardiaca; si manifesta con senso di grave malessere, pallore della cute e delle mucose, raffreddamento delle estremità, obnubilamento della psiche, polso frequente, piccolo, ipoteso.
Un tale stato s'inizia in genere acutamente e rappresenta un accidente gravissimo, e talora mortale, in molte malattie infettive, in modo particolare nell'ileotifo nel quale esprime quasi sempre la complicazione di un'enterorragia. Si ha ancora nell'ipoglicemia insulinica, nella crisi anafilattica, nella demorfinizzazione, in conseguenza d'atti operatorî e nelle malattie di cuore. Si produce in molti avvelenamenti gravi, specie da cloralio, cloroformio, morfina. È prodotto da una debolezza combinata dei vasi e del cuore. Le cause sono rappresentate da emozioni o da vive impressioni dolorose periferiche che agiscono, in via riflessa in primo tempo, sul centro vasomotore. In altri casi le tossine infettive, il cloroformio (operazioni), l'ipoglicemia, ecc. agiscono direttamente su tale centro e lo paralizzano. Alla paralisi vascolare dell'addome si deve essenzialmente l'abbassamento notevole della pressione, per l'accumularsi del sangue in grande quantità nei vasi addominali. Il cuore, che poteva essere anche normale, a causa del diminuito afflusso venoso, scarsamente riempito nelle sue cavità e nelle arterie coronarie s'indebolisce rapidamente, però non determina né stasi circolatoria, né edemi, né dispnea, come negl'indebolimenti da lesione del muscolo cardiaco. Nei casi gravi e prolungati si può avere cianosi che non dipende però dal cuore, ma dal grande rallentamento del circolo, donde un notevole abbassamento dell'ossigenazione del sangue nei polmoni. Quando in una malattia infettiva sopravviene il collasso, la temperatura cade, mentre il polso piccolissimo, molle, talvolta irregolare, si mantiene frequente (dissociazione polso-temperatura).
Quando i fenomeni di collasso sono minacciosi, occorre intervenire terapeuticamente con medicamenti che stimolino l'attività cardiaca (canfora, caffeina), o per via ipodermica o per via endovenosa; sono utili inoltre i rivulsivi cutanei (caldo, freddo, carte senapate) e le iniezioni di efedrina o di adrenalina (endocardiche, nei casi gravissimi) per rialzare la pressione sanguigna e la tonicità delle pareti vascolari. In altro senso si parla di collasso, come quando il polmone è compresso e privo d'aria a causa d'un abbondante essudato pleurico o d'un pneumotorace.