COLLANA (gr. ὅρμος, περιτραχήλιον, στρεπτός; lat. monile, torques; fr. collier; ted. Halsband, Halsring, Halskette, Halskragen; ingl. necklace)
È uno dei principali oggetti che l'uomo sin dai tempi più remoti sentì il bisogno di applicare sul proprio corpo, sia come ornamento, sia come amuleto: così, a seconda dei casi, la collana può servire da distintivo (presso i principi d'Egitto, d'Assiria, della Media e della Persia, delle corti minoiche e micenee, degli Sciti, dei Galli) o da amuleto (particolarmente la collana con bulla (v.) presso gli Etruschi e i Romani) o da ornamento muliebre, che è l'uso più comune.
La collana primitiva, quale s'incontra negli albori dell'età litica, consta d'una filza di conchiglie, di vertebre di pesci, di denti, con i due capi allacciati sulla nuca. A questi elementi naturali si sostituiscono poi i primi manufatti, pietruzze levigate e cocci multicolori disposti alternativamente e in varie grandezze: ed ecco creato, prima dell'uso dei metalli, il tipo della collana che divenne poi dominante in tutte le epoche della civiltà greco-romana, cioè il vezzo fatto di molteplici elementi, flessibile e articolato, con fermaglio e pendenti. In Egitto si fabbricano nei tempi più antichi monili con chicchi sferici o tubetti o dischi di conchiglia, d'osso, di corno, d'avorio, con pietre dure, paste vitree e maioliche invetriate, imitanti il lapislazzuli e il turchese, articoli e motivi che vengono anche importati e presi a modello dalla Siria e dalla Fenicia.
Come per altri oggetti d'ornamento, così anche per la collana è in uso da tempi antichissimi la catena. Gli anelli che la compongono hanno varia forma e grandezza e sono variamente incastrati e connessi. Ma il vero carattere della collana si manifesta con lo svilupparsi delle tecniche proprie dell'oreficeria - la filigrana, la granulazione, l'agemina e lo smalto - e con il loro affinarsi mediante gli scambî artistici fra l'Egitto e la civilta egea. Nei ricchissimi corredi funebri di Creta, di Troia e di Micene, accanto alle collane muliebri fatte di foglie e di chicchi d'oro filigranati, di ametiste e corniole o di paste vitree con pendagli, si notano le catenelle d'onore portate dai dinasti. A Cipro e a Rodi s'incrociano le correnti delle arti egizia, micenea e ionica, e da questa civiltà orientalizzante l'Etruria eredita il gusto per la copia dei finimenti d'oro, profusi nelle tombe e ostentati nelle figure dei sarcofagi e delle urne sepolcrali.
Nella Grecia non solo per l'epoca dello stile geometrico, ma anche per i secoli VI e V si hanno pochi e modesti esempî di collane. Il fatale ὅρμος di Armonia, cantato dall'epopea, si presenta in un vaso corinzio come una semplice filza di pallottole disadorne. Nelle sculture e nelle pitture vascolari, come anche negl'inventarî dei tesori dei templi, le collane figurano di rado e sono poco appariscenti. Ma la grande fioritura d'oreficerie greche s'inizia verso il sec. IV e risplende durante l'epoca ellenistica, diffondendosi in tutto il mondo e trionfando in Roma sopra l'influenza etrusca.
Nei tesori delle tombe principesche sarmato-scitiche, scoperte nel Bosforo Cimmerio, accanto ai monili flessibili di puro gusto ellenistico con fermagli e cascate di ciondoli lavorati in oro, si vedono tradotti nel metallo prezioso e nobilitati dall'arte greca tre tipi di collane sopravvissuti dai tempi preistorici nelle regioni più lontane dai centri della cultura greco-romana. Essi sono: a) il cerchio consistente in una verga massiccia, a sezione circolare, liscia o adorna di motivi geometrici nel gambo e nelle estremità trasformato in una leggiadra opera di oreficeria; b) il cerchio attorcigliato a corda (torques, στρεπτός): qui la fune è composta di sei fili attorti e i due capi finiscono in una ghiera deliziosamente decorata di ovoli e palmette con smalti, dalla quale si slancia una protome di cavallo montato da uno Scita; c) la lunula, che originariamente è un collare di lamina di bronzo o d'oro, piatta e liscia, in forma di falce lunare: in un capolavoro del secolo III a. C. reca un fregio di animali lavorato a traforo. Un altro tipo preistorico di collana, munita di cerniera e con l'orlo superiore dentato a foggia di corona, pare avesse il suo centro di fabbricazione in Danimarca ed era diffuso nei paesi germanici durante la prima età del ferro. Finalmente è da ricordare la collana in forma di soggolo, di larga lamina ondulata, forse a simulare i cerchi paralleli o i fili di catenelle che si vedono in un tipo di collana, alta e stretta al collo, in uso in Egitto e a Cipro, e dalla quale questo soggolo dovrebbe verisimilmente derivare. L'ornamento principale nei più antichi di questi collari, sinora localizzati nei paesi scandinavi e della Germiania settentrionale per il periodo dal 1500 al 1300 a. C., sono le spirali ricorrenti e combinate di gusto miceneo.
Un altro oggetto assai diffuso dell'ornamento personale erano le lunghe catene molto flessibili che giravano, adattandosi alle curve del corpo, per le spalle, il seno, la cintola e i fianchi delle donne eleganti. Se ne trovano copiosi esempî nelle pitture dei vasi italioti, in quelle di Pompei e di Ercolano, e nelle sculture etrusche e romane.
L'arte romana continua le tradizioni ellenistiche nelle forme e nelle decorazioni delle collane: di suo vi aggiunge cammei, monete e pietre preziose (smeraldi, turchesi, granati, coralli rosei, smalti e paste vitree a imitazione di pietre dure) artisticamente incastonati, pendagli simbolici e ciondoli. Il ritorno di motivi orientalizzanti e l'uso smodato di grosse pietre preziose, e più ancora dei loro surrogati, caratterizzano l'oreficeria barbarica, che dall'epoca delle trasmigrazioni inonda il mondo romano, e che nell'Europa settentrionale conserva ancora qualche ricordo di forme e di tecniche preistoriche.
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Per tutto il Medioevo la collana risentì del gusto generale, di derivazione orientale, che mirava alla massima pompa di materia preziosa e di colore. Grossi chicchi di pietre o di perle o di vetro, placche a traforo legate in oro, monete auree contornate, e collegate insieme composero brevi collari smaglianti. Tali gioielli andarono quasi tutti dispersi o fusi o mutati di forma, ma i pochi giunti a noi mostrano squisito il gusto dell'ornato, nonché nella raffinata arte bizantina, in quella barbarica pur nel riunire elementi eterogenei come tesselle musive, perle, cammei, perle vitree. Ne dànno saggio le collane bizantine (sec. VI) trovate a Cipro, ora nella collezione Morgan, le barbariche della necropoli di Nocera Umbra (Roma, Museo nazionale). Nei monumenti delle arti figurative - dai dipinti cimiteriali ai musaici e agli affreschi del secolo XIII - si può meglio seguire il progressivo variare della collana, tale da far pensare che invece d'un vero e proprio gioiello si trattasse d'un ricamo a gemme o a vetri colorati o a perle, imitando in tal modo sulla veste un costosissimo monile. Alla fine del 1200 e più ancora nel 1300, quando l'arte fu portata a una semplicità massima, le collane scompaiono quasi del tutto dalle figurazioni. Non però dalla vita pratica, per quanto - così sembra dai documenti - assai modeste, ridotte a una semplice catenella.
La voga di collane d'ogni materia e genere e delle catene d'oro riprese nel '400: e cominciò allora anche quella preferenza per i complicati pendenti, che incontrò tanto favore nei secoli successivi. Oltre che in documenti d'ogni genere, ne troviamo testimonianza nelle arti figurative. Anche gli uomini portavano collane grosse, lunghe ed estese alle quali attaccavano, p. es., amuleti o reliquie o più ancora le insegne di ordini cavallereschi.
Ma l'uso massimo delle collane fu nel '500: ne portavano, allora, più d'una - dalle più brevi ad altre lunghissime - sia le donne sia gli uomini, preferendo tuttavia le prime una maggiore varietà di materiali, mentre i secondi si tenevano per lo più a un largo festonamento di pesanti catene o placche d'oro. Così in molti ritratti di Tiziano, così in altri di Holbein (p. es. Anna di Clève al Louvre, o Enrico VIII alla Corsini di Roma). I pendenti assumono poi in questo secolo le forme più svariate (una notevole collezione è al Museo degli Argenti a Firenze), approfittando, p. es., degli aspetti insoliti di certe grosse perle per trarne fuori con l'aiuto di ori, di pietre o di smalti, sirene, strani mostri, animali d'ogni genere. Seguitò nel '600 la ricca ornamentazione, ma in genere meno complicata, se pur preziosa per materia, come nelle file di grosse perle intorno al collo o sul seno. Nel '700 i pendenti furono legati molte volte a un semplice nastro di seta o di velluto, spesso formato da gemme e metalli preziosi sul davanti, mentre sulla nuca, dove si chiudeva, era privo d'ornamenti.
Al principio del secolo scorso si portarono collane d'ogni genere, di pietre preziose, nel gusto dell'Impero, sulle ampie scollature, o in cammei, a forma di serpi, a palmette, ecc. Poi un eclettismo si manifestò nei gioielli (se ne fecero da noi di bellissimi), perfino nei materiali che li componevano, passando da quelli in capelli dell'età romantica agli altri in ferro, ideati verso il '70 in Germania. Oggi, tramontato lo stile liberty, si usano grossi monili d'ispirazione negra, o futurista, e di spiccate tendenze semplificatrici.
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V. tavv. CXXXIX e CXL.