COLINA
La colina, trimetilossietilammonio, ha la formula:
Fa parte, come componente della lecitina, di quasi tutti i tessuti animali e vegetali, nei quali non si trova libera ma dai quali può facilmente essere liberata per azione dei processi putrefattivi e autolitici. Il siero normale contiene una parte di colina su 400.000; essa è pure presente in minima quantità nel liquido amniotico, nell'urina, nel liquido cerebrospinale e nella saliva. In certe condizioni patologiche può aumentare.
Come base quaternaria ammoniacale la colina ricorda nella sua azione la muscarina e la nicotina: diminuisce notevolmente la pressione del sangue per un'azione o sui centri vasomotori, o sui vasi delle estremità dell'intestino dei reni e del cervello.
Nell'organismo questa sostanza è quasi completamente distrutta trasformandosi in acido formico, anidride carbonica e acqua.
Secondo Hunt e Taveau (1910) l'introduzione d'un radicale acetile aumenta circa mille volte l'azione depressiva della colina sulla pressione arteriosa, accrescendone solo tre volte la tossicità. M. Villaret e J. Besançon (1928) hanno studiato nell'uomo il cloridrato di acetilcolina:
sostanza attiva nelle ricerche sperimentali perfino alla dose di un millesimo di milligrammo, ma facilmente decomponibile per assunzione di acqua: è adoperata in soluzioni di prodotto purissimo (esente da colina) stabilizzate con l'aggiunta di glucosio alla dose di gr. 0,05-0,10, solo per iniezione sottocutanea o endovenosa. L'acetilcolina dilata le arteriole (specialmente della cute) senz'agire sui capillari e sulle venule, eccita la funzione tonica dei muscoli lisci, ha sul cuore azione inotropa e cronotropa negativa. Ha avuto importanti applicazioni pratiche nella terapia della sindrome di Raynaud, dell'arterite stenosante, della claudicazione intermittente, dei disturbi funzionali dell'ipertensione arteriosa, della colica da piombo, ecc.