COLCHIDE
(X, p. 718)
La C. è uno stato che esisteva nell'epoca antica sul territorio dell'attuale Georgia occidentale (una delle repubbliche dell'Unione Sovietica). I Colchi per origine sono una tribù della Georgia occidentale, i cui discendenti ancora oggi abitano in questo territorio (Mengreli, Ciani) e in parte nella Turchia (Lasi). Già nel 3° millennio a.C. la lingua colca (comunemente chiamata dai linguisti lingua sana o mengrelo-ciana) si formò dal disfacimento dell'antico georgiano (antico cartvelico), la lingua-base. Allora s'iniziò un ampio movimento delle tribù colche dai luoghi montani della parte occidentale e orientale del Caucaso Minore (inizialmente abitato dall'etnico antico georgiano) al vasto territorio della costa sud-orientale e orientale del Mar Nero.
Nel 2° millennio a.C. le tribù colche creano una cultura del Bronzo altamente sviluppata (nota nella letteratura scientifica specialistica come cultura colca), tipici monumenti della quale sono diversi attrezzi agricoli di bronzo, ceramica e costruzioni di travi. Nel periodo della fioritura della cultura colca del Bronzo (14°-13° sec. a.C.) la tradizione antica greca colloca il viaggio degli Argonauti alla conquista del vello d'oro, ma una prova archeologica della presenza greca sulla costa orientale del Mar Nero nel periodo miceneo ancora non c'è. La prima menzione dei Colchi e del loro paese nella parte sud-orientale del Mar Nero si trova in iscrizioni del re assiro Tiglathpalazar I (a cavallo dei sec. 12°-11° a.C.). Già nei sec. 9°-8° a.C. i Colchi creano un paese potente che le fonti urartee nominano colco (o culho) e verso quel periodo il nome C. (ΚολχίϚ) appare per la prima volta nella letteratura ellenica (Eumelo di Corinto). Negli anni Venti dell'8° sec. a.C. la C. fu soggetta a un'invasione delle bellicose tribù dei Cimmeri; ne risultò la riduzione del territorio e lo smembramento dell'unità etnica delle tribù colche, il cui nucleo principale, politicamente consolidato si concentrò nel territorio dell'attuale Georgia occidentale per la quale si conservò il nome di Colchide.
Nella popolazione della C., oltre ai Colchi, entravano anche le tribù georgiane antiche svani (che occupavano i pendii meridionali del Gran Crinale del Caucaso) e le tribù antiche abcasiane (abitanti nella parte nord-ovest della Colchide). Il periodo della più elevata fioritura della C. va dal sec. 6° alla prima metà del 4° a.C. Erodoto, descrivendo la situazione politica dell'Asia Minore nel 6° sec. a.C., menziona i Colchi al pari dei potenti Medi e Persiani. Notizie sulla C. si trovano anche in Aristotele, Pseudo-Ippocrate, Pseudo-Scilace, Strabone, Appiano, Arriano, Plinio e altri autori greco-romani. La C. godette infatti di una grande fama in tutto il mondo antico; le fu dedicata una delle più famose leggende dell'Ellade antica, quella degli Argonauti e del vello d'oro che si trovava presso il possente re dei Colchi Eeta (ΑἰήτηϚ), figlio del Sole. Soggetto e immagini di quella leggenda, nota già a Omero (Odissea XII), furono molto popolari nella letteratura greco-romana (Esiodo, Eschilo, Euripide, Pindaro, Apollonio Rodio, Diodoro Siculo, Ovidio, Seneca, Virgilio e altri) e nell'arte figurativa (pittura su vasi, rilievi).
Il centro politico della C. si trovava nel cuore del paese, sul fiume Fasi (attuale Rioni), che gli autori greci (Apollonio Rodio, Licofrone, Procopio di Cesarea e altri) chiamano Kutaia (Kutais), ipoteticamente localizzato nei dintorni dell'attuale città di Kutaisi. I paesi furono divisi per regioni amministrative separate politicamente, chiamate scheptuchia (σϰηπτουχία), governate dall'aristocrazia proprietaria.
Gli scavi archeologici delle residenze della nobiltà, cioè dei centri amministrativi, rivelano una polarizzazione sociale e di proprietà della società locale, che si manifesta particolarmente nei riti funerari: da una parte semplici fosse con un corredo assai scarso di ornamenti e vasi di terracotta, dall'altra inumazioni in grandi sarcofagi di legno, accompagnate da servi e cavalli, una grande quantità di argenteria e oreficeria, diverse masserizie (vasi d'argento, di bronzo e di terracotta, boccette variopinte di vetro per sostanze aromatiche), cibo copioso (diversi animali macellati e uccellame collocati in grandi caldaie), ecc.
Dell'importanza economica dell'agricoltura testimoniano i reperti insolitamente numerosi di attrezzi agricoli (talvolta centinaia) di bronzo e di ferro: asce, zappe, vomeri, e così via. Un fattore importante nell'economia era la produzione di ferro, per la quale C. offriva tutte le condizioni favorevoli: esistenza del minerale di ferro e di magnetite, vaste foreste per il combustibile e tradizione secolare di lavorazione dei metalli. Nelle diverse parti della Georgia occidentale sono stati scoperti molti resti di botteghe per lavorazione del ferro: forni di fusione, piani di carica per cascame di lavorazione e depositi di argilla refrattaria, ugelli d'argilla. È molto variata e copiosa la produzione di armi (puntali di picche, di giavellotti e saette, scuri, gladi, pugnali), di attrezzatura agricola (vomeri, zappe, falci, accette di varia destinazione), di oggetti per il corredo equino (freni), ecc.
Le ricerche archeologiche rivelano nella C. dei sec. 6°-4° a.C. una cultura ben distinta e originale, con un'architettura in legno assai particolare, produzione di ceramica e lavorazione dei metalli. Un posto particolare nella cultura artistica della C. occupa la lavorazione dell'oro. Gli autori antichi (Strabone, Appiano) narrano dell'estrazione dell'oro "per mezzo di pelli di montone" dai fiumi auriferi della Colchide. Il metodo si è conservato nella parte montuosa della Georgia occidentale, sino a tempi recenti. L'abbondanza d'oro della C. (ΚολχὶϚ πολύχϱυσοϚ), così puntualmente sottolineata dagli autori greci e romani, si conferma con gli scavi delle ricche tombe a inumazione della nobiltà locale, che contengono centinaia di manufatti in oro, splendidi esempi di gioielleria: diademi ornati di immagini di leoni che sbranano un bue disteso sul dorso e una gazzella, orecchini e pendenti copiosamente ornati di finissima granulazione, braccialetti massicci coronati da testine scolpite di animali diversi (leone, montone, uro, vitello, cinghiale), collane formate da pendenti in forma di minuscole figurine di uccelli, vitelli, montoni, tartarughe, ecc.
Durante la grande colonizzazione greca sulla costa colchica del Mar Nero furono fondate (non prima dell'inizio del 6° sec. a.C.) alcune città commerciali, tra cui le più famose erano Fasi (nei dintorni del l'attuale porto di Poti) e Dioscuria, presumibilmente localizzata nella regione della baia attuale di Sukhumi. Queste città non sono state ancora scoperte, ma la loro attività commerciale si conferma con reperti di ceramica greca di produzione attica e greco-orientale (anfore, vasellame di lacca nera, vasi con figure rosse e nere) e anche con la produzione di toreutica. Dalla C. si esportavano metalli (ferro, argento, oro), legno di alberi d'alto fusto, tessuti, olio di lino, uccellame (fagiani) e altre merci e derrate, di cui narrano Erodoto, Strabone e altri autori greco-romani.
Nei sec. 6°-4° a.C. si coniavano e circolavano in tutta la C. monete locali d'argento dai diversi valori nominali, note nella letteratura scientifica con la denominazione di kolkhidka. Monumenti della letteratura colchica (menzionati da alcuni autori greci come Apollonio Rodio, Carace di Pergamo) non si sono conservati. Sono noti solo graffiti e nomi propri eseguiti su vasi di terracotta dei sec. 5°-4° a.C., con lettere greche, e anche frammenti di iscrizioni greche del periodo ellenistico su lastre di bronzo di Esceri e Vani. Il periodo dell'ellenismo nella C. si segnala per la vivacità di rapporti commerciali con il mondo greco e la diffusione di elementi della cultura ellenistica nelle opere edilizie e artigianali, nell'ideologia e nella religione. Il più illustre monumento archeologico è un tempio che si trova nel sito dell'attuale città di Vani (nella C. interna), dove sono state scoperte possenti fortificazioni con torri (che servivano per l'installazione di mangani e catapulte), un complicato complesso architettonico costituente la porta della città, edifici pubblici coperti con tegole, santuari, altari cerimoniali con ricche offerte, numerosi ornamenti architettonici (capitelli di forma bizzarra, fregi), statue di bronzo e terracotta (locali e importate da centri greci).
A cavallo dei sec. 2°-1° a.C. la parte litoranea della C. fu conquistata dal re pontico Mitridate vi Eupatore e nel 63 a.C. iniziò il dominio romano. Nelle città marittime (Apsar, Fasi, Dioscuria, Pitiunt) erano dislocate le guarnigioni romane a difesa della frontiera dell'impero. La caduta degli ordinamenti locali ebbe quindi gravi conseguenze per la C. una volta potente e unita: mentre il litorale si trovava quasi per intero sotto il controllo delle formazioni militari romane, nelle zone interne le fonti descrivono un quadro complicato di variazioni demografiche, con l'apparizione di nuove formazioni etnopolitiche, l'irruenza delle tribù montanare e primitive, sostanzialmente un complessivo imbarbarimento delle regioni della C. sino a quel tempo floride.
I primi secoli d.C. sono allo stesso tempo un periodo di formazione di nuove unità politiche locali, tra cui la principale fu il regno lasico che più tardi (dal 4° sec. d.C.) estese la sua influenza politica su quasi tutta l'antica Colchide. I Lasi si consideravano discendenti dei Colchi ed erano fieri dei loro famosi antenati, mostrando un senso di orgoglio nazionale che si tramandava di generazione in generazione. Di essi scriveva lo storico bizantino del 6° sec. Agatia (di Mirina): "Tra i popoli che si trovano sotto un dominio straniero non ne ho visto nessun altro tanto famoso, tanto reso felice dall'abbondanza delle ricchezze, dalla moltitudine di sudditi, dalla favorevole situazione geografica, dall'abbondanza di prodotti, dall'onestà e schiettezza di carattere".
Bibl.: O. Lordkipanidze, La civilisation de l'ancienne Colchide aux Ve-IVe siècles, in Revue archéologique, 2 (1971), pp. 259-88; Id., La Géorgie et le monde grec, in Bulletin de Correspondance Hellénique, 98 (1974), pp. 897-99; Id., La Colchide antica, Tbilisi 1979 (in russo), Sofia 1985 (in bulgaro); Id., La Géorgie à l'époque hellénistique, in Dialogues d'histoire ancienne, 9 (1983), pp. 197-216; Id., Das alte Kolchis und seine Beziehungen zur griechischen Welt vom 6. zum 4. Ih. v. Chr., in XENIA, Costanza 1985.