COLA PESCE
PESCE Personaggio favoloso, mezzo uomo e mezzo pesce. Nell'Italia meridionale, e specialmente in Sicilia, la leggenda narra che c'era una volta, in Messina, un certo Nicola, che sin da fanciullo era stato sempre in mare, dove passava le intere giornate nuotando e raccattando ostriche ed altri frutti marini. La madre, disperando di ridurlo al dovere, lo maledisse, dicendogli: "Possa diventar pesce!". La maledizione ebbe effetto. Subito le sue carni si coprirono di squame e le mani e i piedì divennero simili a zampe di anitra. Il popolo lo chiamò Colapesce o Pescecola. Il re di Sicilia, recatosi a Messina, volle vederlo e, desideroso di conoscere i segreti subacquei del Faro, ordinò a Cola di pescargli l'anello o la coppa che egli avrebbe buttato in mare. Cola eseguì l'ordine; ma il sovrano fece ripetere la prova e Cola, calato negli abissi marini, non ritornò più. Della leggenda che è tuttora viva sulle labbra del popolo si ha menzione fin da tempi antichi, in Sicilia già nel Duecento, talora in connessione con le gesta miracolose attribuite a S. Nicola. Il motivo della leggenda, che è del resto frequente anche fuori d'Italia (p. es. nel folklore neogreco) e che lo Schiller nobilitò nella ballata Der Taucher, si ritrova già nel carme di Bacchilide (XVI, 110 segg.) in cui Teseo visita il regno di Anfitrite. V. anche glauco.
Bibl.: H. Ullrich, Die Tauchersage, Lipsia 1885; B. Croce, in Giambattista Basile, III (1885), n. 7; id., in Napoli nobilissima, V (1886), fasc. 5, 6, 9; G. Pitrè, Studi di leggende popolari in Sicilia, Torino 1904, pp. 2-173; cfr. anche Mélusine, II, III, VI, IX (1884-1887, 1892, 1898), con ricerche di varî.