PACCA, Cola Anello
PACCA, Cola Anello. – Nacque probabilmente a Napoli l’8 novembre 1534, da Bartolomeo e da Beatrice di Nicola de’ Medici, del ramo napoletano della famiglia fiorentina.
Il padre discendeva da famiglia toscana, stabilitasi nel Regno nel XIII secolo. Nei Notamenti di Pietro d’Afeltro e in quelli dello stesso Pacca sono citati alcuni membri della famiglia residenti ad Amalfi: Giovanni, professore di diritto civile nel 1269; Marino di Conca, credenziere del fondaco di Amalfi nel 1279; Andrea, miles e familiare di re Roberto d’Angiò nel 1337. Forse fu suo antenato uno Ioannellus Paca di Napoli, nel 1390 familiare del re Ladislao I d’Angiò-Durazzo. Le origini amalfitane e la presenza di un Ioannellus al servizio del re lasciano supporre una parentela con la famiglia dei Pacca di Benevento. I due rami, quello napoletano e quello beneventano, dovevano essere però già distinti alla fine del Quattrocento; certo è che nel XVI secolo Pacca rimaneva l’unico rappresentante della famiglia a Napoli. Pur vantando questa lunga genealogia, non fu mai ascritto alla nobiltà del Regno.
Studiò medicina all’Università di Napoli con Giovan Francesco Brancaleone. Addottoratosi in medicina e in arti verso la metà degli anni Cinquanta, nel 1557 e nel 1561 fu lettore di logica e dal 1564 al 1581 dell’arte vecchia, corso che in quegli stessi anni era tenuto anche dal Sarnese (Giovan Vincenzo Colle), filosofo di tendenze averroiste, primo maestro di Giordano Bruno. Lo stipendio di 15 ducati l’anno lascia pensare che fosse lettore straordinario. Dal 1578, con la remunerazione annuale di 73 ducati, gli fu affidato anche il corso di metafisica. Il compenso continuava a essere modesto e forse per questo Pacca si dedicò anche all’insegnamento privato, vietato con una prammatica del 1585 per le materie lette nello Studio (gli fu però consentito in seguito a una petizione rivolta al vicerè di Napoli Pietro Girón, duca di Osuna, insieme con alcuni colleghi, quando insegnava privatamente già da 27 anni). Nel 1582 ricevette un aumento di cinque ducati in seguito a una riorganizzazione dello Studio: le due cattedre tenute da Pacca, l’arte vecchia e la metafisica, furono abolite e al loro posto gli fu affidata quella di metafisica ordinaria, che tenne fino al 1586.
Nell’insegnamento si attenne ai programmi ufficiali: nel 1585 commentò il VII libro della Metafisica di Aristotele. Fu amico di Paolo Regio, Pietro Di Stefano, Pietro Summonte, Scipione Tomacelli, Girolamo Ruscelli e in rapporti anche con il cardinale Girolamo Seripando e con il braccio destro di questo a Napoli, il teologo Giovan Francesco Lombardo, il quale gli dedicò un carme che Pacca pose come prefazione alla prima delle sue due opere di argomento filosofiche: le Endixes logicae nel 1557, cui seguirono i Quaesita logicalia nel 1560 (entrambi Napoli, R. Amato).
Le Endixes, dedicate a Giovan Francesco Brancaleone, a Giovanni Fonseca, vescovo di Castellamare, e a Giulio Cesare Romano, sono una sorta di manuale nel quale Pacca si scaglia con toni assai accesi contro Pietro Pomponazzi e i suoi seguaci. I Quaesita logicalia affrontano in 12 carte, secondo il procedimento della quaestio medievale, dieci problemi miranti a illustrare l’utilità della logica, la sua funzione e il carattere strumentale di arte posta al servizio delle scienze.
Dopo il 1561, pur continuando a insegnare nello Studio, abbandonò gli interessi filosofici e nel 1563 inaugurò la sua stagione storiografica con la pubblicazione della Cronaca del Regno di Napoli dal 1557 al 1562 (Napoli, G.M. Scoto).
L’opera, che si apre con la vittoria del re di Spagna Filippo II a San Quintino nel 1557 e si chiude con la descrizione della «mortalitate» che colpì il Regno di Napoli il 27 settembre 1562, è la continuazione della cronaca di Mambrino Roseo, a sua volta prosecuzione di quella cronaca di Pandolfo Collenuccio, che si era fermata al 1460. La Cronaca di Pacca fu poi ripresa da Tommaso Costo, che la proseguì fino al 1613 (edita in Storia del regno di Napoli postillata da T. Costo, II, libro VII, Venezia 1613), aggiungendo anche note e postille alle pagine dei suoi tre predecessori.
Nello stesso ambito si colloca l’incompleto Discorso circa li seggi di questa città di Napoli (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., XI.C.46, cc. 119r-128v; Ibid., San Martino, n. 73), inedito, che tratta dell’origine e delle prerogative dei seggi. È diviso in una parte generale e in una descrittiva, della quale ultima sono giunte solo poche carte relative al seggio di Capuana. La posizione dell’autore sui seggi si delinea con chiarezza soprattutto in un’altra opera pure inedita e incompiuta, Dell’historia di Napoli (Napoli, Biblioteca nazionale, Branc., 1.B.IV, cc. 101r-114v), nella quale affronta il tema dell’origine di Napoli, affermando che «la nobiltà consiste bene nell’esser conosciuto ma con lode. E perchè le lettere, l’arme e le ricchezze fanno conoscere le persone e le famiglie con lode perciò da queste tre capi, come da tre fonti, trahe l’origine ogni nobiltà» (c. 103 r): concezione, questa, attardata, quando negli stessi anni Scipione Ammirato affermava il principio della discendenza familiare.
Si sono conservate inoltre tre monografie scritte probabilmente con l’intenzione di inserirle nel Discorso circa li seggi: la Storia della famiglia Aquino (Ibid., S. Arald., Misc., 21), la Historia della famiglia Caracciolo (Ibid., S. Martino, 379) e un frammento (due carte in tutto) Delle cose e famiglie di Napoli (sulla famiglia Ayerbo-Aragona) nel miscellaneo Prerogative, genealogie e discorsi di diverse famiglie... (Ibid., Branc., IV.D.1). Scrisse anche una Historia della famiglia Carafa dall’origine fino al tempo di Carlo V, oggi non reperibile, ma già conservata in un manoscritto miscellaneo del XVI secolo (Ibid., S. Martino, 351), contenente contributi di Angelo Di Costanzo e di Scipione Ammirato. Commentò, secondo Antonio Caracciolo, la Cronica di Lupo Protospata (Lupi Protospatae rerum in Regno Neapolitano gestarum… Breve Chronicon, in Raccolta di varie croniche… del Regno di Napoli, I-V, 1780-82, II, pp. 81-130) e continuò i Notamenti di Pietro d’ Afeltro. Gli sono state attribuite anche alcune opere da lui semplicemente possedute: gli Annali baresi; la Cronica dall’anno DC fino al MCII contenuta nella Raccolta di varie croniche, e una miscellanea di cronache, tra cui quella cosiddetta del duca d’Atri, conservata in un codice della Biblioteca nazionale di Napoli sotto la dicitura «Pacca».
Occasionale è la produzione in versi: in morte di Sigismondo Augusto re di Polonia (in In funere Sigismundi Augusti regis Poloniae celebrato Neapoli prd. non octob. An. MDLIIII. Oratio atque praestantium virorum poemata, Napoli, presso G. Cacchio,1576, c. 84v.) e di Isabella Gonzaga (in Rime di diversi... in morte della... sig. Hippolita Gonzaga, Napoli, presso Giovanni Scotto , 1564, pp. 23); un sonetto in lode di Pietro Di Stefano è in calce al proemio, pure opera di Pacca, della Descrittione dei luoghi sacri della città di Napoli di Di Stefano (Napoli, presso Raymondo Amato, 1560), uno per Paolo Regio si trova in principio della Vita dell’angelico dottor san Tommaso d’Aquino di Regio (Napoli, presso Horatio Salviani, 1580).
A partire dal 1563 lavorò al Discorso dei terremoti, rimasto incompiuto (consevato presso la Biblioteca della Società di Storia Patria di Napoli, Fondo Sismico, VII.A.3), nel quale aderì alla interpretazione aristotelica del fenomeno e descrisse i terremoti avvenuti nel mondo dalle origini fino alla fine del XVI secolo.
Morì a Napoli il 24 maggio 1587; fu sepolto nella chiesa di S. Agostino della Zecca.
Sposò in data ignota una certa Beatrice Coppula; dalla relazione con Laudomia di Gragnano ebbe due figli illegittimi, Tommaso e Bartolomeo, che si contesero l’eredità con la moglie e le due nipoti, figlie di una zia.
Fonti e Bibl.: Napoli, Biblioteca nazionale, IX.C.1, cc. 1-192, in particolare: 109, 121, 137; XII.B.54, passim; Napoli, Biblioteca nazionale, Racc. Villarosa, B.85 / 1-15, introduzione alla Raccolta di cronache, diari ed altri opuscoli così italiani come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli; Napoli, Biblioteca della Società napoletana di storia patria, J. Bolvito, Variarum rerum, XXI.D.4, c. 48. Pietro d’Afeltro, Notamenti, passim; L. Schrader, Monumentorum Italiae, Helmaestadii, J.L. Transylvan, 1592, p. 244; N.Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 67; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, I-VII, Bologna-Milano, 1739-52: v. II, p. 677; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, I-IX, Napoli 1744-70, t. III, p.te II, pp. 171-174; E. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napoletani, Napoli 1782, pp. 460 s.; L. Giustiniani, Breve contezza delle Accademie istituite nel Regno di Napoli, Napoli 1801, p. 34; Id., Dizionario storico-ragionato del Regno di Napoli, I-X, Napoli 1797-1805, passim; P. Napoli-Signorelli, Vicende della coltura delle due Sicilie, I-IV, Napoli 1810-11, IV, p. 280; C. Minieri-Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 301; Id., Cenno storico delle Accademie fiorite nella città di Napoli, Napoli 1879, p. 129; G. Mercalli, I terremoti napoletani del secolo XVI, in Bollettino della Società geologica italiana, X (1891), pp. 3-19; L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, Città di Castello, 1892, p. 33; E. Cannavale, Lo studio di Napoli nel Rinascimento, Torino 1895, docc. 1956, p. 200, n. 2013 e 2014, p. 206, n. 2043 p. 209, n. 2076 e 2077 pp. 211s., n. 2165 e 2166, p. 219, n. 2214, p. 223, n. 2336, p. 236, n. 2239, p. 226; B. Capasso, Le fonti per la storia delle Provincie Napoletane dal 568 al 1500, Napoli 1902, p. 189; N. Cortese, L’età spagnuola, in Storia dell’Università di Napoli, Napoli 1924, pp. 203-414, su Pacca: pp. 329-330, 335; R. Colapietra, La storiografia napoletana del secondo 500, inBelfagor, XV (1960), pp. 415-436; XVI (1961), pp. 416-431; F. Nicolini, Saggio d’un repertorio biobibliografico di scrittori nati o vissuti nell’antico Regno di Napoli,Napoli 1966, p. 393; I registri ricostruiti della Cancelleria angioina, XXIII Napoli 1971, doc.n. 138, p. 26; P. Manzi, La tipografia napoletana nel ‘500. Annali di Scotto, Firenze 1973, pp. 186 s.; M. Fuiano, Maetri di medicina e filosofia a Napoli nel quattrocento, Napoli 1973, pp. 15-18; T. Pedio, Storia della storiografia, Chiaravalle Centrale 1973, p. 68; U. Baldini - L. Besana, Organizzazione e funzione delle accademie, in Storia d’Italia, Annali III, a cura di G. Micheli, Torino 1980, pp. 1307-1333; A. Zanier, Medicina e filosofia tra ‘500 e ‘600, Milano 1983, pp. 1, 4; G. Galasso, Società e filosofia nella cultura napoletana del tardo Rinascimento, in Archivio storico per le provincie napoletane, CV (1987), pp. 105-144.