cognato
. L'occorrenza di Rime LXXVII 14 ci conduce a un verso di dubbia interpretazione della tenzone di D. con Forese, sanno a lor donne buon' cognati stare; il Barbi (La tenzone di D. con F., in " Studi d. " IX [1924] 107-108, poi in Rime, ediz. Barbi-Maggini 348-349) accettava l'ipotesi del Gaspary - registrata anche dal Contini - che qui c. abbia il significato preciso di " imparentati attraverso il matrimonio del fratello o della sorella "; e tutto il verso starebbe a dire che i Donati sono piuttosto dei c. che dei mariti per le loro donne, cioè non assolverebbero i loro doveri coniugali. Sarebbe pertanto ripresa una pesante accusa di D. a Forese nel primo sonetto della tenzone. Altra ipotesi è che c. sia adoperato nel senso comune; il verso allora potrebbe voler dire che i Donati si scambiavano tra loro incestuosamente le mogli.
In Cv IV XV 8 c. ricorre in una traduzione da Ovidio (Met. I 78): la recente terra... li semi del cognato cielo ritenea, e significa " parente ", " nato assieme con lei ", con la terra.
Nel senso più comune, in If VI 2 la pietà d'i due cognati; si tratta infatti di Paolo e Francesca, che erano c. per il matrimonio di Francesca con Giovanni Ciotto Malatesta, fratello di Paolo.