coding
s. m. inv. Capacità di programmare, di apprendere la scrittura di un codice informatico per la composizione di un programma.
• La tecnologia è uno strumento per far meglio la scuola, non il suo obiettivo ovviamente. L’obiettivo della scuola è l’apprendimento, cosa che in realtà, in questo momento, si può prendere ovunque. Cioè, se io avessi 15 anni imparerei a fare coding a Code Academy Online da solo. È facilissimo, è un gioco addirittura. Mentre per anni ci hanno detto che studiare non serve a nulla, io dico sempre che studiare è l’unica cosa che ci salverà. (Timothy Dissegna, Messaggero Veneto, 13 novembre 2013, p. 52) • E quindi c’è un nuovo compagno di banco quest’anno. Si chiama Coding. È inglese. Il suo nome vuol dire «programmare» ‒ in italiano vuol dire banalmente «informatica» ‒ ed è molto di più dell’ultima moda in fatto di istruzione. È la terra promessa per evitare le sabbie mobili della disoccupazione. È il miraggio di un futuro migliore. (Riccardo Luna, Repubblica, 30 agosto 2014, p. 43, R2 Club) • Il ministro Stefania Giannini ha annunciato un piano specifico per la programmazione: «Ogni studente imparerà a programmare: dal prossimo anno tutte le scuole primarie avranno la possibilità di fare 60 ore all’anno di coding. Per questo obiettivo abbiamo destinato 100 milioni di euro». (Lorena Loiacono, Messaggero, 28 novembre 2016, p. 16, Cronache).
- Dall’ingl. coding.