Taiho, codice
(giapp.: Taiho ritsu ryo) Raccolta di leggi redatte in Giappone nel 701 per ordine dell’imperatore Monmu (683-707). Modellato sul sistema amministrativo della Cina Tang e adattato alle esigenze autoctone, rimase come base del sistema giuridico giapponese fino all’Età moderna (➔ Meiji). Il Taiho ritsu ryo (ove T. indica il nome dell’era) consta di leggi penali (ritsu) e norme amministrative (ryo) atte a rinsaldare il controllo governativo e a indebolire il potere delle aristocrazie locali (➔ ), completando così l’opera della riforma Taika. Il codice stabiliva la divisione della popolazione (komin) in uomini liberi (ryomin) e non liberi (senmin). A livello amministrativo prevedeva due organi statali: il Dajokan (presieduto da un Gran consiglio di Stato composto da 8 ministri, fra cui i ministri «della sinistra» e «della destra»), che gestiva l’amministrazione statale, e il Jingikan, che si occupava di questioni religiose e che gestiva, fra l’altro, i templi shintoisti e le incoronazioni. Il territorio veniva diviso in 66 province (kuni). Queste erano divise in distretti (gun), a loro volta composti da unità amministrative più piccole (città/villaggi, mura). A capo delle province era posto un governatore (kokushi) di nomina imperiale, mentre i distretti erano amministrati dai gunji.