CODEINA (dal gr. κώδεια "capo di papavero")
La codeina o monometilmorfina, è un alcaloide secondario dell'oppio (v.). S'ottiene come prodotto accessorio nella preparazione della morfina della quale è l'etere metilico. Si presenta sotto forma di grossi cristalli ottaedrici o prismi rombici, senza colore, né odore, di sapore leggermente amaro, e che a caldo sfioriscono. È solubile in 80 parti d'acqua a 15°, in 20 parti d'acqua bollente, facilmente nell'ammoniaca (differenza con la morfina), in alcool, etere solforico, cloroformio, benzolo, pochissimo in etere di petrolio. Le soluzioni presentano reazione alcalina. Si può sostituire la codeina basica con qualche sale solubile come il fosfato e il cloridrato. Altri sali di codeina sono il bromidrato, il bromometilato, lo iodidrato, il salicilato, il solfato. Derivati della codeina d'uso medicinale sono l'apocodeina e l'eucodeina. La codeina s'usa in medicina come ipnotico e sedativo. S'adopera per calmare la tosse, specialmente quella irritante e persistente dei tisici, perché, mentre diminuisce la sensibilità agli stimoli, non deprime l'eccitabilità del centro respiratorio. È cinque volte meno tossica della morfina, non determina abitudine, non provoca stitichezza, anzi ad alte dosi provoca diarrea.
S'adopera nel trattamento del morfinismo cronico, per rendere più sopportabili i fenomeni d'astinenza. Si può somministrare anche ai bambini e alle donne e la suscettibilità per questo farmaco è la stessa in tutte le età. S'usa in dosi pressoché doppie di quelle di morfina. Contro la tosse sono state proposte dosi di 15-30 mg., ma taluni autori la dicono inefficace se non a dosi di 40-60 mg.; la dose massima prescritta dalla nostra Farmacopea (1929) è grammi 0,05 per volta e 0,20 nelle 24 ore. In farmacia se ne fanno le comuni pastiglie di codeina. Si usa anche sotto forma di sciroppi, pozioni, pillole, polveri.