coatteria
s. f. (scherz. iron.) L’insieme delle caratteristiche che contraddistinguono un coatto, una persona rozza e volgare.
• Compagni di stadio e di rissa. Comitiva. Dai 17 ai 21-22 anni, jeans sfilacciati o aderentissimi, scarpe col mollone alla suola, giubbotto finto Schott o piumotto senza maniche. Modi e mode che imitano i ragazzi del Fleming, Prati e Parioli, affascinati, a loro volta, dalla coatteria spavalda made in borgata. (Massimo Lugli, Repubblica, 22 aprile 2009, p. 35, R2) • È tempo di tamarri in tv. […] Siamo all’evoluzione ulteriore di una tendenza che in tv va manifestandosi da tempo, far sfoggio della coatteria, non più come tipologia su cui riderci su (Checco Zalone è il fortunato prototipo comico del genere), ma come vera e propria rappresentazione che mira a superare ogni complesso di inferiorità. (Marco Molendini, Messaggero, 22 giugno 2011, p. 62, Telecomando) • Nella quasi totale commistione tra centro e periferia, tra coatteria di borgata e coatteria dei quartieri residenziali, tra le terrazze intellettuali e i costosi ristorante di pesce, il pecoreccio dei figli della Roma-bene che giocano ai Greci e ai Romani sfoderando competenze mitologiche inusuali, è solo il capitolo più evidente, e a suo modo esilarante, del trionfo del trash in tutta Roma. (Angelo Mellone, Tempo, 21 settembre 2012, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal s. m. e agg. coatto con l’aggiunta del suffisso -eria2.
- Già attestato nel Corriere della sera del 16 luglio 1996, p. 31, Spettacoli (Aldo Grasso).