co
. Per " capo ", " estremità " di qualche cosa: quattro volte nella Commedia: If XX 76 Tosto che l'acqua a correr mette co, " cioè: capo; cioè come l'acqua comincia a correre " (Buti); XXI 64 Poscia passò di là dal co del ponte, " dal principio del ponte " (Barbi); Pg III 128 in co del ponte presso a Benevento: il Villani nella sua Cronica precisa: " appiè del ponte di Benivento " (VII 9); Pd III 96 la tela / onde non trasse infino a co la spuola, allusione alla vita monacale di Piccarda, metaforicamente vista come una tela non finita di tessere, in quanto la spola non ne fu tratta sino al capo, sino alla fine. In Detto 378 di lui non faccia co, il sintagma ‛ far co ' vale " far capitale ", o " far fondamento " (ma tutto il senso del passo è assai oscuro, e le interpretazioni risultano controverse: cfr. per es. A. Mussafia, Proposta di correzioni al Detto d'Amore, in " Il Propugnatore " [1868] 419-427).
Il termine fu sentito già dal Machiavelli come vocabolo derivato " da Lombardia ", ed è comunemente considerato un settentrionalismo. Se ne ha un esempio presso Guinizzelli: " Chi vedesse a Lucia un var capuzzo / in co' tenere " (v. anche il v. 7); un secondo presso il Memoriale bolognese 119 (del 1309) Deo alto pare 22 " ghirlande egl[i] avea in co flurite "; ma altri esempi sono reperibili fra i Toscani, come ha notato il Parodi (cfr. Rustico El Muscia sì fa dicere 11 " que' c'ha la schiena bianca e 'l co' vermiglio "). Il fatto però che D. non adoperi mai la parola nel senso proprio di " testa ", aiuta a far pensare a un prestito da altro volgare. V. anche CAPO.
Bibl. - Parodi, Lingua 274 e 292; RoHLFS, Grammatica I, §§ 16 e 42; G. Contini, Stilemi siciliani nel " Detto d'Amore ", in Atti del Convegno di Studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 84.