CLUVIAE (Cluviae)
Località del Sannio, ricordata da Livio (ix, 31, 2-3) nella narrazione di avvenimenti dell'anno 311 a. C., da Tacito (Hist., iv, 5) quale luogo di origine di C. Helvidius C. f. Arn. Priscus (Prosop. Imp. Rom., iv, 2, 1958, p. 60), dal Liber Coloniarum (260 L), e infine da due documenti epigrafici di cui uno da Anxanum (C.I.L., ix, 2999) ove compare un suo magistrato municipale, e l'altro da S. Salvo, presso Histonium. Quest'ultimo, una tabula patronatus redatta nell'anno 383 d. C., contiene la trascrizione del processo verbale con cui l'assemblea dei Cluvienses Carricini nominava patrono della cittadinanza Aurelius Evagrius.
La città è stata identificata nella località chiamata Piano Laroma, presso Casoli, in provincia di Chieti, precedentemente conosciuta con l'erroneo nome antico di Pagus Urbanus (C.I.L., ix, p. 277), ove è stato individuato un rilevante complesso urbanistico e monumentale, situato circa 15 km in linea d'aria a SO di Anxanum e ad uguale distanza a N di Iuvanum.
L'identificazione ha consentito di determinare l'area occupata dalla popolazione carecina, la quale era distribuita nel territorio situato a N della media valle del Sangro (e non a S come si riteneva precedentemente) nelle due entità municipali di C. e Iuvanum. La situazione sembra rispecchiata più correttamente dalla descrizione pliniana relativa ai Carecini, la quale ci è giunta tuttavia alterata e che va così emendata ... intus Anxani cognomine Frentani; Carecini supernates "Cluvienses" et infernates Iuvanenses, che da quella tolemaica (Geogr., iii, 1, 57), ove alla stessa popolazione è assegnato il capoluogo di Aufidena; questo appartenne più probabilmente ai Pentri, come lascerebbe intendere l'inclusione dei suoi abitanti nelle liste della tribù Voltinia invece che in quelle dell'Arnensis.
C. sorgeva su una lingua di terra lunga e stretta, delimitata su tre lati dai ripidi declivî delle vallate del fiume Aventino, a SE, e dei suoi affluenti Laio e Avello, a NE e a SO. È noto, quasi al completo, il tracciato delle mura urbane, esteso per circa 1.56o m, delle quali rimangono in vista alcuni tratti con rivestimento in opera incerta e reticolata, e in cui sono ancora riconoscibili i resti di alcune porte. Il suo monumento più cospicuo è il teatro, in opera reticolata, con la fronte della cavea lunga oltre 36 m e con un edificio scenico a pianta rettangolare di m 24 × 12: è situato ai margini della città, addossato alle mura di recinzione dell'abitato, con la cavea esposta verso l'esterno e orientata a NE. Altri edifici individuati sono un complesso termale retrostante il teatro ed una casa costruita in opera mista, con pavimenti a mosaico policromo, situata fuori il perimetro urbano, circa 140 m a N del teatro. Lo schema dell'impianto urbanistico, la cui sistemazione definitiva è da attribuirsi al I sec. a. C. quando C. ottenne la costituzione municipale, non è difforme da quello delle vicine città di Teate, Corfinium ed Aesernia.
Bibl.: A. La Regina, in Rend. Lincei, s. VIII, vol. XXII, 1967, pp. 87-99.