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CLOROPICRINA

di Guido Bargellini - Enciclopedia Italiana (1931)
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CLOROPICRINA

Guido Bargellini

. Questa sostanza, scoperta fin dal 1848, da Stenhouse che le diede il nome, ebbe il suo quarto d'ora di notorietà nel tempo della guerra, quando fu usata come aggressivo. Corrisponde alla formula C Cl3 NO2 e può considerarsi come nitrocloroformio. Si forma per azione dell'acqua regia sopra un grande numero di composti organici: si può ottenere facendo agire l'acido nitrico concentrato sul cloralio o sul cloroformio e in molti altri modi.

Il metodo pratico di preparazione della cloropicrina consiste nel far agire il cloruro di calce sopra una soluzione satura di acido picrico scaldata a circa 30°. Avviene una vivace reazione, al termine della quale la cloropicrina che si è venuta formando viene asportata con una corrente di vapore. Da un kg. di acido picrico si ottiene in pratica una resa di circa 1,5 kg. di cloropicrina. In questo modo in Italia ne furono preparate in tempo di guerra 236 tonnellate nell'Istituto di chimica farmaceutica dell'università di Napoli, diretto dal Piutti.

La cloropicrina è un liquido incolore mobile che solidifica a −64° e bolle a 112-113°. Il suo peso specifico è = 1,69. I suoi vapori sono 5,7 volte più pesanti dell'aria.

Riscaldata a lungo all'ebollizione, la cloropicrina pura e secca si decompone lentamente in fosgene e cloruro di nitrosile:

L'acqua non la scioglie e non l'altera: si scioglie invece facilmente in alcool. Gli acidi diluiti e gli alcali diluiti a freddo non l'attaccano: la potassa alcoolica la decompone formando KCl e KNO3. Il ferro viene attaccato dalla cloropicrina in presenza di umidità e l'idrogeno che si svolge riduce la cloropicrina a metilammina; questa riduzione avviene in modo più completo con ferro e acido acetico. Benché attacchi leggermente il ferro e altri metalli la cloropicrina può essere caricata direttamente nei proiettili senza gravi inconvenienti: meglio è caricarla in proiettili smaltati internamente.

Ridotta con cloruro stannoso e acido cloridrico, la cloropicrina si trasforma in cloruro di cianogeno, probabilmente perché si forma prima la triclor-metil-ammina la quale, perdendo acido cloridrico, dà origine al cloruro di cianogeno. Reagisce con solfito sodico formando NaCl e il sale sodico dell'acido metan-trisolfonico CH (SO3H)3. Siccome questa reazione è quantitativa, può essere utilizzata, dosando il cloruro sodico formatosi, per la determinazione quantitativa della cloropicrina.

I vapori di cloropicrina attaccano fortemente le mucose degli occhi e degli organi respiratorî: producono ancora irritazione dello stomaco provocando il vomito. Secondo esperienze americane un uomo è costretto a chiudere gli occhi dopo 30 secondi in un'atmosfera che per un milione di parti d'aria contenga due parti di cloropicrina. Secondo esperienze tedesche invece il limite d'insopportabilità (v. asfissianti, gas) per la cloropicrina è di 60 mgr. in un metro cubo di aria. Oltre alle proprietà irritanti, la cloropicrina ha anche una velenosità abbastanza notevole. Indice di tossicità Haber T × C = 2.000; cioè basta respirare per un minuto in un'atmosfera che contenga 2 grammi di cloropicrina in un mc. di aria per avere la morte.

Come lacrimogeno fu molto impiegata in tempo di guerra. I Francesi la designavano col nome di aquinite, i Tedeschi col nome di Klop. Più spesso fu impiegata in miscela con altri aggressivi, per es.: la cosiddetta miscela NC formata da 80 parti di cloropicrina e 2 parti di cloruro stannico (o tetracloruro di silicio). Siccome la cloropicrina viene rapidamente e completamente assorbita dal carbone attivo, veniva assai facilmente trattenuta dalle maschere antigas.

Si è proposto anche d'adoperare questa sostanza per distruggere gl'insetti nocivi.

Vedi anche
iprite Nome usuale del diclorodietilsolfuro, S(CH2CH2Cl)2, chiamato anche gas mostarda. Dotato di proprietà vescicatorie e tossiche, fu usato come aggressivo chimico per la prima volta dai Tedeschi, durante la Prima guerra mondiale, nel settore di Ypres (Belgio, 1917), città da cui prende nome. Si produce con ... acido cianidrico Composto tossico, HCN, presente in diversi glicosidi ( cianogenetici); allo stato puro è un liquido mobile, incolore, dal pronunciato odore di mandorle amare, miscibile con acqua, alcol ecc.; bolle a 25,6 °C; le soluzioni acquose si alterano facilmente. Si può ottenere trattando un cianuro con acido ... insetticidi Sostanze la cui tossicità verso gli Insetti è tale da provocarne la morte. Il loro uso rappresenta pertanto il più comune metodo di lotta (lotta chimica) contro gli Insetti nocivi. Modalità di azione degli insetticidi Per quanto riguarda la loro modalità di azione, gli i. vengono classificati in insetticidi ... tossicologia Disciplina scientifica che studia le sostanze, naturali o sintetiche, che hanno o possono avere il significato di veleni per la loro capacità di agire più o meno dannosamente sull’organismo. La t. è parte integrante della farmacologia, trova un valido aiuto nella chimica (chimica tossicologica) e ha ...
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