CLORARSINE
Come dall'idrogeno arsenicale si possono immaginare derivate le arsine (primarie, secondarie e terziarie) per sostituzione di uno, di due o di tutti e tre gli atomi d'idrogeno con rudicali alchilici e arilici, per es.:
analogamente le corarsine si possono considerare prodotti di sostituzione degli atomi di cloro del tricloruro di arsenico, per es.:
Mentre le arsine in generale sono velenose, le clorarsine posseggono anche speciali proprietà aggressive per cui furono utilizzate a scopo bellico (v. asfissianti, gas).
I composti arsenicali organici erano noti da lungo tempo: la loro costituzione fu posta in chiaro da una serie di memorabili lavori (1837-1843) che il chimico tedesco Bunsen eseguì prendendo come punto di partenza il liquido arsenicale fumante che era stato preparato nel 1760 dal francese Cadet riscaldando l'anidride arseniosa con acetato di potassio. Bunsen ebbe occasione di osservare le proprietà venefiche e irritanti di molti derivati organici arsenicali e i chimici che dopo di lui si occuparono dell'argomento fecero conoscere altre sostanze di questo gruppo dotate di forti proprietà aggressive. Al tempo della guerra europea era naturale che l'attenzione fosse rivolta alle arsine, ma in pratica il campo d'impiego fu molto limitato.
Il tricloruro di arsenico aveva già ricevuto applicazione come fumigeno velenoso da solo o mescolato con gas asfissianti diversi, per es.: come costituente della vincennite (acido cianidrico mescolato con tricloruro di arsenico, cloruro stannico e cloroformio) e come costituente della vitrite (cloruro di cianogeno mescolato con tricloruro di arsenico).
Le clorarsine sono sostanze solide o liquide ad alto punto di ebollizione. Esse agiscono sull'organismo degli animali con un'intensità che supera quella di qualunque altra sostanza conosciuta. L'azione che esercitano può essere irritante o velenosa. Quando sono presenti nell'aria in quantità anche piccolissima producono sulle mucose degli occhi, del naso, della gola e delle vie respiratorie una forte irritazione che si manifesta con lacrimazione, starnuti, tosse o vomito: hanno azione irritante anche sull'epidermide. A concentrazioni più forti esercitano vera azione velenosa.
Esse venivano usate in guerra lanciandole chiuse in proiettili insieme con una carica di esplosivo. Quando il proiettile scoppiava, il calore sviluppato dall'esplosione, faceva volatilizzare le arsine che venivano in tal modo nebulizzate nell'aria formando degli aerosoli nei quali la fase disperdente era costituita dall'aria e la fase dispersa dalle minutissime particelle dell'arsina. Si calcola che ognuna di queste particelle avesse un diametro inferiore a 1/10.000 di mm. In queste condizioni tali particelle potevano rimanere sospese nell'atmosfera per un certo tempo ed essendo tanto piccole potevano attraversare meccanicamente le maschere comuni senza essere arrestate né dal carbone né dalle sostanze assorbenti che nelle maschere stesse erano contenute. E allora, venendo anche a grande diluizione a contatto degli occhi, del naso e della gola del soldato colpito, provocavano lacrimazione, starnuti, o vomito. Perciò quando nel 1917 cominciarono ad essere usate le arsine sui campi di battaglia, dovettero essere modificate tutte le maschere antigas che allora erano in uso, aggiungendo agli apparecchi di protezione (maschere o respiratori) dei tamponi di lana o bende di mussola imbevute di olio di lino i quali, se rendevano più difficile la respirazione, filtravano però abbastanza bene l'aria trattenendo le arsine che in essa erano sospese come polvere sottilissima.
Furono adoperate in tempo di guerra parecchie clorarsine, alcune contenenti radicali alifatici, altre radicali aromatici. Le clorarsine aromatiche sono quelle dotate in massimo grado delle caratteristiche azioni irritanti sopra rammentate e capaci di passare allo stato di polveri attraverso alle maschere comuni. Le arsine alifatiche invece (e fra queste la lewisite) sono in generale più velenose che le aromatiche ma hanno in grado minore di queste le proprietà penetranti (v. asfissianti, gas).