CLODIO ALBINO (Decĭmus Clodius Septimius Albīnĭus)
Imperatore romano. Nacque ad Hadrumetum, seguì la carriera militare, legato in Britannia mentre Settimio Severo lo era nell'illirico; ebbe da Settimio Severo il titolo di Cesare (193), che gli fu tolto dallo stesso dopo la sconfitta di Pescennio Nigro. In seguito a ciò C. si ribellò proclamandosi Augusto in Gallia (190). Vinto da Settimio Severo, morì nel 197.
Dalla sua biografia (Hist. Aug., Albinus) sappiamo che aveva fronte bassa, capelli crespi, pelle bianchissima da cui pare derivasse il suo cognome. Finché fu amico di Severo, vi furono coniazioni a suo nome anche nella zecca di Roma e sono su queste monete i suoi ritratti più belli per l'equilibrio dei tratti (peraltro molto influenzati dal ritratto di Settimio Severo), per la plasticità del modellato e la morbida e sciolta articolazione delle ciocche dei capelli e della barba che incornicia il volto. Dal 196 abbiamo solo monete di zecca gallica, in cui il ritratto, se ha maggior fedeltà iconografica, è però di minor valore artistico.
Tra le opere di scultura vi sono varie attribuzioni. Ormai caduta è quella che riconosceva C. A. nel busto capitolino firmato da Zenas di Zenas, e, con essa, son cadute tutte le altre identificazioni nelle varie repliche. Si è pensato di poter riconoscere un ritratto di C. nella testa di una statua loricata del Museo Vaticano e in una testa marmorea del Museo dei Conservatori; così in un busto del Museo Naz. di Napoli; opere che denotano nel profondo lavoro di trapano della barba e dei capelli e nella morbida plasticità del volto il caratteristico stile severiano.
Bibl.: H. Cohen, Monn. Emp., III, p. 229 ss.; Mattingly-Sydenham, Rom. Imp. Coinage, IV, i, p. 40-53, tavv. II, III, IV; J. J. Bernoulli, Röm. Ikonographie, II, 3, pp. 17-21, tav. VIII a-b, Münztaf. 1, 8-9; M. Squarciapino, La Scuola di Afrodisia, Roma 1943, pp. 28-29; H. S. Jones, Cat. Palazzo dei Conservatori, p. 69, n. 4, tav. II; W. Amelung, Vatican. Mus., Galleria delle Statue, n. 248, tav. 45; Ruesch, Guida Museo di Napoli, 1911, n. 1061; Not. Scavi, 1900, p. 105, fig. 2-3.