CLOACINA
Dea della Cloaca Massima che aveva un santuario a N del Foro, vicino al Comitium, cioè là dove la Cloaca Massima entrava nel Foro (Cloacinae sacrum, Plaut., Curc., 471; In eo loco, qui nunc signa Veneris Cluacinae habet, Plin., Nat. hist., xv, 119) ed il cui culto fu introdotto a Roma da Tito Tazio che, secondo la tradizione, trovò nella cloaca un'immagine della dea. Livio crede che C. sia un appellativo di Venere, come Libitina e altri.
C. è raffigurata su monete della gens Massidia: nel retro di un denarius del 39 a. C. vediamo una piattaforma circolare ornata di una balaustrata con l'iscrizione C.; sulla balaustra sono due statue di Venere Cloacina. Nel Foro avanti alla basilica Emilia, si notano ancora le tracce di un piccolo tempio rotondo, quasi un tèmenos scoperto, nel quale è stato identificato il santuario di Cloacina.
Bibl.: Cloaca Massima: Ch. Hülsen, in Röm. Mitt., VIII, 1893. Monete della gens Massidia: H. Cohen, Méd. de la Rep. Rom., 29, 6. Denarius del 39: Coins of the Roman Republic in the Brit. Museum, I, p. 577, tavola LVII, 1, 5; G. Lugli, Roma antica, Il centro monumentale, Roma 1946, p. 89.