clivo
. In Pd XXX 109 come clivo in acqua di suo imo / si specchia, quasi per vedersi addorno. C. è un latinismo, che i commentatori interpretano non solo come " collina ", " poggio ", ovvero " declivio ", " pendio ", ma come " collinetta degradante dolcemente " (già in Benvenuto " monticulus pendens "). Fa eccezione il Daniello che chiosa: " riva di fiume, e dice clivo perché le rive dei fiumi sono pendenti ". Ma non si vede perché c. debba riferirsi solo agli argini di un fiume, che specie all'epoca di D. non erano mai alti, e raramente regolari, piuttosto che a una qualunque altura che digradi verso le acque; né è detto che si tratti di un fiume, anzi il paragone è molto più chiaro se pensiamo, come la maggioranza dei commentatori moderni, allo specchio d'acqua di un lago, la cui conca meglio rende l'idea della celeste rosa dei beati.