CLITENNESTRA (Κλυταιμήστρα; Clytaemestra)
Figlia di Tindaro e Leda, è sorella di Timandra e Filonoe, e gemella di Elena, la quale però, come anche i Dioscuri, ha padre divino (Zeus).
Dapprima sposa a Tantalo, figlio di Tieste, sposò in seguito l'uccisore del suo primo marito, Agamennone, dalla cui unione nacquero Chrysothemis, Elettra (o Laodicea), Ifigenia (o Ifianassa) e Oreste. In seguito al sacrificio di Ifigenia, la cui esecuzione Agamennone aveva compiuto nascostamente, C. comincia a concepire propositi di vendetta nei riguardi del marito: è infatti essa che consiglia Telefo (v.) di minacciare lo sposo suo prendendo come ostaggio il piccolo Oreste. Durante l'assenza di Agamennone per la guerra di Troia, C. divenne l'amante di Egisto - probabilmente mossa da sentimenti di rancore e di gelosia verso il marito -; e fu Egisto che macchinò l'uccisione di Agamennone quando questi tornò dall'impresa di Troia.
Nelle più antiche versioni, quelle cioè tramandate dai poeti epici, C. non prende parte all'assassinio di Agamennone, che è intieramente opera di Egisto. In Omero, ad esempio, unica colpa di C. è la consapevolezza del delitto dell'amante. Una tradizione invece opposta all'epica, di poco posteriore, vede in C. la complice di Egisto e l'esecutrice diretta della vendetta su Agamennone: secondo questa versione cui aderiscono Pindaro (Pyth., xii, 17) ed Eschilo (di cui una eco si ritrova in Lykophr., Alex., 1009 ss.) è C. che infigge la spada nelle reni di Agamennone, trattenuto per il collo da Egisto.
L'episodio appare anche in un monumento figurato peloponnesiaco: un rilievo bronzeo da Olimpia del primo quarto del VI sec. a. C. e con qualche variante su un pinax fittile da Gortina. Immediatamente dopo il marito, C. avrebbe ucciso Cassandra, accecata dalla gelosia (Pindaro, Pyth., xi, 49 ss.; Ateneo, xiii, 556 c e 56o d; Filostrato maggiore, Imag., ii, 10) e così appare su una lamina bronzea da Argo; da questa versione si discosta la raffigurazione di una kỳlix a figure rosse, della fine del V sec. (420 circa) attribuita al Pittore di Marlay (?), rinvenuta a Spina, ora al museo di Ferrara: C. infatti, armata di bipenne, uccide Cassandra non nel palazzo di Agamennone, bensì nel santuario di Apollo, simbolizzato da un tripode rovesciato.
Secondo i tragici, l'odio di C. si sarebbe riversato anche sui figli di Agamennone. Oreste viene sottratto dal precettore; e sette anni dopo sarà Oreste che vendicherà la morte del padre uccidendo sia Egisto che C. L'episodio dell'Egistofonia è presente su numerosi monumenti: su uno dei più antichi vasi protoattici (cratere ovoide, ora a Berlino, attribuito al Pittore della Brocca degli Arieti) che riflette la tradizione omerica, C. assiste all'uccisione di Egisto immobile, volgendo il capo per non vedere. Invece in numerose rappresentazioni (per lo più vascolari), C. assistendo all'uccisione dell'amante, si lancia contro Oreste, armata di bipenne: tale episodio, trovandosi in opere del VI sec. o della prima metà del V - cioè anteriori ai tragici - probabilmente deve risalire alla versione stesicorea, di cui conosciamo soltanto che Laodamia, la vecchia nutrice di Oreste, salvava il giovane dalla furia omicida della madre. In tale episodio C. appare raffigurata con leggere varianti: trascurando l'incerta rappresentazione che appare su un pìthos beota, C. appare su una metopa del thesauròs del Sele (secondo quarto del VI sec. a. C.): vestita del solo chitone, armata di scure, la donna si dirige verso destra, - cioè verso la metopa seguente dove è rappresentata l'uccisione di Egisto per mano di Oreste -, ma viene trattenuta da una figura femminile rigidamente ammantata in un lungo himàtion: sicuramente Laodamia. Con tale schema, cioè diretta verso destra, armata di bipenne, e trattenuta non più però dalla vecchia, bensì da una generica figura di araldo che in seguito si sostituisce anche nella tradizione letteraria a Laodamia, C. appare raffigurata in una pelìke attica a figure rosse, dell'inizio del V sec. (di Euthymides?), rinvenuta a Nola, ora a Vienna; in uno stàmnos a figure rosse ora al museo di Boston e in un cratere pure a figure rosse al museo di Bologna. Uno schema analogo, dove però la figura di C. non è trattenuta da alcuno, appare in una kỳlix a figure rosse da Tarquinia, ora a Berlino (n. 2301), dell'inizio del V sec. attribuita al Pittore di Brygos, che il Furtwängler interpretava come C. che si avventa, pronta all'uccisione di Agamennone; uno stàmnos pure a figure rosse ed un altro al Museo del Louvre, recentemente ricostruito dal Beazley (tuttora inedito) attribuito al Pittore di Copenaghen. Infine su un'anfora etrusca del gruppo di Praxias, da Vulci, ora a Filadelfia e su un'hydrìa già Jenkiss, C. appare eccezionalmente raffigurata a schema invertito, cioè corrente verso sinistra.
Il noto rilievo da Ariccia, ora a Copenaghen (la cui autenticità è però discussa) con la complessa scena dell'Egistofonia, raffigura C. che, disarmata, tiene una mano sulla spalla di Oreste che sta compiendo la vendetta sanguinosa.
Per l'episodio della morte di C. ad opera di Oreste v. oreste.
Monumenti considerati. - Rilievo bronzeo da Olimpia: E. Kunze, Olymp. Forschungen, ii, iv d, p. 67 ss., tav. xviii; pinax da Gortina: D. Levi, in Annuario Atene, xxxiii-xxxiv, 1955-6, p. 275 ss., fig. 56. Lamina bronzea da Argo: R. Hampe, Frühgr. Sagenbilder in Böotien, Atene 1936, p. 71, tav. 41. Kỳlix da Spina: P. E. Arias-N. Alfieri, Il Museo Archeologico di Ferrara, Ferrara 1955, p. 40, tav xxii. Cratere protoattico a Berlino: J. D. Beazley, The Development of Attic Blackfigure, Londra 1951, p. 8, nota 28, tav. 3. Pithos beota: R. Hampe, Frühgr. Sagenbilder, tav. xxxviii. Metope del Sele: P. Zancani-Montuoro-U. Zanotti Bianco, Heraion alla foce del Sele, ii, Roma 1954, p. 272 ss. e p. 280 ss. Pelìke a Vienna: E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, iii, p. 110, fig. 370. Stàmnos a Boston: F. Hauser, in Jahrbuch, xxix, 1914, p. 26 ss., fig. 3. Cratere a Bologna: A. Pellegrini, Vasi felsinei, n. 230. Kỳlix a Berlino: J. D. Beazley, Attic Red-figure Vase-painters, p. 252, n. 104. Stàmnos a fig. rosse; F. Hauser, op. cit., fig. 4. Stàmnos inedito al Louvre: notizia in Zancani-Montuoro, op. cit., p. 281. Anfora a Filadelfia; J. D. Beazley, Etruscan Vase-painting, Oxford 1947, p. 195, n. 4. Hydria ex-Jenkiss: Beazley, Red-fig., p. 399, n. 72. Rilievo a Copenaghen: F. Poulsen, Katal. ant. Skulpt. Ny Carlsberg Glypt., 1940, p. 47 ss., n. 30.
Bibl.: Pauly-Wissowa, XI, 1922, s. v. Klytaimestra, cc. 890-893 (Beth); Roscher, II, i, s. v. Klytaim(n)estra, cc. 1230-1245 (Höfer).