Robertson, Cliff (propr. Clifford Parker III)
Attore cinematografico e teatrale statunitense, nato a La Jolla (California) il 9 settembre 1925. Di solida formazione teatrale, ha saputo costruire a Hollywood una carriera basata su interpretazioni che, invece di limitarsi a esaltare la sua avvenenza e le sue doti fisiche di atleta, svelano una solida preparazione di attore e gli hanno consentito di creare personaggi complessi, caratterizzate da psicologie fragili o contorte, quando non addirittura perverse. Impersonando con dolente riserbo un minorato mentale, ha vinto nel 1969 il premio Oscar per il film Charly (1968; I due mondi di Charly) diretto da Ralph Nelson.
Dopo essersi formato all'Actors Studio e aver partecipato a numerosi spettacoli teatrali, si mise in luce come protagonista di una serie televisiva di successo, Rod Brown of the Rock Rangers (1953) di George Gould, imponendosi all'attenzione del regista Joshua Logan che lo scelse per il ruolo di un onesto provinciale in Picnic (1955), al fianco di William Holden e Kim Novak. Rivelò poi notevoli doti drammatiche in Autumn leaves (1956; Foglie d'autunno) di Robert Aldrich, in cui dà vita a un giovane nevrotico che sposa una matura infermiera (Joan Crawford), e in The naked and the dead (1958; Il nudo e il morto) di Raoul Walsh, tratto dal discusso libro di N. Mailer ambientato durante la Seconda guerra mondiale nel Pacifico, in cui interpreta un tenente deciso a farsi obbedire dai soldati senza ricorrere all'autoritarismo. Sempre alle prese con personaggi fortemente tormentati, fu memorabile nel ruolo di un ragazzo che entra nella malavita per vendicare l'uccisione del padre in Underworld U.S.A. (1961; La vendetta del gangster) di Samuel Fuller, mentre in The best man (1964; L'amaro sapore del potere) di Franklin J. Schaffner, impersona un candidato conservatore che, durante una campagna elettorale, viene battuto grazie alle indiscrezioni su una sua lontana esperienza omosessuale. Nell'ambito del ricco cast (da Rex Harrison a Susan Hayward, da Capucine a Maggie Smith) di The honey pot (1967; Masquerade) di Joseph L. Mankiewicz, che si ispira a Volpone di B. Johnson, seppe quindi venare di beffarde sfumature la sua interpretazione di William McFly, ambiguo segretario di un sedicente miliardario. Altra prova di notevole sensibilità la offrì interpretando Charly, storia di un ritardato che grazie a una terapia sperimentale diviene un genio, ma non tarda a rendersi conto con disperata lucidità che è destinato a regredire al livello precedente; nuovamente diretto da Aldrich, gareggiò in bravura con Michael Caine nel notevole film bellico Too late to hero (1970; Non è più tempo di eroi), costruendo il suo personaggio su una disincantata ma profonda umanità. Nel 1971 sceneggiò, diresse e interpretò l'intenso J.W. Coop, esperienza che avrebbe ripetuto a distanza di otto anni con il meno riuscito The pilot. Il clima innovatore e il marcato cinismo antiretorico che segnarono il cinema statunitense degli anni Settanta favorirono la sua ricerca di personaggi complessi e talvolta oscuri: se appare addirittura sinistro nell'impersonare un ambiguo esponente della CIA in Three days of the Condor (1975; I tre giorni del Condor) di Sydney Pollack, si rivela invece vulnerabile e sofferente nel ruolo di un uomo che perde moglie e figlia in tragiche circostanze nel cupo Obsession (1976; Complesso di colpa) di Brian De Palma. Sul finire degli anni Settanta una causa legale intentata contro il presidente della Columbia Pictures, David Begelman, da R. accusato di appropriazione indebita, tenne l'attore lontano dal grande schermo per circa tre anni. Ritornato al cinema ha perlopiù ricoperto ruoli di caratterista, come in Star 80 (1983) di Bob Fosse, in cui è Hugh Hefner, editore della rivista Playboy, o in Escape from L.A. (1996; Fuga da Los Angeles) di John Carpenter, in cui interpreta il presidente degli Stati Uniti, o ancora in Spider-man (2002) di Sam Raimi, in cui è l'amato zio del protagonista.