CLEOMENE (Κλεομένης, Cleonnånes) di Atene
Conosciamo, per opere da loro firmate, due scultori di questo nome. Ambedue si dicono ateniesi. Dell'uno figlio di Apollodoro, il nome è scritto sulla base della Venere dei Medici a Firenze: l'iscrizione attuale non è però che una copia scorretta dell'originale, che abbiamo in un calco del sec. XVII. Se anche questa iscrizione è autentica, sul che sono sorti dei dubbî, l'artista si potrebbe ascrivere, in base a criterî paleografici, al sec. I a. C.: e pertanto, poiché il tipo della scultura non è posteriore al sec. III a. C., egli non sarebbe che un copista. Ancor più dubbia è l'autenticità della firma con lo stesso nome, sull'ara col sacrificio di Ifigenia, pure a Firenze.
Il secondo artista è detto figlio di un Cleomene, che potrebbe anche essere il precedente. Di lui rimane la firma sulla statua detta di Germanico, al Louvre, rappresentante un personaggio della fine della repubblica o del principio dell'impero in atteggiamento oratorio. Deriva da un prototipo del secolo V; quindi anche questo C. dovette essere un copista. È dubbio se esso sia tutt'uno con il C. che Plinio (Nat. Hist., XXXVI, 33) dice autore di un gruppo di Tespiadi, esistente a Roma nella collezione di Asinio Pollione.
Bibl.: E. Loewy, Inschr. griech. Bildh., nn. 380, 344 e 513; M. Bieber, in Thieme-Becker, Künstler Lexikon, XX, Lipsia 1927, pagina 482.