VANNETTI, Clementino Felice
de’ Villanova
– Nacque a Rovereto il 14 novembre 1754 da Giuseppe Valeriano (v. la voce in questo Dizionario) e Bianca Laura Saibante, fondatori nel 1750 della roveretana Accademia degli Agiati, di cui Clementino fu socio dal 1770 diventandone nel 1776 ‘segretario perpetuo’.
La madre, brillante salonnière e socia dell’Arcadia, dopo la morte del marito (1764) abbandonò quasi del tutto la scrittura per dedicarsi alla carriera letteraria del figlio, accreditandone la straordinarietà d’ingegno nelle corrispondenze con i più noti eruditi del tempo. Inoltre, curò personalmente la formazione culturale di Vannetti secondo un severo progetto pedagogico (si veda a tal proposito la Lettera intorno all’educazione che intende dare all’unico figliuolo indirizzata all’amico Giambattista Chiaramonti) che spaziava dalle arti figurative (nella pittura e nel disegno, dove eccelleva, Clementino ebbe come maestro Girolamo Costantini) alla filosofia, alle scienze matematiche e fisiche, alle lettere classiche e italiane.
All’età di tredici anni Clementino compose una commedia in cinque atti, Lampadaria, nello stile di Plauto, mentre già scriveva e traduceva il latino con una perizia e un’eleganza che gli avrebbero meritato più avanti il riconoscimento anche di Giacomo Leopardi (a proposito del suo Commentarius de vita Alexandri Georgii, Siena 1779).
Dall’ingresso in Accademia la sua scrittura, compiaciuta nell’esibizione di una eccellente erudizione, prese ritmi vertiginosi: biografie, composizioni poetiche di ogni genere, epistole, novelle, note di geografia e storia, scritti teatrali e pedagogici, osservazioni, memorie, di cui fu infaticabile estensore per tutta la vita, che solo parzialmente furono comprese nell’edizione delle sue Opere italiane e latine curate da Antonio Cesari. Per chi si occupa del secondo Settecento italiano è impossibile non imbattersi nel «cavalierino» (Foscolo, 1850) roveretano, come testimonia il suo sterminato epistolario, perlopiù inedito, con gli esponenti più rappresentativi della cultura del tempo: Vincenzo Monti, Girolamo Tiraboschi, Ippolito e Giovanni Pindemonte, Antonio Cesari, Saverio Bettinelli, Aurelio Bertola de’ Giorgi, Giambattista Chiaramonti, Melchiorre Cesarotti, Giuseppe Antonio Taruffi, Domenico Caminer e innumerevoli altri.
Vannetti fece un uso disinvoltamente personale degli Agiati, volto alla propria affermazione, pose un freno alla penetrazione della cultura tedesca, facendo scendere il numero dei soci stranieri da quasi 100 a 11 ed esasperò progressivamente l’indirizzo classicistico della sua prima formazione in militanza puristica. L’irredentismo trentino ne avrebbe fatto per questo, e per il suo celebre sonetto Italiani noi siam, non tirolesi, un vessillo di italianità.
Agli esponenti più in vista della cultura cittadina e ai suoi maestri, dedicò a partire dagli anni Ottanta una serie di corposi ritratti in prosecuzione e a incremento del Saggio della Biblioteca Tirolese (1733) di Jacopo Tartarotti, ristampata a Venezia nel 1777 con note di Domenico Todeschini: Notizie intorno al pittore Gasparantonio Baroni Cavalcabò di Sacco (Verona 1781); Vita di Girolamo Tartarotti, 1784, ma inedita per oltre un secolo (Napoli 1889); Commentariolum de Adamo Clausolo, Veronae 1787; Commentariolum de Ioanne Baptista Graserio, Mutinae 1790. In latino, invece, è il De Vita Eustachii Zanotti Commentarius (Bononiae 1784, Parmae 1785) dedicato al celebre astronomo bolognese. Di Girolamo Tartarotti, introduttore del ‘nuovo metodo’ critico nella cultura trentina, curò una fortunata edizione di Rime scelte (Rovereto 1785), cui aggiunse in appendice sottili Annotazioni (pp. 1-104).
Al 1777 risale l’amicizia con Monti, testimoniata da quarantuno lettere del poeta a Vannetti, autore di due generose recensioni al Saggio di poesie (Livorno 1779) montiano e di una prima Epistola (Rovereto 1779) in endecasillabi sciolti a lui diretta a difesa dei grandi modelli classici, seguita da una seconda stampata l’anno successivo a Verona (268 endecasillabi sciolti corredati da dotte Annotazioni), nella quale, oltre a giudizi di severa condanna degli scrittori tedeschi, anticipò la distinzione neoclassica tra poesia e filosofia/ scienza. L’amicizia tra i due si interruppe nel 1786 per sopravvenute incompatibilità culturali dovute all’avversione di Vannetti nei confronti di un certo gusto preromantico considerato contrario alla purezza della lingua e al vigore dello stile. Avverso alla cultura tedesca, lo fu ancor più alla cultura francese e al dilagante «infranciosimento», satireggiato a partire dal 1777 nella rubrica Lazzaretto letterario del Giornale enciclopedico di Vicenza, satira frizzante (in forma di romanzo poi edita in volume con il titolo della rubrica: Vicenza 1778) dei letterati alla moda, dei giornali composti da relazioni ed estratti e della biblioteca francese del gentiluomo.
Di argomento in parte affine al Lazzaretto è l’Educazione letteraria del bel sesso, una raccolta di lettere scritte tra il 1782 e il 1788 a Marianna Chiusole, animatrice di un salotto letterario a Rovereto, e stampata nel 1835 dall’editore milanese Pirrotta. Vannetti vi prendeva in esame l’istruzione e il ruolo sociale della donna, rifiutando ogni gerarchia intellettuale di genere e incoraggiando la lettura, lo studio e la conversazione senza porre limite agli argomenti. Particolarmente sensibile ai temi dell’educazione, si era occupato, tra il 1775 e il 1778, della riforma del locale ginnasio, riscrivendone il piano di studi con la proposta di altri libri di testo, con una diversa ripartizione dei tempi scolastici e con originali avvertenze didattiche esposte nelle Istruzioni pratiche per i maestri delle scuole latine – Rovereto, Biblioteca civica, 26. 4(19) –, in seguito pubblicate in estratto nella Biblioteca ecclesiastica e di varia letteratura di Pavia nel 1790 e 1791.
Traduttore indefesso di Orazio, Ovidio, Virgilio, Cicerone, Marziale, Terenzio e Plinio (la sua Lettera [...] intorno a Cajo Plinio Cecilio, pubblicata nel tomo ventisettesimo della Continuazione del Nuovo Giornale de’ letterati d’Italia del 1783, fu riedita anche a Venezia e Firenze), Vannetti compose in latino innumerevoli Epistolae e Sermones diretti ai suoi più prestigiosi corrispondenti locali e italiani, solo in parte riprodotti nelle Opere.
Di studi e di educazione trattò anche nei tredici Dialoghi dell’Eremita roveretano, pubblicati tra il 1783 e il 1794 sul lunario L’Eremita da lui interamente compilato, dove, a dispetto del tono satirico e divertito, venivano affrontati temi come la riforma letteraria, l’educazione civile e religiosa, l’economia domestica, in polemica, a tratti violenta, contro la classe nobiliare ed ecclesiastica, donde l’accusa di irreligiosità.
I Dialoghi, vere e proprie commedie locutorie, ristampati anche singolarmente in occasione di anniversari e per omaggi, godranno di una buona fortuna ottocentesca: soprattutto il quinto, La scuola del buon gusto nella bottega del caffè, dove Vannetti espose il suo programma di difesa rigida del classicismo in adesione alle tendenze puristiche, avviando così una fattiva collaborazione al progetto di Cesari di ristampa del Vocabolario della Crusca arricchito di oltre 3000 giunte, alcune delle quali provenienti dagli spogli trecenteschi di cui Vannetti era stato incaricato a partire dal 1784.
Al genere satirico vanno ascritti anche il Racconto epistolare tratto da un’opera di Erasmo (pubblicato in Giornale enciclopedico, VIII (1779), 69, pp. 113-128) e il Liber memorialis de Caleostro quum esset Roboreti (Mori 1789), brioso ragguaglio in latino del soggiorno lagarino di Cagliostro.
Nel 1792 uscirono a Rovereto in tre volumi le sue Osservazioni intorno a Orazio, di sottile competenza critica e scrupolosa cura filologica, che ebbero una notevole diffusione non soltanto italiana.
I fatti di Francia lo turbarono moltissimo, mettendo a dura prova la sua adesione ai Lumi, pur in chiave moderata e cattolica. Sul finire dei suoi giorni entrò in polemica con l’amico Clemente Baroni Cavalcabò sulle responsabilità della cultura e del sapere nella promozione delle istanze rivoluzionarie. Al Prospetto de’ correnti affari d’Europa di Baroni Cavalcabò (Notizie universali, Rovereto, 3 gennaio 1794), in chiave oscurantista, Vannetti rispose con una Lettera ad un amico (ibid., 6 gennaio 1794, con finto luogo Bassano) e, in ulteriore controreplica a Baroni (Lettera dell’autore del Prospetto, ibid., 3 dicembre 1794), con alcune Considerazioni di N. N. al chiarissimo sacerdote Antonio Cesari [...] intorno alla Lettera dell’autore del Prospetto (Lucca 1795).
Morì a Rovereto il 13 marzo 1795.
Fonti e Bibl.: Gli scritti di Vannetti sono conservati a Rovereto, presso l’Archivio degli Agiati e la Biblioteca civica, assieme ai suoi considerevoli carteggi (migliaia di lettere in gran parte inedite) di grande interesse soprattutto per la questione linguistica. Di notevole rilievo quelli, conservati manoscritti nella Biblioteca civica, con Giuseppe Pederzani (46.50 (36); 7.18; 4.24; 1.14; 46.50 (37); 4.20), Antonio Cesari (46.50 (27); 46.50 (25); 4.21) e Saverio Bettinelli (4.21; 23.18; 82.6 (9)), con riscontri, rispettivamente, nei codici 11.17, 7.18, 7.4; 7.4, 9-18; 6.31-38, 6.33, 82.6 (11).
A. Cesari, Vita del Cav. C. V., Verona 1795; C. Lorenzi, Clementini Vannettii equitis epistolarum libri quinque. Accidit [...] commentariolum de eodem Vannettio, Ticini [Lugano] 1795, in parte confluito in Id., Memorie intorno alla vita e agli scritti di C. V., Rovereto 1795; Opere italiane e latine del cav. C. V. roveretano, a cura di A. Cesari, I-VIII, Venezia 1826-1831; Lettere inedite di C. V. roveretano e di Ippolito Pindemonte veronese, a cura di G. Orti Manara, Verona 1839; U. Foscolo, Opere, I, Firenze 1850, p. 407; Carteggio fra Girolamo Tiraboschi e C. V. (1776-1793), a cura di G. Cavazzuti - F. Pasini, Modena 1912; Dal Muratori al Cesarotti, a cura di E. Bigi, IV, Milano-Napoli 1960, ad ind.; C. V. (1754-1795). La cultura roveretana verso le ‘patrie lettere’, Rovereto 1998; M. Allegri, La scrittura letteraria in Trentino. Dall’Umanesimo al Novecento, Rovereto 2014, passim; C. Vannetti, Dialoghi dell’Eremita roveretano, a cura di M. Allegri, Rovereto 2015.
de’
Villanova