MIARI, Clemente.
– Nacque probabilmente a Belluno intorno al 1360 da Paolo (1334-1412) e da Uliana, o Giuliana, che morì nel 1414.
La forma latina del cognome della sua famiglia era «de Miliario», mentre la forma volgare era «da Mier» o «da Miero», che indicava probabilmente la provenienza da Mier, località nelle vicinanze di Belluno. Dal XVII secolo la famiglia prese il nome «Miaro» o «Miari».
La famiglia del M. era tra le più importanti di Belluno: dal XIII secolo il governo della città era nelle mani di quattro parentele o «rotoli», delle quali due erano guelfe e due ghibelline. I Miari appartenevano alla fazione ghibellina ed erano membri della parentela dei Castiglioni.
Scarse sono le notizie relative alla giovinezza del M.: forse fu educato da Antonio da Sommariva, maestro di grammatica stipendiato dal Comune di Belluno. Fra il 1382 e il 1385 frequentò l’Università di Padova laureandosi in diritto canonico: una lista di libri acquistati a Venezia nel 1407 denota l’interesse per il diritto e per la pratica del notariato.
Nel 1380 il M. divenne canonico del duomo di Belluno e nel 1383 il duca d’Austria Leopoldo (III) promise e successivamente fece ottenere al M., suo domestico e familiare, un canonicato a Feltre. Il 27 nov. 1397 divenne cappellano della parrocchia di Castion e dal luglio 1403 fu creato arcidiacono della pieve di Alpago. Nel dicembre 1405 il governo di Venezia, che la famiglia Miari aveva sostenuto nella politica di espansione verso la terraferma, ricompensò il M. con un canonicato a Padova. Il M. acquisì anche ulteriori benefici a Feltre e ottenne l’ultimo ufficio nel 1413, ancora come una ricompensa, stavolta da parte dell’imperatore Sigismondo al quale i ghibellini della città avevano consegnato Belluno nel 1411.
Il M. morì probabilmente a Belluno nel 1413 e la sua tomba andò perduta forse in seguito ai lavori di ristrutturazione del duomo di Belluno.
Il M. ebbe un ruolo significativo nella vita della Chiesa bellunese del suo tempo. Il 1° ag. 1391 una preghiera da lui scritta in occasione della vittoria di Gian Galeazzo Visconti ad Alessandria fu recitata nelle chiese della città, dominata dai Visconti dal 1388 al 1404. Nel settembre 1393 il M. presenziò ai funerali del vescovo Antonio Naseri e nell’ottobre prese parte al capitolo comune tra Belluno e Feltre che avrebbe scelto il nuovo vescovo nella persona di Alberto da San Giorgio.
Il M. ottenne inoltre dal giurista padovano Francesco Zabarella un consilium in favore della richiesta rivolta dal capitolo di Belluno di condividere con Feltre le spoglie del vescovo.
Il M. benedì inoltre, nel marzo 1394, i lavori per le mura della città e nel giugno 1403 quelli per un ponte sul Piave. Nel 1396 egli assicurò la concessione di tasse al clero locale da parte del duca di Milano. Nel giugno 1400 fu tra coloro che accolsero il vescovo Giovanni Capogalli e fu presente durante la visita del vescovo alle reliquie nel duomo. Nel 1401 dotò il duomo bellunese di un altare. Nel dicembre 1406 trasmise al vescovo di Belluno la disponibilità della Repubblica di Venezia, nuova signora della città, a concedere la metà dei proventi dell’amministrazione della giustizia alla diocesi. Minor successo ebbe nel luglio 1402 il M. come subcollettore papale.
Molti dettagli della biografia del M. sono noti dalla sua opera, il Chronicon Bellunense. L’originale in latino del testo è conservato a Padova (Biblioteca del Seminario, Mss., 627) e la sua importanza fu riconosciuta probabilmente per primo da Giambattista Verci e dal suo collega il conte Damiano Miari. Verci usò la cronaca del M. per la sua Storia della Marca trevigiana e veronese (Venezia 1786-91). Una traduzione fu fatta dal canonico Matteo Miari nel 1841 e nel 1871 l’importanza della cronaca fu ribadita da uno dei principali storici di Belluno, Francesco Pellegrini. A seguito di ciò, il conte Damiano Miari commissionò una nuova traduzione (Belluno 1873), in seguito pubblicata con l’aggiunta di un apparato di documenti (ibid. 1976, a cura di P.A. Doglione). Nel 2006 fu pubblicata una ristampa anastatica della traduzione del 1873.
Il Pellegrini paragonò il Chronicon del M. a una sorta di fotografia in quanto gli eventi fra il 1383 e il 1412 sono trattati con immediatezza. Il cronista riportava gli avvenimenti poco dopo che questi erano avvenuti o che egli ne aveva avuto notizia. Ciò rende il Chronicon più vicino al genere delle ricordanze. Il testo inoltre non è indirizzato ad alcun patrono né si rivolge direttamente ai lettori e lo stile usato è diretto e semplice. Probabilmente il testo fu scritto perché avesse una circolazione familiare se non per uso personale.
Che la sua cronaca sia un testo dal carattere principalmente personale può essere dimostrato dal tipo di eventi che vi sono riportati: atti di violenza e di rimorso, sogni e conflitti con i colleghi del clero e finanche con i familiari. Per esempio il 23 ott. 1409 il M. annota una discussione, riguardante cavalli e denari, con il fratello Giuseppe alla presenza di altri familiari.
Oltre che delle vicende personali del M. la cronaca si occupa di Belluno e del Veneto e delle cariche che egli ricopriva in questi luoghi. Nascite, matrimoni, morti, onorificenze e cariche sono annotati sulla base degli equilibri interni alla fazione ghibellina, il cui conflitto con i guelfi sfociò più volte in azioni violente come quella ricordata del 25 apr. 1404, quando i guelfi tentarono di impadronirsi di Belluno per conto dei da Carrara di Padova. I ghibellini vinsero ma il padre e il fratello del M. nell’occasione vennero feriti.
Come indica anche questo episodio, nella cronaca del M. gli eventi interni alla famiglia e quelli esterni sono messi in rapporto tra di loro. Il cronista dà inoltre conto di eventi di altre località anche se non li descrive in dettaglio, come nel caso della sconfitta di Nicopoli del 1396 e il concilio di Pisa del 1406.
Fonti e Bibl.: F. Miari, Cronache bellunesi inedite, Belluno 1865; C. Cantù, Communicazione sull’Archivio di Belluno, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, XIII (1867-68), pp. 777-780; F. Pellegrini, Documenti relativi al dominio dei Visconti sopra Belluno e Feltre, ibid., pp. 1095-1134; Id., Cronaca bellunese inedita del canonico C. M., in Archivio veneto, XXXIV (1887), pp. 6-15; J.E. Law, A clerical chronicler of c. 1400: C. M. of Belluno, in Renaissance Studies, II (1988), 2, pp. 173-184; P. Da Col, Il codice autografo del Chronicon Bellunense di C. M., in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, LXXI (2000), pp. 277-281; J.E. Law, Guelfs and ghibellines in Belluno c. 1400, in Guelfi e ghibellini nell’Italia del Rinascimento, a cura di M. Gentile, Roma 2005, pp. 603-625.
J.E. Law