CLAZOMENE (Κλαζομεναί, Clazomĕnae)
Città greca della lonia asiatica, sul golfo di Smirne (Sinus Hermaeus), posta parte sull'isoletta di Hàghios Ioànnes e parte sulla opposta costa di terraferma presso Burlà, che anticamente doveva chiamarsi Chuzon.
Fu un'antica fondazione ionica. Nei periodi di libertà della sua esistenza, C. coniò moneta, in molti casi interessante, fin dal VI sec. a. C. Notevoli per il valore artistico le monete del IV sec. Colonie di C. furono, circa dal 65o a. C., Abdera in Tracia, e Naukratis in Egitto. C. ebbe un thesauròs a Delfi. Fu varie volte occupata e perduta dai Persiani e seguì le vicende di altre città ioniche, passando dalla alleanza con Atene a quella con le città peloponnesiache.
Presso Burlà si vedono ancora alcune pile del ponte che Alessandro il Grande fece costruire tra l'isola e la terraferma. Pochi resti sono stati scavati sull'isola di Hàghios Ioànnes: una strada pavimentata, con case ellenistiche ai lati. In alcune si sono trovati dei mosaici (Anfitrite, Psyche alata ed Eros). Un'altra casa è stata trovata nella zona orientale dell'isola, anch'essa pavimentata a mosaico e ornata di marmi. Sulla collinetta che domina l'isolotto si sono trovate in gran numero terrecotte, dall'epoca arcaica all'ellenistica, e i resti di un edificio sacro. Per una iscrizione raccolta nei pressi, che menziona un tempio di Atena, l'edificio potrebbe trovare una identificazione.
Un vasto sepolcreto, in cui abbondano i sarcofagi fittili dipinti, fu trovato invece in località Monastirakia presso Burlà. In grazia di questi C. è oggi specialmente conosciuta.
Questa speciale classe di sarcofagi fittili è dipinta, contrariamente a quanto avveniva per analoghi sarcofagi di località minori. La pittura è portata sull'orlo superiore ingrossato della cassa e specialmente su due larghe zone alla testata ed ai piedi, più vasta la prima, meno la seconda. La forma della cassa è leggermente trapezoidale, tranne per alcune tra le più antiche, di bambini, che sono rettangolari e che hanno fatto pensare a prototipi lignei di ugual forma. Il mutamento di questa sarebbe avvenuto nel terzo venticinquennio del VI sec. a. C. Il più antico sarcofago clazomenico rimastoci (Monaco 7539) è databile al 530 a. C. o poco prima. È decorato con palmette nere su fondo chiaro e con due sfingi, parte in nero e parte a linea di contorno che ricordano molto lo stile rodio, su ciascuno dei lati brevi. Sette pezzi appartengono al primo gruppo dei sarcofagi più antichi. I sarcofagi del secondo gruppo sono caratterizzati da una più decisa decorazione a figure nere, influenzata fortemente dalla pittura attica, mentre le figure sul listello presso i piedi risentono ancora dello stile rodio. In questo secondo gruppo si possono riconoscere varie mani di maestri. Al Maestro B, la cui attivita e compresa tra il 525 a. C. (Istanbul 71) ed il 490 (Berlino 3348 e 3352) sono attribuiti 13 sarcofagi. La sua caratteristica è costituita dalle figure compatte delle scene di battaglia, da lui predilette, e dei leoni. Un altro pittore è il Maestro C, notevole per l'eleganza dei suoi cavalli. A lui, attivo tra il 500 (Boston) ed il 475 (Atene), sono assegnati 12 pezzi. Tra gli altri sarcofagi si riconoscono ancora delle mani comuni a differenti pezzi, ma non altre personalità rilevanti. Un gruppetto di tre (British Museum, Istanbul 70 e uno già a Smirne), databili con gli ultimi del Maestro B, presenta la zona di testata e quella ai piedi di uguali dimensioni, mentre il disegno è più scadente. Mentre questi sarcofagi hanno in prevalenza decorazioni con scene di battaglia, sia a piedi che su carri, o corse di carri, o scene mitiche come la lotta fra Troiani ed Amazzoni (Monaco) o la morte di Polissena (Leida) - un ultimo gruppo di sarcofagi non presenta più scene ampie, ma è decorato soltanto con motivi ornamentali e teste di guerriero. Per alcune analogie di disegno, si pùò pensare che i sarcofagi di questo gruppo (G, nove pezzi) siano stati decorati nella stessa officina del Maestro C. Sembra, peraltro, che il maestro che li ha decorati sia stato attivo, oltre che a Clazomene, anche a Rodi, poiché da Ialiso e. da Dafne provengono tre sue opere. Le ultime sue produzioni, che sono anche gli ultimi sarcofagi clazomenici, sono databili a poco prima della metà del V sec. a. C.
Di non altrettanto sicura provenienza da C. è la classe di vasi detti clazomenici. Essi accusano una grande somiglianza con i vasi attici, dai quali dipendono, differenziandosene per una maggiore tendenza al decorativismo, tanto nelle forme che nei dettagli come, per esempio, nell'abbondanza di rosette, di punti bianchi, sia anche per i motivi favoriti, come le sirene.
Una maggior possibilità di fabbricazione clazomenica dànno i gruppi A, o di Tubinga; B, o di Petrie, trovati in gran parte negli scavi di Tell ed-Dafannah; C, o di Urla; i gruppi D, o di Enmann ed E, o Knipovitch, sono invece quasi assenti da Clazomene. Tutti i vasi, mancando più precise datazioni, si collocano, stilisticamente, tra il 560 ed il 525 a. C.; cioè, la produzione dei vasi termina quando prende consistenza quella dei sarcofagi.
Bibl.: Bürchner, in Pauly-Wissowa, XI, 1922, c. 554 ss. Sugli scavi e trovamenti: Bull. Corr. Hell., XLV, 1921, p. 559 ss.; XLVI, 1922, pp. 547-8; Arch. Anz., 1938, p. 425, figg. 3-4; W. Deonna, Dédale, II, Parigi 1931, pp. 52-53; Ann. Brit. School Athens, XLVII, 1952, pp. 151-2. Sui sarcofagi: K. F. Johansen, in Acta Archaeologica, XII, 192, p. i ss.; A. W. Byvanck, in Antiquité Classique, XVII, 1948, p. 93 ss.; R. M. Cook, in C. V. A., Great Britain 13, British Museum 8, p. 45 ss., con bibl. prec. Sui vasi: G. Ricci, in Annuario Atene, XXIV-XXVI, 1946-48, p. 47 ss.; id., in Antichità, II, 1950, pp. 2-19; R. M. Cook, in Ann. Brit. School at Athens, XLVII, 1952, pp. 123-152; id., in C. V. A., Great Britain 13, British Museum, 8, p. 14 ss., con bibl. precedente.
(S. Stucchi)
Iconografia. - La personificazione di C. si trova su monete autonome della città stessa e su monete di Traiano e di Valeriano. Nelle prime vi è solo un busto di donna con in capo la coronà turrita; sulle monete di Traiano e di Valeriano C. è invece rappresentata a figura intera, seduta, con una statua nella mano destra.
Bibl.: Monete di Traiano: Th. E. Mionnet, Descript. des méd. gr. et rom., Parigi 1806-1813, III, p. 69, nn. 70-72; B. V. Head, Brit. Mus. Cat. Greek Coins. Ionia, p. 30, n. 14; Mionnet, op. cit., III, p. 72, n. 89. Monete di Valeriano: Mionnet, op. cit., III, p. 74, n. 102; J. H. Eckel, Doctrina nummorum veterum, Vienna 1792-1798, II, p. 510.
(G. Sgatti)